Capitolo Dieci

2.9K 165 15
                                    

Noah's POV.

« Perché non posso venire con te?»

« Non posso sempre portarti con me, lo sai» ripeto, per l'ennesima volta ma Layla sembra non capire.

« Lo fai quasi sempre e non rifiuti mai!» urla.

« Layla… smettila» provo a mantenere quel briciolo di calma e pazienza che risiede in me ma le sue occhiate furenti non mi facilitano le cose.

« No! Ti prego, portami con te» ritenta.

« Basta così; non verrai, fine del discorso. Fra poco verrà la signora Wilson e tu farai la brava» prendo le chiavi dell'auto dalla tasca dei jeans e raggiungo l'ingresso.

Layla gonfia le guance indispettita. « Non ti disturbo mai, ogni volta lavori tranquillamente e non mi sembra abbia mai causato problemi… Non mi sopporti? »

I miei passi si arrestano immediati, la individuo proprio al centro del salotto e la guardo deglutire e abbassare lo sguardo. Il cambiamento di espressione è palese.

« Sono un peso per te?» mormora con voce affievolita.

Rimango spiazzato dalle sue parole così piene di tristezza. Era già da diversi mesi che aveva smesso di pensare a certe cose, pensavo che avessimo superato questo grande ostacolo ma, evidentemente, non è così. Riconosco dal tono di voce la paura dell'abbandono, la paura profonda di un possibile allontanamento da parte mia ma non capisco perché, dopo anni di duro lavoro, il terrore è tornato a galla.

Layla serra le mani in due pugni ed impiega così tanta forza da fare diventare le nocche bianche. I capelli si comportano da barriera, ciò le permette di nascondere il viso sicuramente bagnato dalle lacrime.

Mi avvicino cauto, inginocchiandomi ai suoi piedi coperti solo da semplici calzini a pois. I pantaloni del pigiama azzurro, troppo grandi per il suo corpo esile, sfiorano il pavimento freddo mentre le maniche della mia felpa nera coprono quasi del tutto i pugni ancora chiusi.

Evita di proposito i miei occhi, così diversi dai miei, continuando a fissare la parete bianca.

Copro per intero entrambi i pugni ma si divincola dalla presa. Ci riprovo, sebbene con scarsi risultati, fin quando si arrende alla mia insistenza.

« Layla… » tento la prima volta, ma non intende ascoltarmi, così prendo la via più facile ma anche la più dolorosa. « Daisy »

Layla si irrigidisce immediatamente al nomignolo con la quale l'ho appena chiamata, deglutisce nuovamente e solo pochi secondi dopo incrocia i miei occhi; i suoi colmi di lacrime ed i miei imperscrutabili ma profondamente pieni di tristezza.

« Era da anni che nessuno mi chiamava più così, da quando la mamma…» un singhiozzo interrompe la sua frase e senza pensarci due volte la chiudo tra le mie braccia.

Stavolta, smette di combattere.

« Cosa ti fa credere che tu sia un peso per me? Non lo sei, non lo sei mai stata e non voglio mai più sentire queste insinuazioni completamente sbagliate» stringe la mia giacca con forza ed il suo viso affonda nell'incavo del mio collo. Le lacrime scivolano giù dal suo viso bagnando il lembo della maglia bianca che fuoriesce dalla giacca. « Ti ho sempre portata, quando mi era possibile, ma stasera non posso e non perché non ti voglia con me ma perché mi è impossibile farlo. Capisci, piccola?»

Annuisce strofinando il naso contro la mia pelle bagnata. « È che mi sento sola, a volte» confessa tirando su con il naso. « In questi giorni non abbiamo passato nemmeno un minuto insieme, ho pensato che tu non volessi più stare con me»

BLACK SAPPHIRE Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora