BLACK SAPPHIRE

Prologo

Vancouver è la meta turistica prediletta da migliaia di persone. Offre grattacieli di svariate forme geometriche e notevoli altezze, colori vivaci che pigmentano muri, monumenti e sculture antiquate, stradine sempre affollate e impegnate ad accogliere frammenti di storia, - che delineano e raccontano la nascita e lo sviluppo della meravigliosa metropoli - , oltre che set cinematografici, scene teatrali e santuari dedicati ai pilastri della musica, come Jimi Hendrix. I turisti bazzicano da una parte all'altra: tra musei di arte contemporanea e quartieri fiorenti di cultura, la cui arte si trova persino nelle distese di prato dei piccoli e medi parchi situati in città, ad opere di artisti di strada e locali. Ogni angolo profuma di un passato non troppo lontano ma emana un odore sgradevole, anche e soprattutto, di un presente non troppo visibile. Ogni città nasconde il suo lato oscuro e Vancouver ne ha più di uno, sebbene le stravaganti e splendide bellezze ne adombrano i contorni e ne smussano i lati. La vita notturna a Downtown Eastside, o meglio dire la movida, è quell'incentivo in più che nella stragrande maggioranza spinge gli adolescenti, e in parte anche gli adulti, a mettere piede in questa terra. Le luci cambiano colore e aspetto, le strade si riempiono di macchie nere ed i locali straripano, per la voglia matta di evadere dalla realtà. E non esistono più i centri storici, le mappe orientative, le gallerie d'arte ed i dipinti dei celebri artisti ricordati dal tempo. Tutto si dissolve come polvere nell'aria, lasciando spazio ad un mondo totalmente diverso: fatto di risate sfrenate, gente poco raccomandabile e non solo... perché la libertà non viene concessa solo ai ghigni sinistri e agli occhi arrossati da qualche tiro di troppo ma anche ai solitari, i quali si rintanano nel loro nido intriso di pura arte e creatività. La musica rimbomba nelle vie più isolate e affollate del quartiere, soprattutto ad una certa ora della notte, da gente definita poco raccomandabile ma con vene artistiche fuori dal comune.

Noah Miller, però, non sembra curarsene molto.

Agita la sua compagna di vita con frenesia, percependo il solito ed ineguagliabile brivido di eccitazione nel momento in cui il rosso porpora colora mezza parete, mescolandosi con l'arancione fiamma ed il giallo canarino. L'esplosione di colori lo rende vivo e, con tale sensazione ad inghiottirlo per intero, pressa la bomboletta spray. Non è come maneggiare una matita, i cui risultati si limitano ad uno schizzo grigiastro, no... non lo è per niente e Noah lo sa bene. Niente è più soddisfacente dell'arte di strada, della percezione di grandezza nel ricoprire mura molto spesse e del tremito che ti scuote fin dentro le ossa quando lo schizzo decisivo copre l'ultimo tassello incolore.

Niente è più soddisfacente della notte incombente, accompagnata dall'odore pungente della vernice e dagli schiamazzi fraterni.

               

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