Capitolo Quarantanove

963 49 4
                                    

Noah’s POV.

«Cambia stazione».

«Non ti piace Beyoncé?»

«Abbassa il volume».

«Hai appena detto di alzarlo?»

Hunter sghignazza, compiaciuto di aver appena frantumato l’ultimo briciolo di pazienza che mi è rimasta, mentre Single Ladies si espande a livelli improponibili per l’udito; sono sicuro che anche in Africa siano arrivate le vibrazioni, tanto da spingere i bambini del terzo mondo ad eseguire i passi delle Destiny Child.

Ok, questo è esagerato anche da pensare, lo riconosco.

«Abbassa.Il.Cazzo.Di.Volume. Non ci troviamo ad un fottuto concerto», sbotto incazzato sovrapponendo le nostre mani che lottano battaglie opposte.

«Pensa a guidare. Siamo già in ritardo e immagino già la faccia di Kelsy non appena ci vedrà», mi riprende lo stronzo schiaffeggiando la mia mano per impadronirsi della radio.

«E chissà di chi è la colpa! Ho aspettato per un’ora sotto casa tua!» urlo stringendo il volante con forza. Cambio la marcia svoltando a destra ma l’irruenza del mio gesto smuove il ragazzo al mio fianco, che non aspettandosi minimamente una manovra azzardata picchia la testa contro il finestrino. 

«Porca troia! Ho appena sbattuto la testa! Vuoi spedirci dritti in ospedale?!»

Ben ti sta, coglione!

«Ma forse questa sarebbe la cosa più sensata da fare, se servisse a farti chiudere quella bocca del cazzo!» Ringhio allontanando per l’ennesima volta la sua mano dalla mia radio.

«Lo sai che la rabbia ti invecchia?»

«Il mio cervello chiede pietà», interviene Oliver dai sedili posteriori.

«Non è colpa mia se Noah ha un palo su per il culo da settimane», si difende il fratello massaggiando il punto dolente con fare melodrammatico.

Ethan scoppia a ridere lanciando ad Hunter una caramella alla fragola. Il moro la afferra al volo e soddisfatto mi schiocca un occhiolino irritante. Sono sempre più sicuro che lui sia il gemello con qualche neurone in meno, se no non mi spiego i problemi che lo affliggono.

«La prossima volta ti lascio sul ciglio della strada», lo avverto minaccioso. E Hunter, con la stessa tranquillità di un bambino di due anni e mezzo, mi guarda dritto negli occhi, sventola la carta della caramella gommosa e subito dopo la lancia alle sue spalle. 

Santa.Pazienza.

«Hunter, porca puttana!» lo riprende il gemello esasperato.

Ethan sghignazza osservando il mio volto fumante dallo specchietto retrovisore. 

Fortunatamente il tratto di strada che porta al locale in cui Kelsy ha scelto di festeggiare è breve. Qualche minuto più tardi, infatti, accosto nel parcheggio sul retro e spengo l’auto.

«Ricordatemi di lasciarlo qui al ritorno», ironizzo indossando il chiodo di pelle.

Ethan mi passa il pacchetto di sigarette, che accetto volentieri, e subito dopo l’accendino.

«Coglione», sbuffa il gemello stupido mentre chiudo la portiera della mia auto.

Ad accoglierci all’ingresso del Cabana Room vi è una fila interminabile di persone e due buttafuori dall’aspetto decisamente inquietante. Che fosse un locale alquanto lussuoso lo si intuisce dalle auto costose che si accostano proprio davanti ai due omoni sorpassando la fila lunga chilometri. Se ne fregano delle persone che attendono da minuti interminabili, come se la loro presenza fosse essenziale per la serata. 

BLACK SAPPHIRE Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora