Capitolo Venti

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« Madre? Padre?», la mia voce echeggia nell'aria ma non ottengo nessuna risposta. Lascio cadere il borsone a terra e stancamente trascino i miei piedi fino al soggiorno abbastanza grande da ospitare più di venti persone.

« Signorina, bentornata. I signori Wood sono ad una cena di lavoro»

Già, ad una cena di lavoro, l'ennesima della settimana. Non hanno avuto nemmeno la decenza di avvisarmi, evidentemente non sono poi così importante per loro.

« Ciao Jennifer, come stai?», le rivolgo un sorriso tirato legando i capelli in una coda disordinata.

Jennifer piega gli orli del grembiule grigio guardandomi con curiosità. « Non ha una bella cera, signorina. Ennesima giornata stancante?».

Esausta, mi lascio cadere sul divano ad “U”, che sprofonda emettendo un puff.

« Sì, ma sono soddisfatta. Le ragazze collaborano e questo è l'importante».

Tra le prove pomeridiane che mi hanno completamente risucchiata e le costanti correzioni scenografiche che ho dovuto apportare per raggiungere la perfezione a cui mirava Janine, non ho trovato più il tempo nemmeno per dormire qualche ora. Per di più, le poche ore concesse per riposare le ho impiegate per studiare; l’ultimo esame si sta avvicinando e non posso permettermi di trascurare l'Università.

« Sono contenta», asserisce abbozzando un sorriso dolce. « È tutto pronto?».

Il teatro è più che pronto per ospitare le mie ragazze e le centinaia di persone che prenderanno parte allo spettacolo di natale, e non sto più nella pelle. Mi sono occupata personalmente degli abiti, degli elementi scenici e della scaletta musicale. Janine, invece, si è occupata del resto: inviti, fotografi e gli incarichi minori.

« Mancano solo gli ultimi ritocchi. Domani è il grande giorno e sono davvero emozionata. Abbiamo lavorato tanto in queste ultime settimane ma ammetto di essere un po’ in ansia», appoggio la nuca allo schienale distendendo le gambe. « È la prima volta che organizzo un evento del genere, solitamente ci pensa Janine e non so… ho paura che possa deludere non solo le sue aspettative ma anche quelle delle ragazze».

Jennifer si avvicina a passo lento, prende posto al mio fianco e con dolcezza, la stessa che mi ha accompagnata sin da bambina, afferra le mie mani e le stringe tra le sue.

« Signori-»

« Chiamami Bonnie. Mi conosci da quando porto il pannolino, Jenny, non mi piacciono tutte queste formalità», la riprendo bonariamente.

« Ha ragione sign- Bonnie», si lascia andare ad una risata e inevitabilmente la seguo a ruota. « Ci vorrà del tempo, mi sa».

« Le assicurerò un rimprovero ad ogni errore», pronuncio piccata, sciogliendomi poi in un sorriso dolce.

« Sei una così cara ragazza… Sai bene cosa penso di te e cosa vorrei che tu facessi», abbasso lo sguardo annuendo lentamente. « Sei in gamba, non ho alcun dubbio per domani sera.  Potresti avere un futuro brillante, se solo prendessi in mano la tua vita».

« È difficile», deglutisco scuotendo il capo.

I miei genitori non approverebbero mai le mie scelte. Il mio destino è stato già programmato. « Mi sento catapultata in uno dei romanzi di Jane Austen».

« Non credo che la sua vita possa essere paragonata a quella della signorina Elisabeth. In Orgoglio e Pregiudizio le dinamiche sono ben diverse. E poi, l'Ottocento è un epoca molto lontana».

« Non tanto quanto dovrebbe», sospiro. « Non ho la mia libertà, non posso scegliere… Mi sento rinchiusa in una gabbia dorata, come se tutto dipendesse da me e dalle mie scelte. Sento tutto il peso gravare sulle mie spalle».

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