Capitolo Tredici

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Bonnie's POV.

L'odore nauseante del Margarita stuzzica le mie narici e all’ennesimo sorso storco il naso, trattenendo un conato di vomito. La tequila non mi fa impazzire ma al barman in questione non sembra importare. La mia ordinazione, che consisteva in una vodka alla pesca, si è trasformata in un Margarita con tanto di cappellino floreale. Non sapevo nemmeno che esistesse, questo cocktail, non sono un amante dell'alcol eppure a tutto c'è sempre una prima volta. Certo, magari se il ragazzo evitasse di cambiare tutte le ordinazioni sarebbe l'ideale, ma a quanto pare ama i giochi di prestigio e, senza ombra di dubbio, ama stare al centro dell'attenzione. Il punto è che non se lo fila nessuno, nemmeno le poche ragazzine che in qualche modo si sono intrufolate in questo locale. Non che sia una feccia umana, semplicemente non è il mio tipo. Insomma, ho altri interessi e di certo il ragazzo dal sorriso stampato in viso, non rientra nei miei pensieri. Non che in questo periodo ci sia qualcuno in particolare a riempire la mia testa, o il mio cuore in questo caso, ma pur di scollarmelo di dosso farei di tutto, persino mentire su una presunta relazione. I miei innumerevoli tentativi, però, non sembrano sortire alcun effetto e, un po’ annoiata e un po’ infastidita, mi ritrovo ad annuire a qualsiasi cosa esca dalla sua bocca.

Kelsy non ho idea di dove sia finita, ogni benedetta volta scompare nel nulla, come se questo locale fosse immenso, quando in realtà è possibile osservarne persino gli angoli più nascosti. Il The Morriss è il tipico locale che affascina chiunque, ciò facilita i guadagni dei proprietari, che per intenderci sono ricchi sfondati, ma non ne sono sorpresa. Io che ho sempre odiato posti del genere, da qualche settimana a questa parte, riesco a farmeli quasi piacere.

Accavallo le gambe giocando con la cannuccia nera. La musica mi tiene compagnia, come ogni giorno d'altronde, così come il ragazzo dietro al bancone.

«… E poi la ragazza è tornata indietro e indovina? Ha richiesto lo stesso cocktail. Sapevo che le fosse piaciuto e non avevo dubbi che sarebbe tornata. Non è fantastico?»

Abbozzo un sorriso annuendo con poca convinzione. « Già ».

Il ragazzo riccioluto mi sorride desolato, scuotendo di poco il capo. « Scusa, ti sto annoiando e lo capisco, ma non sembravi molto contenta di essere qui ed io ho cercato solo di fare conversazione, al fine di farti sorridere un po’».

Mi osserva mi imbarazzato, distogliendo poi lo sguardo. Pulisce il bancone con premura e guardandolo svolgere il suo lavoro, come se effettivamente fosse qualcosa che ha sempre desiderato fare, mi accorgo di quanto sia stata scortese e poco educata nei suoi confronti.

Voleva solo conversare, voleva solo farmi sorridere… ed io, da prevenuta quale sono, ho solo frainteso, etichettandolo un donnaiolo di prima categoria.

Sospiro profondamente. « Scusami tu, sono stata una maleducata… Non mi sono nemmeno presentata», tento un approccio diverso, abbozzando un piccolo sorriso a mo’ di scuse.

« Non preoccuparti, capitano le giornate ‘no’ », sminuisce il tutto, e mi do mentalmente della stupida; è così carino… « Luke Dawson, piacere di conoscerti»

« Bonnie Wood, piacere mio»

« Ti piace il Margarita?»

Appoggio il gomito sulla superficie in legno, giocando con l'ombrellino floreale. Non ho la minima voglia di bere, ma non voglio nemmeno ferirlo, per cui continuo a sorseggiare come se niente fosse. « Sì, solo che non sono un amante degli alcolici»

« Non sembri il tipo, infatti», concorda sorridendomi. « Cosa ti porta qui?»

« Una cugina strampalata e le sue malsane e folli idee»

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