Capitolo Trentasette

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With me - Sum 41

" Cause it's true:
I am nothing without you
Through it all,
I made my mistakes
I stumble and fall,
but I mean these words"


La festa prosegue tranquilla e senza intoppi, tra cibo in quantità esorbitante e musica a palla.
Layla non smette un attimo di sorridere a tutti gli invitati, stuzzicando di tanto in tanto il palato con salatini di ogni tipo.
I suoi occhi verdi come il mare brillano di pura felicità ed è una gioia per tutti noi vederla sorridere come mai prima d'ora.
La sua piccola figura, infatti, rimbalza da una parte all'altra del Covo e, sebbene sembri vagare da sola tra i corpi ammassati in pista, non c'è un solo istante in cui gli occhi di Noah si staccano da lei.
Il moro, anche se con discrezione, la osserva muoversi tra la calca di gente e non distoglie lo sguardo nemmeno per un secondo.
È come se avesse paura che da un momento all'altro la felicità che attraversa le sue meravigliose iridi possa svanire nel nulla.
Come se anche un solo piccolo e minuscolo tassello fuori posto possa strappare dal suo volto, e dal suo cuore, la spensieratezza e l'allegria che tanto la contraddistingue e la rende unica nel suo genere.

Perché Layla è un bocciolo più unico che raro.
Un piccolo fiore che merita cure e attenzioni.

Essere figlia unica, a volte, è triste.
Avrei tanto voluto un fratello o una sorella maggiore: qualcuno su cui contare e abbracciare momenti di sconforto, con cui gioire nei momenti più belli della mia vita e con cui proseguire gli anni avvenire.
Avrei tanto voluto un rapporto così bello e sincero come quello che lega Noah e Layla.

Lui ha lei, lei ha lui.
Sempre e comunque.

Dopo un lungo giro di perlustrazione e una bella chiacchierata con i ragazzi, a cui presi parte pochissime volte, in verità, mi dirigo spedita verso le familiari scale un po' appartate.

L'angolo di paradiso, come l'ho sempre denominato io, è quasi invisibile agli occhi di chi sconosce quasi del tutto questo posto ma da quassù è possibile avere una visuale a trecentosessanta gradi dell'intero luogo.

Non per niente è il mio posto preferito, soprattutto se hai voglia di allontanarti da tutto e da tutti.

Scivolo giù, tra il pasticcio di coperte e cuscini, sospirando profondamente.

Il telefono di Noah, la giacca e il borsone, che solitamente si porta sempre dietro con i cambi per il giorno dopo, sono adagiati in un angolo; ciò significa che non ha intenzione di tornare a casa. O, almeno... non per questa notte.

Dopo l'abbraccio che ci ha visti coinvolti entrambi e da cui sarei voluta rimanere ancorata qualche minuto di più, Noah, silenzioso più di prima, si è allontanato da me e da tutto il trambusto che lo circondava.

Senza pronunciare una sola parola, né una spiegazione. Un momento prima mi sorrideva e mi teneva stretta a sé, il momento dopo era scostante, freddo e diffidente.

È sempre stato così, d'altronde, non dovrei stupirmi ma non posso fare a meno di sentire, ogni singola volta che accade, una fitta al petto dovuta all'ennesimo rifiuto che incasso uno dopo l'altro.

Non ama le parole, forse non quanto me, ma i suoi sguardi, i suoi occhi neri e scuri come la notte e i suoi gesti, quando vuole, dicono più di quanto dovrebbero, più di quanto crede possibile.

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