Capitolo Trenta

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« Non spingere».

« E per quale motivo non dovrei farlo?» mi guarda confuso.

« È da maleducati», dico ovvia.

Noah mi osserva con un cipiglio profondo e l'espressione di chi ha appena sentito una grande assurdità.

« E come vuoi passare in mezzo a tutti questi? Volando?» urla di rimando indicando la massa confusa, e quasi opprimente alla vista, che si accalca attorno al ring posto al centro. In effetti, non ha tutti i torti.

« Beh...», mi guardo attorno incurvando poi le labbra in un sorriso consapevole. « Mh, credo tu abbia ragione».

I tratti del suo viso si ammorbidiscono.

« Regola numero uno: dimentica la gentilezza e l'educazione. Queste due parole, qui dentro, non esistono», afferra la mia mano e con una strana curiosità ad arrovellarmi dentro stringo la sua, facendomi spazio a suon di spintoni tra la gente.

Una ragazza dai capelli corvini ammicca verso qualcuno, le sue occhiate sono languide e... maliziose. Mi acciglio seguendo la traiettoria del suo sguardo e quando individuo l'oggetto del desiderio mi rabbuio.

Ci sta provando con Noah.

E lui in questo preciso momento è insieme a me.

Mano nella mano con me.

Insieme ad una ragazza che, teoricamente, sono io.

Noah, d'altra parte, non sembra accorgersi di niente. I suoi occhi vagano da una parte all'altra, alla ricerca di un punto non troppo affollato dove poter assistere all'evento. Ma io sì che me ne accorgo. Ci vedo molto bene.

E le occhiate di questa ragazza non mi piacciono per niente. Non stiamo insieme, è vero, non dovrei sentire alcun tipo di fastidio, non dovrei lanciare nessuna occhiataccia e non dovrei nemmeno fulminarla con gli occhi.
Non mi deve interessare, giusto?
Dovrei farmi gli affari miei, no?
È giusto, certo… o forse no.

Stringo la mano di Noah, una stretta energica, e fingendo innocenza calpesto il suo piede con forza. La ragazza impreca rovesciando il bicchiere mezzo pieno sul suo vestito blu e mi uccide letteralmente con i suoi occhi neri.

« Che cazzo! Sta' un po' più attenta!»

« Mi dispiace », mento incurvando poi le labbra in un sorrisetto.

« Ti dispiace?! Ma davvero? Questo vestito mi è costato un occhio della testa! » strilla come una cornacchia.

« Ha detto che le dispiace, non farne un dramma», interviene scocciato Noah.

La ragazza borbotta qualche insulto abbassando il capo, imbarazzata dal tono irritato e dagli occhi scuri capaci di metterti in soggezione.

Oh cara, mi dispiace così tanto.

Noah ruota gli occhi al cielo e mi trascina letteralmente via, mentre di sottecchi lo osservo borbottare qualche lamento. Lo seguo senza ulteriori indugi, ma prima mi assicuro di lasciare un ultimo regalo alla sconosciuta.

C'è sempre una prima volta per il dito medio e al diavolo le regole.

Mi sto divertendo.
La violenza mi piace,
eccome se mi piace.

« Impari in fretta». Noah incurva le labbra in un sorrisetto sorpreso e arrossisco visibilmente. Sono stata appena beccata.

Un ragazzo mi arriva dietro urtando la mia spalla e incurante sparisce tra la calca di persone urlanti e ubriache, senza nemmeno chiedere un misero 'scusa'. Mi aggrappo al braccio di Noah, evitando così una caduta imbarazzante, sollevando appena la testa e ricambiando appieno il suo sguardo divertito, come per dire ' te l'avevo detto'. « Niente gentilezza e niente educazione, recepito».

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