Ho sempre amato il Natale.
Le luci colorate in ogni angolo della città, gli addobbi, i regali dell'ultimo minuto, le strade affollate, la neve, l’aria di gioia e allegria che si respira, i bambini che scorrazzano nei parchi sventolando in segno di vittoria i dolciumi e le caramelle, regali ricevuti da uomini camuffati da Babbo Natale, e le famiglie che approfittano dei pochi giorni di relax concessi per stare con le persone che più amano.
Da piccola adoravo questa festività e non vedevo l'ora di passare le vacanze con i miei genitori, che seppur impegnati a lavoro riuscivano, almeno agli inizi, a ritagliare un po’ di tempo per stare insieme a me. Mi riempivano di regali, mi portavano a cena fuori al fine di colmare tutti i mesi passati nella mia solitudine. C'era accortezza nei loro gesti, forse amore nelle loro parole e nei loro modi di rendermi felice. Poi qualcosa si è spezzato, qualcosa in loro è cambiato. Ogni anno che passava diventavano sempre più distratti, le cene di lavoro diventavano sempre più frequenti, così come le continue dimenticanze. L'ospedale chiede sempre di noi, dicevano, i pazienti hanno bisogno del loro medico, lo capisci vero?
Ed io? Chi ci pensa a me? Anche io ho bisogno dei miei genitori, della mia famiglia, pensavo. Non è stato facile abituarsi alla loro assenza, non è stato facile ammettere che, alla fin fine, il lavoro è e sarà sempre più importante della loro unica figlia.
La casa non è mai stata così vuota. Nessun suono, nessun odore di cibo e nessuna delizia ad aspettarmi a tavola. Jennifer insieme al marito, come ogni anno, va’ a trovare la sorella in Spagna per due settimane mentre i miei genitori raramente rimangono a casa, soprattutto in queste festività così importanti.
Stare da sola non è più un problema per me, riesco a gestirmi senza aver bisogno della balia di turno. Certo, è triste dover passare anche questo periodo dell'anno tra studio proficuo e uscite sporadiche ma non ho intenzione di addossare i miei disagi a Kelsy, una delle poche persone che non mi ha mai abbandonata. Mia cugina ha la testa tra le nuvole ultimamente e non posso che esserne felice, soprattutto se la causa della sua felicità è un ragazzo. Il che è abbastanza strano e raro; Kelsy è conosciuta per essere la ragazza festaiola e dall'innamoramento facile, eppure Hunter non sembra essere passeggero.
Sospiro profondamente appoggiando la guancia sul cuscino morbido fissando distrattamente lo schermo del televisore. Dovrei preparare la cena, almeno quella, ma la pigrizia congiunta al mancato languore mi costringe a rimanere in questo enorme divano ad oziare e non passa molto tempo prima di sentire le palpebre pesanti ed il volume del televisore calare sempre di più.
Il suono del campanello, insistente e continuo, mi sveglia di soprassalto interrompendo il mio sonno. Sbadiglio sonoramente raggiungendo l'ingresso solo qualche minuto dopo, con estrema calma e lentezza.
« Ma finalmente! Pensavo fossi morta! Hai idea di quante volte abbia chiamato? Mi hai fatta preoccupare! Ma dico io, è mai possibile che debba sempre trascinarti per i capell-», e bla bla bla. Kelsy parla troppo. È logorroica, dannatamente logorroica, non prende fiato tra una parola e l'altra.
« Alt! Mi sono appena svegliata e nel giro di cinque secondi hai pronunciato almeno venticinque parole. Abbi pietà di me», biascico trascinando il mio corpo in salotto. Mi intrufolo sotto le coperte e assonnata osservo come Kelsy chiude la porta d'ingresso, non prima di aver ruotato gli occhi al cielo.
« Il cellulare? Non è un optional, sai?». Commenta ironica districando la chioma sbarazzina. Proprio ieri ha dato un taglio ai suoi capelli piuttosto lunghi. Le sue lunghe ciocche sono state sostituite da un bel caschetto e non posso negare che le stia molto bene.
« L'ho lasciato in camera, non aspettavo nessuna chiamata», ammetto sincera.
« Chissà perché non ne sono sorpresa», sospira. « Comunque, Hunter sta organizzando una serata tranquilla a casa sua. Siamo all'incirca una decina di persone, niente di complicato ed esagerato. L'invito è rivolto anche a te, ovviamente, e non accetto un no come risposta».
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BLACK SAPPHIRE
ChickLitBonnie Wood non conosce il vero divertimento né la libertà a cui aspirano tutte le ragazze della sua età. La sua vita gira attorno al lusso sfarzoso, alle pretese dei genitori, che da anni tentano di plasmarla a loro immagine e somiglianza, e alle a...