BLACK SAPPHIRE

Capitolo Tre

Noah's POV. 

Lo champagne pregiato zampilla da un calice all'altro e più i minuti e le ore passano più le casse si alleggeriscono. Ad inizio serata ne contavano all'incirca trentacinque ed ognuna di essa conteneva venti bottiglie di Bollinger Vieilles Vignes Françaises. In sostanza, una bottiglia di champagne del genere costa quanto il mio affitto mensile. Non che per gli uomini di alto rango sia un problema spendere tutti questi soldi per una bevuta, con una banconota da cinquecento dollari, d’altronde, ci si puliscono il buco del culo ogni giorno. La cosa davvero divertente è che non tentano nemmeno di nasconderlo. Ostentano ricchezze, non preoccupandosi nemmeno di come potrebbe apparire il loro comportamento agli occhi degli altri. Arrivano vestiti di tutto punto con abiti di alta sartoria, accompagnati da dame luccicanti al profumo di rose. E con sguardi fieri e potenti non si risparmiano le occhiate sprezzanti riservate solo ed esclusivamente a chi, per intenderci, si spacca in due per servirli e riverirli. Lavori per ore, trotterellando da una parte all'altra, per assicurarti che nessuno in questa sala sia sprovvista di calici pieni fino all'orlo e a fine serata non ricevi nemmeno un misero grazie. Cosa puoi aspettarti da gente del genere? Riconoscenza? Un aumento?

Un cazzo. Ecco cosa mi aspetto ogni volta.

« Altre due bottiglie, Noah»

« Quanto cazzo odio questi ricconi di merda», erompo a denti stretti, abbassandomi sulle ginocchia.
La cassa è quasi vuota, salvo per le ultime tre bottiglie rimaste.
« Dobbiamo prendere un'altra cassa» annuncio svogliato.

Oliver ride scuotendo il capo, lanciando un'occhiata cordiale alle due donne davanti al bancone. Versa il liquido in due calici avvicinandoli sotto ai loro nasi alla francese e perfettamente incipriati.

« Ecco a voi, bellissime signore» ammicca, stendendo le due giovani dagli abiti lunghi con un sorriso strappamutande.

Le due ragazze ridacchiano civettuole, sbattendo le ciglia all'ennesimo sorrisetto del mio amico, ma poi si allontanano ritornando da i loro rispettivi uomini.

« Se ti vedesse Kim ti taglierebbe le palle senza pensarci due volte» inarco un sopracciglio appoggiando il bacino al bancone.

Kim è la sua ragazza da quando ne ho memoria. Ricordo il loro primo incontro avvenuto in una festa ai tempi del primo anno di liceo. Non è stato facile conquistarla, Kim è un tipetto orgoglioso e difficilmente malleabile. Il fascino di Oliver non è bastato a stenderla completamente, tant'è che prima di ottenere un appuntamento ha dovuto penare per più di due mesi. Ad oggi sono quattro anni, circa, che stanno insieme e non ho mai considerato la sola ipotesi di una rottura tra loro due. Anche perché, sebbene il mio amico sia un cascamorto per eccellenza, la sola idea di doverla lasciare o essere lasciato lo ucciderebbe totalmente.

Oliver si lascia andare ad uno sbuffo disperato ed io, divertito, incrocio le braccia al petto.

« È il mio lavoro allietare le giovani donne ma sai bene che amo la mia ragazza più di me stesso» taglia corto guardandomi di sottecchi.

« Non credo che loro capiscano » indico con un cenno del capo le due giovani di prima, che ridacchiano lanciando diverse occhiate al mio amico.

Oliver inarca un sopracciglio seguendo la mia traiettoria. « È un loro problema», afferma scrollando le spalle. « E poi sai bene che non sopporto queste ragazzine viziate»

E chi sopporta il contesto? vorrei aggiungere.

Pulisco il bancone alzando qualche volta gli occhi dalla superficie in legno. La gente sembra divertirsi tra un ballo e l'altro, tra alcol costoso e discussioni lavorative. Più che una serata di beneficenza sembra proprio un ritrovo per famiglie ricche che cercano altri agganci a quelli già esistenti. Le persone sono così superficiali, sfruttano occasioni del genere per profitti personali, per accrescere il patrimonio che basta per venti famiglie se non di più.