CAPITOLO 38

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«Per coloro che non lo sanno, questa sera si unisce a noi la signorina Charity Burbage, che fino a poco tempo fa insegnava alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.»
Il Signore Oscuro passeggiava tra le fila dei suoi seguaci; Draco sedeva accanto a sua madre, a cui era concesso essere presente alla riunione anche se non aveva il Marchio per fare le veci del marito e come ringraziamento per aver offerto la sala da pranzo di Malfoy Manor come luogo in cui tenere quell'assemblea; Draco sospettava che fosse stata costretta.
«Era specializzata... in Babbanologia» continuò in tono derisorio, facendo levitare il corpo della professoressa sopra il tavolo in legno pregiato, mentre ritornava a capotavola per sedersi nuovamente.
«La signorina Burbage ritiene che i babbani non siano così diversi da noi. Farebbe sì, se fosse per lei... che ci accoppiassimo, con loro.»
Versi disgustati echeggiarono nella sala come reazione a quelle parole.
«Per lei il miscuglio di sangue dei Maghi e dei Babbani non è un abominio... Ma qualcosa da incoraggiare...»
Draco osservava paralizzato la professoressa che solo qualche giorno prima vedeva girare tranquillamente per i corridoi di Hogwarts; era stata torturata, da quanto si evinceva dalle sue condizioni fisiche e dal suo corpo martoriato. La vide volgere lo sguardo verso Piton.
«Severus, ti prego» mormorò supplicante, con le lacrime agli occhi. «Siamo amici...»
Piton non fece nulla; la guardò con un'espressione impassibile e restò in silenzio.
«Avada Kedavra!» urlò con odio il Signore Oscuro.
La Burbage ricadde sul tavolo con un tonfo.
Draco sobbalzò e deglutì, sforzandosi con tutto sé stesso di trattenere le lacrime che minacciavano pericolosamente di fuoriuscire.
«Nagini» proseguì il Signore Oscuro, chiamando a sé il suo grosso serpente. «La cena.»
Il serpente si scagliò sul corpo senza vita della professoressa.

«Draco!»

Hermione venne svegliata da un urlo agghiacciante proveniente dalla stanza in cui dormiva Draco; si buttò giù dal letto e corse immediatamente dal ragazzo.

Si stava agitando, del sangue fuoriusciva da almeno tre ferite sul suo petto; stava piangendo.

'Cazzo.'

«Draco, che succede?» chiese in preda al panico, fiondandosi verso il mobiletto e prendendo l'occorrente di cui aveva bisogno per aiutarlo.

«È il Marchio? Ti brucia?»

«No, Granger» disse lui mordendosi il labbro inferiore per non gemere di dolore. «Mi sono solo svegliato di soprassalto e queste stronze si sono riaperte.»

La ragazza imprecò, gettando alcuni oggetti sul pavimento.

«I guanti» strillò in preda al panico. «I guanti s-sono finiti!»

«Granger, chi se ne frega!» urlò Draco spazientito.

«Oh, al diavolo!»

Hermione gli fu accanto una frazione di secondo dopo. Rimosse le garze e disinfettò le ferite; estrasse la sua bacchetta e ripeté alcune formule che Piton e la Chips le avevano indicato per situazioni simili, anche se non si trattava dello stesso incantesimo che aveva usato il professore nel bagno; applicò con delicatezza il dittamo sui tagli e attese che la pelle cominciasse a rimarginarsi.

Sospirò di sollievo quando vide che aveva funzionato, poi però istintivamente si portò una mano al viso.

'Oddio', pensò, mentre si portava le mani davanti agli occhi e scopriva che fossero rosse, zuppe del sangue di Draco.

Iniziò a tremare.

«Granger...»

Scappò nel bagno e cercò di ripulirsi, sfregando contro la pelle con le unghie, talmente forte da graffiarla, arrivando a un punto in cui non sapeva più se il rosso che vedeva era ancora il sangue di Draco o il suo. Lacrime copiose le rigavano il volto e le offuscavano la vista. Sentiva la voce di Malfoy chiamare il suo nome da lontano, chiederle se andasse tutto bene, ma le giunse come un suono ovattato alle orecchie.

Fine Line | DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora