CAPITOLO 65

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Hermione guardò Draco avvertendo una fitta al cuore; le sembrava di essere ritornata all'inizio del sesto anno a Hogwarts, quando il giovane bruciava nelle fiamme dell'inferno e si aggirava nel castello come un fantasma; aveva di nuovo quelle profonde occhiaie violacee a segnargli il volto e spesso lo trovava accasciato in un angolo della casa, in preda al dolore.

Era davvero provata dal vederlo nuovamente in quelle condizioni; aveva capito che per mesi il Serpeverde aveva cercato di tenerla lontana dai suoi episodi con il Marchio bruciante, Hermione sospettava si fosse reso conto dell'effetto devastante che quelle crisi sortivano su di lei, ma non riusciva più ad impedirlo.

«Temevo di svegliarti e sono sceso» sussurrò nel cuore della notte, dopo averlo trovato rannicchiato sul divano del salotto con una tazza di camomilla in mano.

«Ti fa male?» gli chiese sedendoglisi accanto.

Draco annuì. «In continuazione. È come se li stesse radunando sempre con maggiore frequenza.»

Hermione sospirò. «Immagino che stiano cercando di capire quando sposteremo Harry da casa dei suoi zii» ipotizzò con un tremito nella voce. «Probabilmente stanno pianificando un attacco.»

Il ragazzo aveva deglutito a quelle parole. «Tu sarai tra quelli che andranno a prenderlo?»

«Vorrei» rispose onestamente lei.

Lui chiuse gli occhi e si concentrò sul respiro della Grifondoro, ben udibile nel silenzio della stanza, per tranquillizzarsi; avrebbe davvero voluto chiederle di non farlo, di non partecipare a quella missione. Ma sarebbe stato come chiederle di non essere più Hermione Granger, così non lo fece; lo aveva capito ormai, che non poteva sperare che accettasse di restare al sicuro, che si nascondesse con lui e lasciasse gli altri a combattere quella guerra maledetta.

Lei non era come lui; la Granger era coraggiosa. Era stato quello stesso coraggio che lo aveva salvato, perché senza di esso dopo tutto quello che le aveva fatto non avrebbe neanche potuto sperare in una mano da parte sua.

La mano di Hermione scivolò nella sua e risalì lentamente verso i polsini della sua camicia.

«Posso?» gli domandò esitante, indugiando sui bottoni con le dita leggermente tremanti.

Draco strinse i denti e fece una smorfia.

«Voglio solo controllare se la crema che ti ho dato funziona ancora...»

«Solo... non toccarlo» si raccomandò lui, distogliendo lo sguardo dalle mani della giovane.

La Grifondoro esaminò attentamente l'avambraccio arrossato; rabbrividì nel notare che il Marchio diventava sempre più scuro e corrugò le sopracciglia nel realizzare che in quel momento si stava muovendo.

Si muoveva quando li stava chiamando.

«Mi ci sono abituato» le spiegò schiarendosi la gola. «Al dolore. Non... non è più come prima. A volte riesco a sopportarlo.»

Hermione si portò una mano sulle labbra e una lacrima le rigò lungo il viso; non poteva immaginare neanche lontanamente come ci si potesse abituare a quel tipo di sofferenza... lei lo aveva visto, quando era ancora agli inizi, come si contorceva e gemeva agonizzante. Gli aveva bruciato così tante volte che ormai aveva sviluppato una sorta di insensibilità?

«Fa sempre male, ma almeno riesco a non urlare» aggiunse in un fil di voce. «È alquanto appagante, il pensiero di non dargli quella soddisfazione. Anche se lui non lo sa.»

La mano della ragazza risalì lungo la guancia di Draco, facendolo sussultare leggermente; lui chiuse gli occhi e si godette quel contatto, la sensazione della sua pelle contro la propria che agognava continuamente.

Fine Line | DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora