Capitolo secondo

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Apro gli occhi. Sono sola, Luke se ne è andato. Probabilmente aveva da fare il giro di ronda questa mattina.
Afferro la sveglia che strilla sul mio comodino e la lancio contro la parete.
Come le vedi queste lezioni extra, papà!?
Mi costringo ad alzarmi. Ragiono per qualche secondo sulla possibilità di sostituire il pigiama, che non ricordavo di aver messo, con dei vestiti prima di rinunciare ed uscire dalla porta.
Svolto un paio di corridoi ondeggianti, diretta verso la mensa per fare colazione con le altre reclute della mia età. O meglio, quelle un anno più piccole,  che ancora non sono state promosse. Ma il mio piano va in frantumi quando mi ritrovo la strada sbarrata da una ragazza.
Alta, mora, cattiva. È Amber Gillig.
- "saluti, Amber." Sbadiglio, facendo per superarla.
La ragazza mi afferra il braccio.
- "sei convocata."
Il seme di ansia che mi si era piantato nello stomaco sboccia in un fiore di paura.
- "perché?" Sussurro, improvvisamente sveglia, pregando silenziosamente che Amber sia fulminata da uno slancio di pietà e decida di venirmi incontro.
- "Non devi fare domande". Risponde invece lei, trascinandomi a ritroso per il corridoio.
- "puttana". sussurro.
Amber si ferma di colpo e mi spinge all'indietro. Pensavo di sbattere la schiena contro una parete ma attraveso una porta e per miracolo divino non rotolo a terra. Quando smetto di barcollare vedo davanti a me un appendi abiti nero, a destra del quale si trova una porta di legno lurido, quella che ho appena attraversato, ed una bacheca contenente premi e coppe di svariata natura...
- "Ester".
La voce dietro di me mi gela la nuca.
Mi volto, molto lentamente.
Davanti a me si profila una scrivania di legno, dietro la quale è seduto un uomo sulla quarantina, capelli biondi, occhi di un verde slavato e un sorriso inquietante.
Hannes.
In braccio a lui c'è una bionda anoressica che cinguetta parole senza senso.
Mi schiarisco la gola.
-"buongiorno Hannes e... ehm...signora". Dico. Sto costringendo ogni muscolo del mio viso a non rilassarsi nella solita faccia strafottente che mi ha messa nei guai fin troppe volte.
Improvvisamente mi pento di non aver messo nulla di diverso dal largo pigiama grigio che mi cala su una spalla.
Hannes sussurra qualcosa alla ragazza che si alza ridacchiando ed esce dalla stanza. Reprimo una smorfia di disgusto.
Amber chiude la porta con un tonfo fragoroso dietro di me.
- "dunque, mia cara Ester". Esordisce Hannes, alzandosi e superando la sua scrivania. "Pensavo di non doverti più convocare, dopo l'ultima volta."
Già. L'ultima volta risale a un mese fa, quando ho tentato la fuga dalla barca.
Io e Luke ci eravamo travestiti da agenti sotto copertura così da poter uscire dalla barca, infiltrandoci in una missione di agenti promossi.
Solo che Amber mi aveva riconosciuta.
Nessuno aveva visto Luke, che se l'è cavata con un paio di schiaffi, giustificati dal semplice fatto che fosse un mio amico e che avrebbe dovuto accorgersene e fermarmi. Io invece sono stata trascinata da Hannes, proprio in questa stanza.
Di solito, le punizioni impartite nella Barca sono mirate a preparare gli agenti alle intemperie che si possono incontrare durante una missione, cose del tipo dormire in una cella, lottare in uno scontro impari nel quale ci si farà sicuramente pestare, lavate di testa molto vicine all'affogamento... ma questa volta ero arrivata troppo vicina alla fuga, e per Hannes era un attacco personale: dal momento che lui è il mio responsabile se io fossi sparita, mio padre lo avrebbe sicuramente licenziato e per poi recidergli la lingua con un coltello da pane.
Quindi Hannes si era occupato di me personalmente.
Anche io speravo di non dover tornare mai più qui dentro.
- "avvicinati, Ester". Scandisce Hannes.
Col cazzo che mi avvicino.
Rimango ferma.
- "sei diventata sorda, per caso? Ti ho colpita troppo forte?" agita l'indice vicino all'orecchio, prendendomi palesemente in giro.
Amber è ancora dietro di me?
Stringo i pugni.
Non parlare.
Mi avvicino.
Il dorso della mano di Hannes vola al mio viso e si abbatte sulla mia guancia, con tutti gli anelli.
Nonostante la sorpresa, mi costringo a restare immobile.
- "Reagisci, quando ti parlo". Ringhia.
Stringo la bocca per restare in silenzio, e riporto il viso dritto.
- "e scuciti dalla faccia quell'espressione strafottente." Ordina.
No.
- "perché non sorridi, Ester?" chiede.
- "Piuttosto mi mastico la faccia". Sputo
Merda.
Il pugno che Hannes mi assesta sotto il mento mi fa indietreggiare di tre passi questa volta, chiudendomi di scatto la mascella.
Ignoro il dolore che mi si irradia nei denti.
- "io non voglio che tu mi dia altri problemi. Ci siamo intesi?!" ruggisce Hannes. "Ti hanno assegnato un nuovo addestramento." Mi punta un dito contro. "Non mandare tutto a monte. Rendi fiero tuo padre per una volta!"
Mi brucia la pelle per la rabbia. Mi mordo la lingua per non parlare.
Hannes deve averlo percepito, perché la sua espressione si rilassa, mentre si porta una mano al mento con sguardo pensieroso.
- "in caso contrario, forse dovrei tagliare i tuoi rapporti con quel ragazzo... com'è che si chiamava...Luca?"
- "Luke." Dico a denti stretti. "Il suo nome è Luke".
- "Come ti pare. Resta una distrazione importante".
- "Fanculo, Hannes".
Non mi farò bersagliare, non sono mica un prosciutto alla sagra di martedì grasso.
Schivo il primo pugno di Hannes ma incasso il secondo, dritto in pancia, troppo forte. Mi piego in due, sforzandomi a non cadere in ginocchio.
Hannes si avvicina a me.
- "devi darti una regolata". Sibila. "Capito?!"
Non mi muovo.
- "non ho sentito".
- "certo." Gracchio.
- "Molto bene". Hannes si rialza, aggiustandosi i vestiti come se niente fosse successo. "Preparale una lavata di testa a fine giornata." Dice all'intenzione di Amber, con lo stesso tono col quale avrebbe potuto dire "preparare un massaggio tailandese, Amber."
- "Con piacere." Risponde lei con un ghigno.
Non sta mentendo.
Hannes mi da una stretta amichevole sulla spalla.
- "Sono sicuro che non dovremo rivederci per un po', Ester."
Quando alzo lo sguardo lo vedo sorridere come un padre fiero e mi sale un conato. Nessuna maschera potrà mai camuffare il gelo nei suoi occhi. Lo sappiamo entrambi.

All the lines she crosses 1- on my ownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora