Capitolo tredicesimo

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- "Punto!" esulto, saltellando.
Parker si copre il viso con le mani.
Siamo al terzo giro, il primo punto l'ho fatto io, il secondo lui, ed il terzo ancora io. Il risultato è che lui si è ritrovato senza scarpe, mentre io ancora tutta intera.
-  "allora..." mormoro, picchiettandomi un dito sul mento. "sono vegetariana, ho baciato una sola volta in vita mia il mio migliore amico e una volta ho vomitato sulle scarpe nuove di mio padre."
Parker stringe gli occhi.
- "tu non sei vegetariana"
Annuisco, sorridendo nonostante io abbia appena perso.
- "hai vomitato sulle scarpe di tuo padre?!"
scoppio a ridere, annuendo.
- "sai chi è mio padre?" chiedo tra le risate.
- "cazzo Ester, certo che so chi è tuo padre!" Parker mi dà una spintarella. "è questo che lo rende preoccupante!"
- "una sera qualche anno fa ero andata sul tetto con Luke, il mio migliore amico, ed un paio di suoi amici e ho bevuto un sacco, non sapendo che mio padre mi stava aspettando davanti la mia camera per congratullarsi dei miei ottimi risultati. Sono arrivata lì tutta barcollante, e quando l ho visto gli ho vomitato addosso per lo spavento!"
Scoppiamo a ridere.
- "mi ha tenuta in isolamento forzato per giorni!" Esclamo.
- "quanti anni avevi?"
Faccio spallucce.
- "tredici"
Mi levo le scarpe, mentre Parker continua a ridere.
- "con te intorno non ci si annoia mai eh?" chiede.
Sorrido e gli tiro la palla.
Per i due turni seguenti sono io a fare punto, permettendogli così di conoscermi un po' meglio, viceversa per me, quando nei due turni seguenti è lui a segnare.
Ormai siamo entrambi a piedi nudi.
- "allora..." mormora Parker. "mi piace da morire il cibo cinese, sono nato in germania, una volta ho trovato mia madre nella mia stessa discoteca proprio mentre mi stavo...divertendo con una ragazza"
- "oddio ti prego dimmi che è l'ultima."
Parker scuote la testa, mentre io scoppio a ridere.
- "non mi piace il cibo cinese" ammette.
Mi copro la bocca con le mani, contnuando a ridere.
- "omioddio! Tua madre?!"
- "è stato imbarazzante"
- "Lo immagino!" esclamo. " Questa batte la storia del vomito sullle scarpe!"
Parker fa spallucce.
- "non saprei" Mi lancia un occhiata. "Non hai indovinato!" mi ricorda.
Stringo gli occhi.
Per fortuna oggi ho un reggiseno decente.
Mi sfilo la maglietta e gliela tiro in faccia.
Parker fa un fischio.
- "mi piace questo gioco" dice.
gli do una spallata.
- "non ti rilassare troppo."
Faccio per superarlo ma mi blocca il polso.
- "forse è ora di dare una svolta al gioco." dice, fissandomi dritto negli occhi.
I suoi sono più chiari dei miei.
- "che tipo di svolta?"chiedo
- "chi fa punto potrà fare ad un altro una domanda alla quale dovrà obbligatoriamente rispondere."
Faccio un mezzo sorriso, come quelli che fa sempre Caleb.
- "ci sto."
Parker sorride e  mi passa la palla.
- "tua."

POV di caleb
Trovarmi in presenza di Bond mi crea sempre un certo nervosismo.
Sarà l'altezza notevole...o forse il fatto che potrebbe mettermi fuori gioco prima ancora che io abbia la possibilità di accorgermene.
La somiglianza con Ester è davvero notevole. Anche se le sensazioni che provo in sua presenza sono molto diverse.
Lo studio di Bond non si addice per niente al personaggio che si è creato. Lo penso spesso, quando vengo qui. Ma si sa, Bond non è un gran ché in fatto di arredamento di interni.
- "ti ho chiamato, Agente, per sapere come procede l'allenamento di mia figlia." Prende un sigaro da un elegante scatola di metallo, posta al lato della sua scrivania di orrendo mogano intagliato. "La lezione alla quale assisterò per questo mese sarà tra pochi giorni, ma come sai, non mi piace avere sorprese."
Annuisco in modo meccanico.
Ho qualcosa da nascondere, e non devo farmi scoprire.
In quel preciso istante entra nella stanza un uomo che ho visto solo raramente sulla Barca. So chi è, so che ruolo ricopre, ma non gli ho mai realmente rivolto la parola.
Ha i capelli di un biondo sudicio e gli occhi di un verde moscio, come se glieli avessero lavati troppe volte in lavatrice da piccolo ed ora il colore si fosse sbiadito.
È Hannes.
La mia mascella si serra all'istante. Questo tizio non mi piace, è come se la temperatura si abbassasse di qualche grado ogni volta che mette piede in una stanza.
- "perdonate il ritardo." Si scusa sorridendo. Stringe la mano di Bond e mi rivolge un cenno di saluto con la testa, prima di sedersi al mio fianco.
- "non preoccuparti." Lo liquida Bond. "Avevamo a malapena iniziato." Ha acceso il sigaro, l'aroma inebriante si sparge per la stanza. Ne offre uno ad Hannes che accetta subito.
Questi due sono amici. Per qualche strano motivo.
- "dunque." Prosegue Bond. "L'agente mi stava raccontando dei progressi di mia figlia."
- "oh." Esclama Hannes. Sorride. "Da quanto ho visto come suo responsabile, ha fatto grandi progressi dall'inizio del nuovo programma di allenamento: non ha saltato una sola lezione e ha migliorato il temperamento."
Bond accenna un sorriso, non sorride mai completamente, con questo si sta congratulando con Hannes.
- "hai qualcosa da segnalare?" Mi chiede Hannes, piantando gli occhi nei miei.
C'è un avvertimento nel suo sguardo...e forse anche un leggero tic all'occhio destro ma questo c'entra poco. Qualcuno gli ha detto della rissa provocata da Ester in mensa.
Merda.
- "no." Dico, tornando a posare lo sguardo su Bond. "Quanto agli allenamenti noto un notevole progresso. Non tanto nel combattimento, nel quale già di per sé eccelle, ma nella gestione delle situazioni critiche." Faccio una pausa per controllare che mi stiano ancora ascoltando. "Ho puntato le nostre sedute di allenamento proprio su questo, per farle capire cosa succede durante una missione nel mondo reale. Quali sono gli intoppi.
- "e ha fatto progressi?" Chiede Hannes, trepidante.
- "questo lo deciderò io." Sentenzia Bond. "Darò un occhiata ai risultati delle simulazioni e voglio che imposti quella con la quale ha avuto risultati peggiori per il giorno in cui verrò ad assistere."
Merda.
Avevo completamente dimenticato che il computer delle simulazioni trascrive tutto quello che succede durante le simulazioni. Il mio stupido ego non aveva certo pensato a questo quando ho messo Luke come ostaggio nella simulazione di Ester.
- "ehm." Esordisco. " quei fogli sono..davvero lunghi, le...le simulazioni sono progettate nei minimi dettagli-"
- "non preoccuparti." Dice Bond, alzandosi. "Posso dedicare a mia figlia tutto il tempo di cui ha bisogno. E poi, mi riferivo ai risultati, i riassunti che tu hai inserito al termine di ogni simulazione nei files del computer riguardanti mia figlia e che automaticamente vengono copiati sul computer del suo responsabile." Si volta verso Hannes. "Lascerò che sia tu ad occupartene."
Hannes annuisce come un cucciolo al padrone.
- "ci vediamo tra tre giorni, dunque."
Bene.
Ho tre giorni per convincere Ester a sparare a Luke.

All the lines she crosses 1- on my ownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora