Capitolo ventitreesimo

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POV di Ester
Apro gli occhi e alzo la testa di scatto.
Mi guardo rapidamente intorno. Non c'è traccia di Caleb.
Perfetto.
Sono sdraiata a pancia sotto sul pavimento freddo della mia stanza, con una coperta sulle spalle e il vestito mezzo sollevato.
Mi infilo dei pantaloni e una maglietta in fretta e furia, poi mi metto a quattro zampe e gattono in giro per la stanza.
Non sono pazza...solo che ero sicura di averle lasciate cadere proprio-
Ficco la testa sotto il letto. Eccole là. Una chiave che scintilla in mezzo alla polvere.
Allungo un braccio e afferro le chiavi, infilandomele subito in tasca.
È vero che ieri avevo bisogno di non pensare, ed è vero che ho bevuto. Ma non ero così ubriaca da non sapere dove stavo andando e chi stavo provocando. Dovevo distrarre Caleb abbastanza da riuscire a trovare le sue chiavi per la cabina numero tre e...prenderle in prestito, diciamo.
Esco dalla mia camera e chiudo la porta a chiave.
È ora di procurarsi delle armi.
Sarò fuori di qui prima che Caleb si accorga del mio furtarell-
- "Ester!"
Mi irrigidisco, sollevo le spalle e le riabbaso.
Fai la disinvolta.
Mi volto sorridendo.
- "Brigitta!"
La ragazza mi raggiunge e mi prende sotto braccio.
- "è tanto tempo che non ci sentiamo tesoro, dove eri diretta?"
- "ah,ehm...andavo in palestra." Mormoro.
Brigitta scoppia a ridere.
-" oh cielo, Ester! Hai proprio perso la cognizione del tempo eh?"
Faccio una risata nervosa.
Una delle due è chiaramente stupida, la vera domanda è: io o lei?
- "abbiamo lezione con Monica oggi, testa tra le nuvole!" Mi ricorda Brigitta.
- "oh, ma certo..." dico sovrappensiero.
Monica ci allena spesso con le armi...il che vuol dire che forse potrei riuscire a far sparire una pistola...no sarebbe troppo evidente. Devo rubare solo un paio di scatole di munizioni e sperare che Luke abbia lasciato qualche pistola in camera, poi ruberò dei coltelli e-
- "Ester! Hai ascoltato quello che ho detto?"
- "ma certo Bri. Hai ragione."
Brigitta sorride.
- "sapevo che l'avresti pensata come me."
Già, proprio quello.
Faccio per entrare nella palestra dove ci alleniamo di solito, ma Brigitta mi tira via.
- "ma sei stupida o cosa? Ti ho appena detto che oggi ci alleniamo sul ponte! Hai pure detto che anche tu pensavi fosse un idea di merda."
- "sul ponte?"
- "oddio Ester, mi esasperi!" Esclama Brigitta, lasciandomi il braccio e uscendo sul ponte della nave.
La seguo a ruota.
Sul ponte sono già in riga una ventina di allievi, mentre Monica marcia avanti e indietro gridando indicazioni.
Io e Brigitta ci infiliamo in mezzo al gruppo e cominciamo a imitare i loro passi.
Pugno, calcio, destra, sinistra...
- "ALT!" Urla Monica. "SULL'ATTENTI!"
Marcia lungo la riga di persone finché non arriva davanti a me e Brigitta, là si ferma.
-" qualcuno è arrivato di nuovo in ritardo."
- "cazzo, lo sapevo che succedeva." Sussurra Brigitta con il suo pessimo consecuzio.
- "Ester e Brigitta, passerete la notte in cella." Continua monica.
- "oh!" Mi sfugge.
Monica alza un sopracciglio.
- "ehm, proprio questa notte?" Mormoro.
- "no, questa e la prossima per te, dato che me lo chiedi, Barbossa."
Abbasso la testa.
Ottimo lavoro, Ester.
- "ROMPETE LE RIGHE!" Urla monica. "È ora di allenarsi sul serio."
Ovvero tutti contro tutti.
Passo la seguente ora a schivare pugni e calci a destra e a manca, con l'unico obbiettivo di non cadere a terra.
"Se cadi a terra, sei morta."
"Sono stato abbastanza esplicito?"
Scuoto la testa.
Concentrati!
Qualcuno mi tira un pugno che colpisce il bersaglio, ovvero la mia mascella.
L'impatto mi fa voltare la testa di lato e inciampo su qualcosa, probabilmente la gamba o il braccio di qualcuno steso a terra.
Cado avanti e sbatto il mento contro la balaustra.
Un dolore lancinante mi risale per tutta la faccia, insieme all'appiccicume bagnaticcio che mi imbratta il mento e il collo.
Sto sanguinando
- "cazzo" sussurro.
Tuttavia smetto di preoccuparmi non appena mi rendo conto che qualcuno sta tenendo in mano le mie chiavi rubate.
Amber.
- "sono le tue chiavi queste?" Chiede.
Salto in piedi.
- "sì, infatti dovresti proprio ridarmele."
- "oh, ma certo!" Esclama Amber. "Prendile." E con mio sommo orrore lancia le chiavi al di là del parapetto.
Salto avanti senza pensare e tendo la mano. Sfioro le chiavi con la punta delle dita...ma qualcuno mi afferra per i fianchi e mi tira indietro.
Cado di schiena a terra sul ponte mentre le chiavi cadono in acqua.
- "NO!" Grido.
- "ma si, Ester, non c'è di che." Mi volto per vedere chi è l'idiota che mi ha trattenuta sulla barca, evitandomi un tuffo in mare aperto, ma anche provocando la perdita delle mie importantissime chiavi.
È Parker.
Aggrotto le sopracciglia, alzandomi.
- "Parker? Che cosa ci fai qui?"
- "Ester, stai sanguinando-" fa per accarezzarmi il viso ma gli scosto la mano con uni schiaffo.
- " non è niente. Perché sei in questo corso?"
- "ero venuto ad assistere..." Incrocia le braccia. "Si direbbe quasi che non sei contenta di vedermi."
- "no! Dio, scusami." Gli afferro il viso e gli do un bacio. "È solo che...sanguino e... ho perso le chiavi...in mare."
- "puoi chiederne un altro paio, Ester, dov'è il problema?"
Mi metto le mani nei capelli.
- "no non capisci è... sono le chiavi che mi ha dato Luke-"
Parker mi tira a sé e mi stringe in un abbraccio.
- "non preoccuparti, andiamo a farti medicare adesso, serviranno dei punti."
Lascio che mi trascini via dal ponte e fino all'infermeria. Il lato positivo è che il senso di sconfitta assoluta mi distrae dal dolore atroce che sento in tutta la faccia.

POV di Caleb
Il sole sta tramontando.
Avvicino la fiamma alla sigaretta. Sputo fuori il fumo e lascio cadere il fiammifero fuori bordo, mentre mi infilo in tasca la scatola. Poi mi volto e mi sporgo dal parapetto del ponte per guardare sul ponte sottostante.
Questi due piani sono così vicini che posso sentire alcune delle parole che Ester e Parker si stanno scambiando.
Ester ha il meno attraversato da un taglio e gonfio, e guarda il ragazzo che ha davanti con aria abbattuta, finché quello non tende la mano chiusa.
- "guarda cosa ti ho trovato!" Esclama.
Apre la mano, rivelando una piccola chiave legata ad un portachiavi argentato a forma di quadrifoglio.
A questo punto la ragazza lancia un gridolino e gli butta le braccia al collo. È contenta. Così contenta che non le viene in mente di alzare la testa. Se l'avesse fatto, sarebbe riuscita a vedere che ci sono io a guardarla dal ponte soprastante. Allora forse sarebbe riuscita a vedere che sono zuppo dalla testa ai piedi, e che mi sono tagliato la mano destra, perché quando ho visto le mie chiavi precipitare verso il mare mi sono buttato in mare per recuperarle. Per risalire sulla barca mi sono aggrappato ad una cima di ferro, tagliandomi la mano.
Ma è troppo contenta, quindi si lascia prendere in braccio dal suo fidanzato e rientra sotto coperta.
Metto in bocca la sigaretta, tiro una boccata, sputo fuori il fumo.
Non so perché avessi le mie chiavi, Ester, ma spero che tu voglia farne un buon uso.
Spengo la sigaretta contro il parapetto.
O saremo fottuti entrambi.

All the lines she crosses 1- on my ownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora