Capitolo sesto

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Dopo essermi separata da Luke ed essere passata in mensa a fare colazione con Tina e Brigitta, mi dirigo verso la sala delle simulazioni. Ho i capelli ancora grondanti ma stavolta almeno non sono in pigiama...anche se cambia poco: ho una felpa e dei pantaloni da tuta più vecchi di mia nonna. Ho deliberatamente scelto di non mettere la tuta con i trasmettitori: una piccola vendetta contro Caleb che rallenterà senza dubbio i nostri allenamenti.
Spingo la porta di ferro ed entro nella sala simulazioni .
Sembra una scatoletta di tonno vista dall' interno: è bassa, è tonda, è metallica. L'unico elemento di decoro sono le macchine, che spruzzano fumo e polvere per rendere la simulazione più reale. Senza le simulazioni proiettate non vale davvero niente.
Io l'avrei resa un po' più presentabile, ma il senso dell'estetica di mio padre è penoso: basta vedere l arredamento del suo studio.
Cerco con lo sguardo Caleb, e lo individuo in un angolo della sala.
Mi vede e stringe gli occhi.
- "dov'è la tuta con i neuro trasmettitori ?" Chiede.
Metto su un espressione svampita.
- "noooo! Non avevo capito di doverla portare!"
Caleb rotea gli occhi e mi afferra per un braccio, trascinandomi verso un tavolino al lato della stanza, quello sul quale si siedono gli istruttori per assistere agli allenamenti.
Caleb ha ancora i capelli bagnati che gli spiovono sulla pelle scura.
Raccoglie un paio di recettori sul tavolo e mi fa un gesto con la testa.
- "levati la felpa, te li metto adesso".
- "Com'è che finisci sempre col farmi questo tipo di richieste?" Chiedo, sfilandomi la felpa dalla testa. Sotto porto solo una canottiera attillata, ma basterà
Caleb fa uno dei suoi mezzi sorrisi, e mi si inginocchia davanti.
- "che stai facendo?" Chiedo, indietreggiando.
- "Non muoverti". Mi ignora lui, afferrandomi i fianchi per tenermi ferma. Prende un trasmettitore e ne stacca la pellicola: i trasmettitori si presentano come dei puntini metallici, assicurati sopra un quadratino di stoffa dalla base appiccicosa protetta da una pellicola. Caleb mi prende un braccio e ci schiaffa sopra un trasmettitore.
La base appiccicosa è gelida, improvvisamente rimpiango la tuta.
Me ne mette altri sul braccio opposto e sui polpacci, poi alza la testa e incrocia il mio sguardo.
È strano vederlo da questa prospettiva. Molto strano.
- "dovresti metterti questi sulle cosce." Dice porgendomi quattro trasmettitori. "Sotto il pantalone." Aggiunge, distogliendo lo sguardo.
- "adesso?" Esclamo.
- " no, ti lascerò del tempo per farlo dopo." Sorride. "A meno che tu non abbia idee diverse."
Sbuffo.
- "dove devo metterli?"
Caleb mi fissa le gambe per qualche secondo, poi trae un respiro e si alza rapidamente.
- " lo capirai anche da sola." Si volta per prendere altri trasmettitori dal tavolo e mi fa cenno di avvicinarmi.
- "dobbiamo coprire clavicole e spalle." Dice. "Allarga le braccia."
- "continui a farmi proposte interessanti" dico, allargando le braccia.
- "Non dire stronzate". Risponde. Mi schiaffa due trasmettitori per spalla, poi ne prende altri due per le clavicole.
- "Forse dovrei mettermeli da sola  quelli." Dico.
- "No, è troppo vicino agli occhi e non riusciresti a vedere che stai facendo." Dice Caleb, concentrato a staccare la pellicola dal primo trasmettitore.
- "Fa piano". Avverto. "È una zona delicata".
- "Mhm."
Roteo gli occhi.
È proprio un idiota.
Il mio sguardo si posa su Caleb.
È ancora un po' ammaccato, ma rispetto a prima sembra stare meglio: non vedo punti che sanguinano, resta solo qualche livido qua e là...e un taglio sotto l'occhio che non ha avuto tempo di rimarginarsi.
Chissà perché non si sta chiudendo.
- "ah!"Una sensazione di gelo mi riporta violentemente alla realtà. Abbasso lo sguardo e vedo Caleb che spinge il trasmettitore contro il mio petto, appena sotto la clavicola.
- "Caleb che cazzo!" Esclamo. "Ti avevo detto piano!"
- "Scusa". Mormora, troppo concentrato per pensarlo davvero. "Devi solo..." aggrotta le sopracciglia e afferra i lembi della mia canottiera, per poi strattonarla giù.
Faccio un passo indietro.
- "che cazzo stai facendo?!"
Caleb scuote la testa.
- "scusa, non volevo metterti a disagio."
- "Non sono a disagio!"
Sorride canzonatorio.
- "certo. è solo che la canotta copriva troppe zone importanti."
Stringo gli occhi.
- "non... quelle zone." Si affretta a correggersi. "Intendo la zona cardiovascolare". Si avvicina e posa due dita sul tasmettitore che mi ha appiccicato sul lato destro. "Vedi, a destra è decisamente più in alto di quanto non sarà..." fa come per posare due dita sulla parte sinistra, poi si ferma e mi prende la mano. Mi sorride appena prima di tornare a concentrarsi sulla mia mano, me la chiude a pugno, lasciando fuori indice e medio, che posa sul lato sinistro del mio petto.
Mi viene da deglutire, ora capisco perché si è fermato, questo punto è decisamente più in basso.
- " posso mettere il trasmettitore, adesso?" Chiede Caleb, quasi annoiato.
Quando ha tolto la mano?
Annuisco, disinvolta.
Prende il secondo strasmettittore e ne rimuove la pellicola.
- "faccio piano sta volta." Dice.
Non capisco se è sincero o se vuole soltanto prendermi in giro..
Gli restituisco un sorriso disinvolto e faccio slittare lo sguardo verso destra, mentre lui mi posa una mano sulla clavicola.
Caleb posa delicatamente il neurotrasmettitore sul punto che mi aveva indicato prima, poi toglie, con mio grande sollievo, la mano dalla mia clavicola.
Tiro un sospiro di sollievo. Ma Caleb non se ne accorge e fa una pressione con pollice ed anulare sul neuro trasmettitore per farlo aderire.
Sento il gelo della colla aderire sulla pelle.
Trattengo un sussulto.
- "ecco fatto". Dice ritraendosi. Pare non si sia accorto di nulla. "Vogliamo cominciare con l'allenamento?"
- "sarebbe anche ora." Sbuffo.
Caleb rotea gli occhi e mi tira due trasmettitori.
- "cosce." Dice, voltandosi verso il tavolo per mettersi a programmare la simulazione sul computer. Io nel frattempo mi volto e piazzo rapidamente i trasmettitori sulle cosce.
Che fastidio.
Mai più dimenticherò la tuta.
- "per questa simulazione..." esordisce Caleb voltandosi. "Dovrai seguire le regole, il che vuol dire che ogni sbaglio che fai, sei morta, e la simulazione cambierà-"
- "sisi." Lo interrompo. "So come funziona, fai come se fosse nella vita vera bla bla bla".
Caleb mi guarda scettico.
- "forse nelle simulazioni che hai fatto prima, ma in questa simulazione, ogni errore ti costa qualcosa".
Rido sprezzante.
- " del tipo? Mi mandi a letto senza buonanotte?" Chiedo, fingendomi triste.
- "no, ma potrei sottrarre...venti minuti dalle tue giornate e fartele passare ad allenarti...con me."
Resto in silenzio per qualche secondo, processando quello che ha detto.
- "sei proprio un pezzo di merda". Sputo infine.
L'espressione di Caleb si indurisce un po'.
- "se non cominci a prendere i nostri allenamenti sul serio, sarò costretto a riferirlo ai tuoi superiori" inizia a camminare verso di me. "a riferire tutti i piccoli errori, come la tua... dimenticanza di oggi." Si ferma a pochi centimetri da me, un mezzo sorriso sul volto di chi si sente superiore a tutto.
Strigo la mascella, restando immobile e senza distogliere lo sguardo.
- "va bene." Scandisco poi. "Iniziamo questa simulazione".
Mi rivolge un espressione vittoriosa, prima di tornare al computer ed avviare il programma.
Traggo un profondo respiro mentre le pareti verdi spariscono, lasciando posto a delle strade di ghiaia deserte.
Che lo spettacolo abbia inizio.

All the lines she crosses 1- on my ownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora