Capitolo undicesimo

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POV di ester
Quando mi sveglio dopo la festa di Melanie, mi è chiaro sin da subito che non sono nella mia cabina.
Già. E allora dove cazzo mi trovo?
Per circa dieci secondi rimango calma. Poi mi ricordo di trovarmi in una situazione potenzialmente molto pericolosa.
Alzo le lenzuola per controllare di avere ancora tutti i vestiti. sì alla biancheria intima, sì alla maglia di Luke, no alla cinta di Tina. Scatto a sedere e mi guardo intorno. Il movimento ondulatorio dell'acqua conferma che sono ancora sulla barca. La stanza però è più grande della mia, molto più grande. Le pareti sono tinteggiate di color crema ed è piuttosto ordinata. Vedo una porta alla mia destra, immagino sia il bagno.
È strutturata esattamente come la camera di Luke, quindi si tratta di un agente promosso... cazzo perché non riesco a ricordare cosa ho fatto dopo la festa ieri sera?!
La porta del bagno si apre e mi metto immediatamente all'erta.
Chi né uscirà? Un vecchio pedofilo pazzo? Un gentile A.S al quale ho sboccato sulle scarpe, suscitando la sua pietà? Una ragazza solidale che voleva tenermi al sicuro da vecchi pazzi pedofili? Una vecchia solidale che voleva tenermi al sicuro dai vecchi pazzi pedofili dopo che ho suscitato la sua pietà vomitandogli sulle scarpe?
La risposta è, nessuno di questi.
Dal bagno esce un ragazzo biondo, occhi azzurri, faccia da angelo ed una grande quantità di pettorali. E non lo capisco grazie alla mia grande capacità deduttiva, ma perché è senza maglietta, con un asciugamano arrotolato intorno alla vita.
Ricordo questo ragazzo.
- " Parker!" Esclamo.
Lui sorride, avvicinandosi al letto.
- "ti sei svegliata."
Sorrido. Ora che l'adrenalina è passata ho un certo mal di testa.
- "quindi...cosa è successo ieri sera? Ricordo poco niente." Dico.
Parker si siede sul letto.
- "beh, hai bevuto, barcollato, ballato su un tavolo, vomitato, e poi..." incrocia il suo sguardo. "Poi ci siamo baciati"
Sgrano gli occhi.
- "non ho messo i fatti in ordine cronologico." Mi rassicura Parker, evidentemente pensando che il mio sgomento dipendesse dal pensiero di averlo baciato dopo aver vomitato.
Devo proprio lavarmi i denti.
- "ci siamo baciati?" Esclamo.
- "per essere precisi, mi hai chiesto se potevi baciarmi, e io ti ho baciata."
Sorrido, sembra una cosa piuttosto carina...più carina di io che bacio Liam da strafatta alla sua festa in cabina.
- "ti ho portata a dormire qui perché eri troppo sbronza e non mi fidavo a rimandarti in cabina da sola." Spiega Parker.
- "avevi paura che potessi fare qualcosa di assolutamente stupido?"
- "esatto."
Sorrido.
Parker sposta lo sguardo dai miei occhi alle mie labbra e si sporge verso di me.
- "forse dovrei rinfrescarti la memoria su ieri-"
Lo blocco.
- "no!" Forse era un po' brusco. "Scusa, ciò che voglio dire è: non bacio gente la mattina appena sveglia avendo vomitato la sera prima."
Parker scoppia a ridere.
- "va bene" acconsente, ridendo. "Allora che ne dici se ci riproviamo tra un ora quando tu ti sarai lavata i denti e io mi sarò vestito?" Chiede indicandosi,
Oh no ti prego, non ti vestire.
- "mi piacerebbe." Dico invece, staccando lo sguardo dalla sua pancia. "Ma la mattina ho allenamento in sala simulazioni, in effetti, che ore sono?"
Parker lancia un occhiata al suo orologio da polso.
- "le nove e mezza"
Salto giù dal letto.
- "sono in ritardissimo!" Esclamo, saltando giù da letto e correndo verso la porta della stanza, seguita da Parker. "Ci vediamo a pranzo?" chiedo.
Parker annuisce.
- "ci rivediamo qui?"
- "no, in mensa." Afferro la maniglia e apro la porta. "Resti comunque un perfetto sconosciuto." Gli rivolgo un occhiolino prima di sparire fuori dalla porta.
Impiego un paio di secondi per orientarmi, poi corro a perdifiato verso la mia cabina, che fortunatamente è allo stesso piano di quella di Parker. Mi lavo i denti e poi mi infilo a caso dei leggings e un top sotto la tuta di neuro trasmettitori. Poi ritorno a correre verso la sala simulazioni come una forsennata. Svolto a destra, dove si trova l'entrata della sala, ma scivolo e sbatto un piede contro lo spigolo della porta.
- "vacca zozza!" Grido, afferrandomi il piede. Saltello dentro la stanza. Caleb è seduto al tavolo e sembra molto stanco...quasi come se avesse dormito qui, e a pensarci bene, forse è proprio così. Quel ragazzo è ossessionato dal lavoro.

All the lines she crosses 1- on my ownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora