POV di Ester
Mi scanso immediatamente da Caleb, spingendolo indietro.
Vedo che ha un trasmettitore sul collo, appeso ad un filo che scende fino alla sua mano. Ci metto poco a fare due più due e capire che ha trovato un modo per sostituirsi ai personaggi della simulazione, rendendola così molto più reale.
Gli tiro uno schiaffo.
- "sei uno stronzo." Mi volto per andarmene.
Caleb mi afferra il polso.
- "Ester-"
- "no, Ester stocazzo" cerco di scrollarmi dalla sua presa, mi viene da piangere dal nervoso. "Dovevi proprio mettere Luke di mezzo?" Esclamo, continuando a cercare di liberare il mio polso.
- "una spia non dovrebbe avere nessuna debolezza." Sussurra Caleb.
Alzo la testa per incrociare il suo sguardo.
- "cosa?"
- "quel ragazzo ti farà ammazzare."
- "non sei nella posizione di dirmi chi e quanto posso amare, nessuno lo è!"
Caleb resta in silenzio, poi sussurra.
- "come?"
Smetto di dimenarmi, confusa.
- "come cosa?"
- "come fai ad amarlo così tanto, ad amarvi. Vi ho visti parlare quando dovevi passare la notte in cella... voi sembravate innamorati, eppure restate amici, come?."
- "non lo so è... è sempre lì per me... da sempre."
Caleb mi lascia il polso.
- "mi dispiace di averlo messo in mezzo." Dice. "Fai solo in modo che non diventi una distrazione."
- "non è così che funziona"
- "quando l'ostaggio ero io ha funzionato benissimo."
Resto a fissarlo, sgomenta. Poi mi riscuoto e mi volto borbottando.
- "proprio ora che cominciavi a starmi simpatico"
Esco dalla stanza e mi metto a camminare, senza una destinazione particolare.
Mi ritrovo davanti alla mensa, forse ragiono un po' troppo con lo stomaco.
- "Ester!" Mi sento chiamare.
Mi volto per trovarmi davanti un angioletto dai capelli biondi e gli occhi azzurri.
Cazzo. Mi ero completamente dimenticata di Parker.Mi stampo in faccia un sorriso e lo abbraccio.
- "Parker!" Lo saluto.
Lui mi stringe leggermente la vita, prima di sciogliersi dall'abbraccio. Questo mi provoca una sorta di sfarfallio nello stomaco.
- "vogliamo sederci?" Chiede. "Ho preso da mangiare."
Annuisco e lo seguo verso un tavolo piuttosto appartato.
- "avevo pensato di aspettarti, nel caso avessi...allergie strane." Spiega, sedendosi di fronte a me. "Poi però mi sono accorto che c'era davvero poca scelta."
Lascio cadere lo sguardo sui vassoi che abbiamo davanti. Pane, un piatto con spinaci bolliti e carne iper proteica e la solita sbobba. Già, la scelta è proprio poca.
- "non...non sei allergica a qualcosa, vero?" Chiede Parker.
Scoppio a ridere.
- "non sono allergica a niente" lo rassicuro. "Tranne forse alle teste di cazzo."
- "ahia." Esclama Parker, strappando un pezzo di pane e ficcandoselo in bocca. "Deve essere faticoso vivere così."
- "lo è!" Esclamo ridendo. Prendo un pezzo del suo pane, nonostante quello nel mio vassoio sia completamente intonso.
Parker assume subito un espressione indignata.
- "sta per caso cercando di fottermi il pranzo?"
Annuisco, prendendo un altro pezzo del suo pane.
- "non è l'unica cosa che starei cercando di fottere" mi è uscita spontanea.
Parker ride e si alza, superando il tavolo per mettersi dietro di me. Si piega in avanti, arrivando all'altezza del mio orecchio.
- "si?" Chiede, il mento poggiato sulla mia spalla.
Io annuisco di nuovo, sorridendo come una bambina scema. Prendo un altro pezzo del suo pane solo per infastidirlo.
Parker mi afferra il polso prima che io possa mangiare il pezzo di pane rubato e comincia a farmi il solletico, stringendomi in una specie di abbraccio.
Purtroppo per me soffro moltissimo il solletico, il che ha l'effetto immediato di farmi ridere, facendomi somigliare ancora di più una pazza isterica.
Dimenandomi riesco a sottrarmi alla sua presa e scivolare via dalla panchina sulla quale ero seduta.
Continuo a ridere nonostante ciò.
Parker mi passa una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
- "sei carina quando ridi."
Ancora quello sfarfallio.
Mi guardo intorno.
- "ho un idea" dico.
- "mi devo preoccupare?"
Ridacchio.
- "seguimi." Gli afferro il polso e lo trascino via dalla mensa, afferrando il pane sul mio vassoio al passaggio.
Attraversiamo un buon numero di corridoi, fino ad arrivare al piano più alto della barca, dove lo trascino in una specie di palestra.
Più che ad una palestra somiglia ad un arena da pallacanestro in miniatura, con le gradinate, il tabellone per i punti e tutto il resto. Ci sono anche il canestro e la palla.
In realtà si tratta della sala dedita agli esami, le gradinate sono fatte per gli esaminatori. Non so proprio cosa ci faccia un canestro lì.
- "come te la cavi a basket?" Chiedo, sempre tenendolo per mano. Non è male tenersi per mano.
Parker fa spallucce.
- "bene direi"
- "perfetto." mi ficco in bocca l'ultimo pezzo di pane. "Ho in mente un gioco."
- "ora sono ufficialmente preoccupato"
Rido.
- "allora, ogni volta che si fa canestro, il lanciatore deve dire due verità ed una bugia su sé stesso. L'altro deve riuscire ad indovinare la bugia, se non ci riesce, dovrà togliere un indumento, viceversa se riesce ad indovinare."
Parker sorride
- "giochiamo allora."
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All the lines she crosses 1- on my own
Action"Non amare, non temere, segui gli ordini". Questo è il vangelo di ogni agente segreto. Per quanto la situazione sembri disperata, attenersi sempre agli ordini. Ma per Ester Barbossa non è così facile. Soprattutto se gli ordini dicono che non sei abb...