Capitolo ventottesimo

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Odio le lavate di testa.
La mia testa viene spinta nuovamente sotto l'acqua, visto quanto sono ammaccata è anche più doloroso del solito.
Finalmente il ragazzo addetto alle punizioni mi lascia andare e io mi allontano dalla bacinella, il respiro ridotto ad un fischio.
Tossisco e sputo.
- "chiunque ti abbia appioppato questa punizione deve essere un vero stronzo." Commenta il ragazzo, asciugandosi le mani sui pantaloni. "Insomma, mi sembra chiaro che hanno cercato di soffocarti abbastanza nelle ultime quarantotto ore."
Faccio una risata.
- "è tanto evidente?"
Lui fa spallucce e mi tende la mano.
- "solo ci se sei abituato"
Afferro la sua mano e mi tiro su.
- "allora..." mormoro. "Sarai tu a sorvegliarmi?"
Lui stringe le labbra e scuote la testa.
- "non direi." Indica qualcosa alle mie spalle.
Mi volto e vedo, sull'uscio della porta, un ragazzo alto biondo e con una faccia da angelo.
Parker.
Cazzo.

Entro nella cella che Parker richiude alle mie spalle. Non ha detto una parola per tutto il tempo in cui mi ha scortata verso la cella. E nemmeno io.
- "dobbiamo parlare." Dico, avvicinandomi alle sbarre.
Parker annuisce.
- "parla, ti ascolto."
Sospiro.
- "so cosa hai pensato l'altra sera, ma non ero con qualcun altro...insomma." Chiudo la bocca. Non voglio mentire, ma allo stesso tempo non posso dirgli la verità.
- "ecco, approposito di questo-" dice Parker.
- "no, aspetta, lasciami finire." Traggo un respiro profondo per darmi coraggio. È ora di dire la verità, su Hannes, su Caleb, su tutto. Sono pronta.
- "è da diverso tempo ormai" comincio. "Che mi succede una cosa...non bella-"
- "anche io ti ho tradita." Mi interrompe Parker.
Resto interdetta.
- "cosa?" Chiedo, spaesata.
- "so che mi hai tradita con qualcuno, Ester. Siamo agenti segreti, so seguire una pista."
- "e..." mi schiarisco la gola. "Sai anche con chi?"
- "no. E, sinceramente, non voglio saperlo."
- "non...non sei arrabbiato?"
Parker sorride.
- "si e no. prima lo ero, lo sono, per come mi hai dato buca per stare con qualcun'altro." Mi guarda negli occhi. "E di questo parleremo dopo. Quello che voglio dire è che forse il problema non è lo stare con qualcun altro...."
- "non..." mi schiarisco la voce. "Non capisco."
Parker si sporge verso di me.
- "siamo A.S,  non possiamo innamorarci. E io..." abbassa lo sguardo. "Io mi stavo innamorando di te. L'ho capito quando mi hai dato buca, è per questo che anche io ti ho tradita. Penso che la cosa migliore sarebbe che avessimo una relazione aperta."
- "intendi...avere entrambi degli scopamici?"
Il suo sguardo si fa serio.
- "no, non ce la farei a pensare che la stessa persona può sempre toccarti in quel modo...no, no non si può fare."
- "qual'è la tua idea, allora?"
- "avere una relazione aperta si, ma con persone diverse e restando sempre l'uno la priorità dell'altra."
- "è tipo...poligamia?" Chiedo.
Parker ride e mette le mani sopra le mie, posate sulle sbarre.
- "no. Solo una relazione aperta."
Mi accarezza la guancia.
- "è questo che mi volevi dire, no?"
Annuisco.
- "sì, proprio questo."

Poco dopo la mia...strana conversazione con Parker mi sono stesa a terra lamentando un sonno tremendo e mi sono addormentata.
Solo che al mio risveglio non trovo parker.
- "ehm, ciao." Dico al ragazzino che se ne sta a guardarmi con gli occhi sgranati e la faccia schiacciata sulle sbarre, nemmeno fossi una zebra importata dall'africa.
Non mi risponde.
- "chi...sei?" Chiedo.
Lui resta a guardarmi con gli occhi sbarrati.
- "sei Ester?" Chiede dopo un po'.
- "sì" annuisco. "proprio io."
Lui mi squadra da capo a piedi.
- "assurdo." Mormora.
Mi guardo intorno, a disagio.
- "perché sei qui?" Chiedo. "Insomma non...hai una...madre o cose simili?" mi sbatto una mano in fronte. "Ester ma che cazzo dici-" mi blocco e guardo il ragazzino. "Oddio! Scusa! Non si dicono parolacce davanti ai bambini!"
- "ho undici anni, cogliona." Mi risponde lui.
- " ah ecco."
Stacca la faccia dalle sbarre e si appende ad esse con le braccia, sbilanciandosi indietro.
- "sei quella a cui insegna caleb." Osserva.
- "acuto osservatore." Ribatto. "Lo conosci?"
Fa spallucce.
- "è mio fratello."
Fratello?!
- "caleb ha un fratello?" Chiedo.
- "e una sorella." Alza gli occhi, come cercando di ricordare qualcosa. "Solo che lei se ne è andata con mia madre quando ci ha abbandonato...ma era tanto tempo fa."
- "mi dispiace, è...un cazzo di schifo." Mormoro, non sapendo bene come consolarlo.
- "già." Mormora lui. "Caleb non vuole dirlo, ma probabilmente lei ha preso nostra sorella perché era simile a  lei e ha lasciato noi perché... beh, siamo come nostro padre."
Mi avvicino a lui.
- "tua madre non ha capito proprio un cazzo della vita."
Il ragazzino sorride.
- "mi sembri una apposto."
- "ti ringrazio."
- "e da quanto ho capito il tuo obbiettivo è andare in missione nonostante i divieti di tuo padre."
Alzo un sopracciglio.
- "ma allo stesso tempo vuoi raggiungere il tuo migliore amico. Quindi sicuramente la missione nella quale cercherai di inflitrarti è la sua."
Sbuffo.
- "balle."
- "invece no."
Infilo rapidamente una mano tra le sbarre e la stringo intorno al suo collo.
- "sentimi bene, se pensi di ricattarmi con queste informazioni sappi che ti strapperò la lingua prima che-"
- "no." Biasicia. "Ho un accordo da proporti."
Lo lascio andare, lui tossicchia, massaggiandosi la gola.
- "sei davvero pazza."esclama.
- "in senso positivo spero."
- "certo."
Mi siedo a terra.
- "questo accordo?"
Lui si avvicina alle sbarre.
- "la missione si svolge in uruguai." Sussurra. "Ed è là che mio padre è sparito. Voglio che quando andrai a cercare il tuo amico, cercherai di rintracciare anche lui."
Lo guardo negli occhi per qualche secondo, cercando una traccia di bugia o inganno. Non ne trovo.
- "si può fare."
- "sapevo che eri cazzuta abbastanza."
Sorrido.
- "mi sottovalutano."
Il ragazzino si apre la felpa, scoprendo un fascicolo nascosto. Me lo passa attraverso le sbarre.
- "queste sono tutte le informazioni su mio padre. Non è molto, ma basterà." Da un occhiata all'orologio che ha sul polso.
- "mio fratello sta per arrivare." Dice. "Devo andare." Si allontana di qualche passo, poi cambia idea e torna indietro. "Ester?"
Alzo la testa dal fascicolo.
- "sì?"
- "queste missioni sono più pericolose di quanto non ce le facciano sembrare. Cerca di trovare il tuo amico al più presto, e non sottovalutare la situazione."
Faccio un cenno di assenso, prima che il ragazzino scappi via, sparendo dal mio campo visivo.
Solo ora mi accordo di non sapere il suo nome, e di non avere la più pallida idea di come ritrovarlo.
Nascondo il fascicolo sotto la maglietta prima che entri il prossimo visitatore.

All the lines she crosses 1- on my ownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora