Capitolo quarto

910 28 0
                                    

- "DOVEVI PROPRIO COMINCIARE UNA RISSA IN MENSA!?" Urla Caleb.
Dopo essere intervenuto nella mia rissa, ha finito lui di menare Greg per poi spedirlo nel dormitorio.
Perché lui può menarlo e io no?
Poi mi ha presa per un braccio e trascinata dentro una stanza, probabilmente addetta alle pulizie, vista la quantità di prodotti per l'igiene impilati sugli scaffali. Solo dopo aveva cominciato ad urlare.
- "ESTER!" Grida esasperato.
Ops! Non stavo ascoltando?
- "tu lo hai menato per molto più tempo di me." è l'unica cosa che mi viene in mente di dire. Incrocio le braccia con fare annoiato.
Caleb pare destabilizzato dalla mia risposta.
- "cosa?"
Credo gli sta venendo un tic all occhio.
- "Perché tu puoi menarlo e io no?" Ripeto.
Capisco dal modo in cui stringe i pungni che sta facendo un fortissimo sforzo per non mettermi le mani addosso.
- "io stavo finendo la rissa."
- "Che cosa idiota da dire!" Sbuffo.
Caleb mi afferra le spalle. Sussulto per la sorpresa.
- "Non è un gioco, Ester." Mi soffia addosso.
È un po 'troppo vicino per i miei gusti.
- " io cerco di limitare le conseguenze ma non faccio magie". Sussurra.
- "Ti ringrazio per la presa di iniziativa. Ma so badare a me stessa." Dico, scrollandomi dalla sua presa.
- "E questo." Dice puntandomi. "È il motivo per cui resti una novellina. Non sai obbedire agli ordin-"
Il mio schiaffo interrompe il suo discorso.
Quando incrocia il mio sguardo so di avergli fatto male. Questi sono gli schiaffi di Hannes, veloci, forti, ben piazzati.
- "che cazzo hai nel cervello". La sua voce suona molto come un ringhio, gutturale e profonda.
Qualcuno mi posa una mano sulla spalla con fare protettivo.
- "dacci un taglio, Caleb." È Luke. Quand'è arrivato?
- "Stanne fuori, gendarme". Ringhia Caleb.
Gendarme. Un modo per ricordargli che lui ha una carica superiore a quella di Luke, un avvertimento di non metterglisi contro.
- "Dovresti davvero darti una calmata." Intima Luke.
In una rissa tra i due non so chi vincerebbe, ma poco importa, dato che a pagare le conseguenze sarebbe sempre e comunque Luke: Caleb è un istruttore, Luke solo un gendarme a cui non è mai stata affidata nemmeno una missione.
- "andiamo". Mormoro. Mi volto e sorrido a Luke, iniziando a camminare.
Stiamo per varcare la soglia, quando la voce di Caleb mi blocca.
- "Ester." Lo dice in modo quasi esitante, implorante. Mi volto. "Vedi di mettere la testa apposto". Questa suonava più come un'accusa.

Annaspo alla disperata ricerca di aria.
Cerco di oppormi con tutti i miei muscoli quando una mano dietro la nuca mi spinge nuovamente la testa nell'acqua.
Sono china su una tinozza di legno, riempita di acqua gelata, ho le mani artigliate ai bordi di essa, mentre una ragazza bionda e massiccia mi ci spinge la testa dentro.
La ragazza è Harper, un'addetta alle punizioni con la quale ho stretto amicizia ormai.
Ho i polmoni in fiamme, agito disperatamente e scompostamente le braccia.
Finalmente, Harper mi tira fuori, e io mi allontano dalla tinozza, tossendo e respirando furiosamente.
- "scusami, Es." dice Harper. Ha una voce dolce, da ragazzina.
- "Non preoccuparti". Ansimo.
- "Dovrai passare la notte in cella". Mi avvisa. "Per la rissa..."
Deglutisco, cercando di tornare ad un respiro regolare, e, con estremo sforzo, mi alzo.
- "quale?"
Harper fa una smorfia.
Pochi minuti dopo mi ritrovo in una delle celle più anguste in cui io abbia mai dormito, e c'è da dire che ho dormito quasi in tutte. Bagnata dalla testa ai piedi.
Questa perlomeno ha le sbarre a vista, mi è capitato di finire in gigantesche scatole di metallo che danno la claustrofobia solo a pensarci...certo in quelle non ci si passa un'intera notte.
Attraverso le sbarre scorgo Luke camminare per il corridoio di celle.
- "Ester..." mormora, guardandomi con uno sguardo a metà tra la compassione e l'esasperazione.
- "Oh, non fare il tragico". Allungo una mano oltre le sbarre e intreccio le dita alle sue. "Sono cose che capitano."
- "Merda". Sussurra Luke. "Devi smetterla di cacciarti nei guai, Red."
- "Sbuffo. Non ricomnciamo..."
- "sei fortunata che Caleb non ti abbia-"
- "Vuoi dire che è stato lui a mettermi qui?" Scatto, interrompendolo.
- "Si..."
- "Con che diritto?!"
- "In quanto istruttore imagino..."
Stritolo la mano di Luke.
- "io lo ammazzo quello".
Il mio migliore amico ridacchia.
- "ti posso aiutare se vuoi."
- "Dimmi che sei tu a farmi da guardia." Lagno.
- "No, Harper mi ha fatto entrare solo perché gli fai pena."
Gli lascio la mano e gli tiro uno scappellotto.
- "Che ho fatto?!" ridacchia lui.
Sento un rumore, come un frusciare di vestiti, dei passi. Ma dura solo un attimo. Devo averlo immaginato.
- "devo andare, ma ti vengo a prendere domani." promette Luke.
- "Colazione sul tetto?"
Luke rotea gli occhi.
- "Tu lontana dai divieti non ci sai proprio stare, eh?"
- "Mi conosci meglio di tutti."
- "Ciao, piccola."
Gli tiro un bacio volante.
Quando Luke esce dal mio campo visivo vado a sedermi sul pavimento della cella, cercando il modo più comodo per dormire. Ci impiego circa una ventina di minuti, dato che la branda è tanto disgustosa da farmi scegliere di dormire per terra, ed essendo le celle praticamente nella stiva, i movimenti del mare si fanno sentire molto di più che nel resto della barca, ma finalmente ci riesco. Sono raggomitolata su un lato, fronte alle sbarre.
Perfetto.
Chiudo gli occhi.
- "e io che ti facevo nottambula".
Caleb.
Cazzo.
- "invece sono appena le nove e già dormi".Continua.
- "Fanculo." Dico con tono baldanzoso, senza aprire gli occhi.
- "Sei sempre così amichevole?" Chiede Caleb, rispecchiando il mio tono.
- "Mi conosci no?"
Lui fa una pausa, ci pensa un attimo.
- "abbastanza." Dice infine.
- "Bravo. Ora fammi un favore, e fottiti".
- "Non hai idea di quanto volentieri lo farei ma sarebbe un po' sconveniente farlo qui davanti a te, no?"
Sbuffo.
- "tu mi disgusti".
- "Hai detto di peggio, qualcosa approposito di significati velati zozzi e picchiarsi..."
Apro gli occhi, è appoggiato al muro e si diverte un po 'troppo.
Balzo in piedi.
- "sei stato tu a buttarmi qui dentro." accuso, puntandogli un dito contro.
- "Mi ringrazierai."
Rido con scherno.
- "dicono sempre così."
Caleb si mordicchia il labbro inferiore.
Cavolo.
- "perché non...evapori?!" sbotto, alzandomi.
- "Vorrei, ma sono di turno a sorvegliare...te".
Scoppio in un grido di sconforto.
- "e scommetto che hai deciso tu anche questo!"Esclamo, conficcandomi le unghie nei palmi,
- "Sì."
- "Perché?!"
Caleb si avvicina alle sbarre,
- "perché sono a conoscenza delle tue...doti nella fuga."
Chiudo gli occhi.
- "questo deve essere qualche sorta di castigo divino." mormoro. Li riapro, mi volto rapidamente e tiro un pugno contro la parete,
Vedo Caleb scattare avanti. Stringendo le mani sulle sbarre.
- "che diavolo fai?!"
Sembra sinceramente sconcertato.
Bene, ora probabilmente mi crede masochista.
- "evacuo la rabbia". Rispondo. Scuoto leggermente la mano, ho le nocche in fiamme.
- "Sai" continuo. "mi piacerebbe poterla evacuare picchiando te, ma tu sei fuori, e io sono dentro."
Caleb mi osserva per qualche secondo, poi un lato della sua bocca si solleva in un sorriso canzonatorio.
- "stavo quasi per cascarci."
- "Cosa?"
Si appoggia alle sbarre con una spalla con noncuranza.
- "io entro per aiutarti e vedere se sei ferita e tu scappi, molto astuta."
Se mi avesse conosciuta meglio avrebbe saputo che la mia mente non ragiona così a lungo termine: non stavo pensando a distrarlo quando ho tirato il pugno, ma lo stavo pensando quando l'ho minacciato di usarlo come punching ball: conosco la sua tipologia di ragazzo ed hanno tutti la stessa debolezza: l'orgoglio .
Alzo le spalle.
- "complimenti, mi hai scoperta. Ora, se non ti dispiace, mi metto a dormire." Annuncio, stendendomi sul pavimento lercio della cella.
- "Fa pure."
Non me lo faccio ripetere due volte e chiudo gli occhi.

All the lines she crosses 1- on my ownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora