POV di Ester
- "ma che cazzo...?" Mugugno.
Alzo la testa , guardandomi intorno.
Sono stravaccata a pancia sotto sul letto di Caleb, occupandolo tutto da sola. Sul comodino alla mia destra vedo un piatto con due muffin, un mazzo di chiavi, le mie chiavi, e un bicchiere d'acqua sul quale è appiccicato un post-it.
Lo stacco e lo avvicino al mio naso, sforzandomi di leggere senza occhiali e di prima mattina.Buon giorno novellina.
Se stai leggendo questo messaggio probabilmente hai dormito troppo...oppure me lo stai leggendo per farmi sentire ridicolo.
In ogni caso, mangia e vestiti, ci vediamo in sala simulazioni.
Fai la brava.- "Testa di cazzo". Mormoro.
Sono tentata dal non mangiare i muffin e...non so...spappolarglieli nel cassetto delle camice per protesta, ma ieri non ho cenato e sto morendo di fame.
Mi spazzolo la colazione e mi vesto rapidamente con i vestiti di ieri che, per qualche motivo, sono piegati e poggiati su un tavolino e non lanciati a terra a casaccio come ricordavo. Mi infilo le chiavi in tasca e lancio uno sguardo nello specchio.
Ho i capelli un po arruffati ma per il resto non si direbbe che ho appena...beh che ho appena fatto una grande stronzata ecco cosa.
Sento un lieve dolore insinuarsi in mezzo alle gambe, accompagnato dai ricordi della note scorsa.
Ignoro le farfalle nel mio stomaco e lascio la stanza di Caleb.
Percorro un paio di corridoi prima di arrivare davanti alla mia stanza. Fa strano vederla senza Luke che fare il deficiente.
Sollevo le sopracciglia, mentre la consapevolezza del fatto che non ho ripensato al mio migliore amico o agli incubi da quando sono entrata nella camera di Caleb mi colpisce in faccia come una mazza da baseball.
Quel ragazzo ha uno strano effetto su di me.
Una volta entrata mi cambio con la tuta di neuro trasmettitori e raggiungo la sala simulazioni.
Faccio un profondo respiro di incoraggiamento prima di entrare, pronta a fronteggiare mio padre vestita come un extraterrestre.
Ma il problema non si pone, dato che mio padre non c è. Dentro la stanza trovo soltanto Caleb, che si tiene rigido in tutto il suo metro e ottantasette, mentre guarda il muro con un espressione molto, molto annoiata.
E Hannes.
- "che ci fa lui qui?" Chiedo, chiudendomi la porta alle spalle.
Hannes si appiccica in faccia un sorriso finto appena mi vede.
- "Ester-cara!" Lo dice manco fosse uno scioglilingua. "Che piacere vederti, ne è passato di tempo."
Mi mordo la lingua.
Non abbastanza.
- "bene." Esclama Caleb, staccandosi dal muro. "Facciamo questa cosa."
Mi passa accanto, sbattendomi contro la spalla prima di arrivare al compiuter. Un violento ricordo di lui che mi prende in braccio per poi buttarmi sul letto mi raffiora la memoria. Sussulto appena.
Hannes fa scorrere lo sguardo da me a Caleb. Non può fare due più due. Non deve.
Mi volto verso il ragazzo.
- "sta' attento." Ringhio. Vorrei aggiungere qualcosa di minaccioso, ma quello strano dolore in mezzo alle gambe me lo impedisce.
Caleb socchiude gli occhi. Fa scivolare lo sguardo su di me, così accuratamente che posso sentirne il peso.
Poi fa una risata e avvia il programma. Quando torno a guardare verso Hannes mi sembra distaccato.
Chiudo gli occhi, pregando che abbia funzionato.
Quando li riapro mi ritrovo in una macchina. La conosco: è la quinta simulazione, l'inseguimento con tanto di incidenti stradali.
È una macchina piuttosto grande, il che non è l'ideale, ma sembra poter andare molto veloce. La macchina che sto inseguendo è una Renault scarrozzata... o almeno credo che lo sia, è messa talmente male che persino il logo è andato. Abbasso lo sguardo. Ho un fucile e due bombe a mano sul sedile del passeggero e una scatoletta di proiettili tra le gambe.
Sento un crepitio nell'orecchio.
- "ciao novellina."
Il mio cuore fa una capriola, e per poco non mi dimentico di dover spingere al massimo sull'acceleratore.
- "non preoccuparti. Lui non può sentirmi."
Mi guardo intorno con aria circospetta, come se potessi vedere Hannes che mi fissa con aria interessata, seduto al tavolino dietro al computer nella sala simulazioni.
Apro la bocca per parlare.
- "attenta." Continua Caleb. "Può sentire te."
Roteo gli occhi.
- "e vederti."
La vera domanda a questo punto è: come fa a non sentire te?
- "so che vuoi chiedermelo." Sterzo a destra. "Gli ho dato delle cuffie isolanti per sentire ciò che succede all'interno della simulazione come se ci fosse dentro. Quindi, sentiti libera di fare qualche esclamazione eroica."
- "pezzo di merda." Dico, cambiando la marcia e spingendo ancora di più sull'acceleratore. Certo non era come un bell'insulto diretto, ma l'intenzione c'era.
- "la prendo sul personale questa." Mormora Caleb. Passo un semaforo rosso e faccio sbandare una vecchia, avvicinando il mio obbiettivo.
"Certo, preferirei sentirti esclamare in un altro modo." Sobbalzo, perdendo terreno. Mi ricompongo immediatamente, afferrando il volante con due mani.
- "non distrarti." Mi ammonisce caleb.
Grazie tante!
- "anche se devo ammettere che mi piacerebbe molto essere io a distrarti..."
Stringo i denti.
- "potresti immaginare che al posto di quella scatoletta di munizioni ci sia la mia mano..."
Supero una macchina e giro a destra, passando sul marciapiede per superare tutte le macchine tra me e la Renault. Dal finestrino passeggero arriva uno spari che manca di poco la mia ruota.
- "tiro niente male."
- "merda" mormoro, avvicinandomi sempre più alla macchina. Abbassando lo sguardo sulla scatola di proiettili.
- "oh, vuoi che continui il mio racconto?"
Sì.
No!
- "porterei la mano tra le tue cosce, là dove so che stai pulsando adesso. Strofinerei le dita contro di te, massaggiandoti, e tu mi accompagneresti con le tue bellissime gambe. Cercherei di togliere la mano, ma tu mi tratterresti, continuando a dimenarti finché-"
- "basta!" Esclamo. Afferro la granata con una mano e premo sull'acceleratore, rovesciando i tavolini di un caffè, slitto sulla strada affiancando finalmente la macchina. Vedo un ragazzo con la faccia da furetto seduto sul sedile del passeggero tirare fuori una pistola. Il guidatore mi sembra un volto familiare, ma non perdo tempo a controllare. Giro il volante e gli sbatto contro. Le macchine sbandano. Incasso l'impatto, poi stacco la sicura dalla granata con i denti e la lancio davanti alla macchina. Schiaccio sul freno, rischiando un impennata, mentre la Renault continua a correre.
Uno, due, tre, quattro...
La macchina salta in aria. Si rovescia su se stessa un paio di volte e finalmente si ferma, rovesciata sul tettuccio proprio accanto alla mia.
Ho finito la simulazione. Con successo.
Ho un gran sorriso in faccia quando la stanza torna ad essere una semplice scatola di tonno verde.
La prima cosa che vedo è Caleb, che mi guarda con un sorriso che farebbe venire voglia ad un prete di trascinarlo in confessionale. Si lecca le labbra e mi fa l'occhiolino.
Gli faccio il dito medio. Poi mi giro verso Hannes.
Non sembra molto contento. Perché io ho vinto, il che significa che lui ha perso.
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All the lines she crosses 1- on my own
Action"Non amare, non temere, segui gli ordini". Questo è il vangelo di ogni agente segreto. Per quanto la situazione sembri disperata, attenersi sempre agli ordini. Ma per Ester Barbossa non è così facile. Soprattutto se gli ordini dicono che non sei abb...