Capitolo quinto

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POV di Luke
Io non mi ritengo uno stronzo. Però  devo ammettere che a volte lo sono.
Adesso, per inciso, è una di quelle volte.
Infatti, non appena ho visto Caleb uscire fradicio marcio dalla sala delle punizioni, dopo un ora di inquietante silenzio, mi sono accodato a lui per fargliela pagare, nonostante sapessi benissimo che le aveva appena prese.
Era tutto iniziato con un:
- "la lavata di testa ti ha aiutato a capire che non sei Dio sceso in terra?"
Caleb mi aveva inizialmente ignorato.
- "già," avevo continuato. "perché sai, lui aveva la barba, i sandali e uno spirito di iniziativa mentre tu..non hai nessuno dei tre."
Allora Caleb si era girato per assestarmi un pugno che avevo facilmente evitato.
- "devono averti colpito proprio forte". Ho fischiato.
- "Stai al tuo posto". Aveva ringhiato Caleb.
- "Già stavo per dirti lo stesso".
E lì, è partita la zuffa.
Naturalmente, io sto avendo la meglio. Schivo un pugno di Caleb e lo  spingo di slancio contro un muro.
Caleb cade a terra imprecando tra i denti.
- "è per lei". Rantola.
- "Eh?"
- "È per Ester". Caleb striscia a sedere, sostenendosi una costola. "Tu non mi stai menando per motivi personali, lo stai facendo perché sai che la sua punizione è dipesa da me-"
Probabilmente voleva aggiungere altro, ma interrompo il suo discorso con un pugno.
Caleb ride.
- "ecco appunto".
A pensarci bene, devono averlo picchiato davvero forte in quella stanza.
Si rialza a fatica.
- "se vuoi farle un favore, piantala di metterti nei guai". Incrocia il mio sguardo. "Io lo so che c'è qualcosa che non va, se non l'avessi messa in cella io se ne sarebbero occupati i piani superiori, e sarebbe stato totalmente fuori dal mio controllo."
Un'idea comincia a prendere forma nella mia testa. Lo squadro rapidamente: ignorando le ferite che gli ho probabilmente inflitto io, sembra essere piuttosto ammaccato, come se lo avessero appeso e preso a pugni... ma è gocciolante, quindi probabilmente gli hanno anche fatto una lavata di testa.
- "eh già! Gli istruttori li picchiano più forte". Ride.
- "Perché sei stato punito?" Chiedo, ignorandolo.
- "Mi prendo la libertà di non rispondere". Dice, alzandosi e facendo per superarmi.
Lo afferrro per le spalle e lo inchiodo al muro.
- "perché sei stato punito?" Dico più forte.
Schiaffa le mani sulle mie.
- "attento, Luke. Non ho detto niente per ora, ma se non torni al tuo posto potrei sempre cambiare idea."Ringhia.
Ci fissiamo negli occhi per un tempo che mi pare infinito. Cercando di capire chi dei due romperà la tensione per primo.
La risposta è semplice, nessuno dei due:
- "LUKE?!"
Lascio immediatamente le spalle di Caleb e mi volto di scatto.
È Ester, si staglia in tutti i suoi 166 centimetri- di altezza, ha i capelli arruffati, gli occhi rossi ed è molto, molto incazzata.

Pov di Ester
- "TI HO ASPETTATO SU QUEL FOTTUTO TETTO PER TRENTA CAZZO DI MINUTI!" Sbraito. Mi spieghi dove ti eri caccia-" in quel momento noto la figura molto malmessa di Caleb accasciata al muro.
- "E tu?" Esclamo.
Faccio scorrere lo sguardo dall'uno all'altro e impiego circa trenta secondi per fare due più due.
Mi volto e tiro un ceffone a Luke.
- "hai fatto a botte con lui?!"
Luke si massaggia la guancia.
- "un po'."ammette.
Lo afferro per il colletto della maglietta.
- "lo sai che se ti beccano sei morto. E tu! Esclamo puntando un dito contro Caleb. PIANTALA di provocare risse!"
- "Potrei dirti la stessa cosa". Sussurra lui con un sorriso.
Alzo un sopracciglio.
- "E che cosa stai insinuando con questo?"
- "sta delirando." Interviene Luke. "L'ho menato troppo."
- "se volete scusarmi, io me ne andrei". Dice Caleb, approfittando della mia confusione per defilarsi. "Ma ci vediamo in sala simulazioni tra due ore." Esclama facendomi l'occhiolino.
Mi volto quasi immediatamente verso Luke.
- "ora mi spieghi".
- "Si, tu prima però datti una lavata. Puzzi di pesce marcio." Si rigira tra le dita una ciocca crespa e aggrovigliata dei miei capelli. "E hai anche lo stesso aspetto."
- "Fanculo." Gli afferro una mano e mi volto, trascinandolo via.
So che sta sorridendo... so anche che ha ragione ma questo non importa.
Per arrivare davanti alla mia camera impieghiamo circa dieci minuti, e li passiamo in religioso silenzio, poi mi infilo nella doccia mentre lui si siede sulla tazza e mi racconta com'è andata.
A racconto finito la mia voglia di strozzarlo è decisamente raddoppiata.
- "sei così stupido che ti... argh!" Esclamo aprendo la tendina della doccia.
Luke mi passa un asciugamano in un gesto automatico.
- "lo so, lo so."
- "Devi giurarmi!" Mi interrompo per arrotolarmi l'asciugamano ingorno al corpo ed uscire dalla doccia. "Che non lo farai di nuovo. Sei proprio un deficente." Mi piazzo davanti allo specchio del lavandino e afferro una spazzola, bagnando il pavimento del bagno. "Che poi, fammi capire. Tu hai fatto a botte con un istruttore perché lui mi ha fatta finire in punizione?"
- "Per te questo ed altro principessa". Luke si alza e mi prende la mano, sporgendosi per porvi un bacio ma io gli sbatto la spazzola in testa.
Luke si ritrae subito:
- "cazzo Ester!"
- "Smettila di percularmi, e smettila di metterti nei guai per me." Inizio a pettinare i capelli zuppi. "Che poi, solo per dire, ho rischiato grosso aspettandoti sul tetto, se te la fossi risparmiata avrei rischiato molto meno."
- "Mi dispiace".
Poso la spazzola sul lavandino e scuoto i capelli.
Luke fa capolino nello specchio dietro la mia spalla.
- "stasera ci sballiamo sul tetto?'"
Sorrido.
- "credevo che non volessi mettermi in altri guai." un riccio mi ricade davanti agli occhi.
Luke fa spallucce.
- " forse, ma vederti felice è più importante, e i guai ti piacciono."
Sorrido e gli schiocco un bacio sulla guancia. So quanto gli costi mettersi nei guai: la sua famiglia lavora per mio padre da due generazioni: prima suo nonno, poi suo padre, che era diventato uno tra i più grandi Agenti Segreti dell'intera barca. Se mio padre avesse deciso di licenziarlo, per Luke sarebbe finita.
- "cosa ho fatto per meritarti?" Mormoro.
Luke mi da un bacio sul collo, per poi tornare a sedersi sul cesso.
Io riporto lo sguardo sul mio riflesso e faccio una smorfia.
- "devo farmi assegnare una missione". Mormoro
- "Lo so."
- "No, Luke davvero... se non mi promuovono all'esame di fine semestre, me la prenderò da sola".

All the lines she crosses 1- on my ownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora