Capitolo ventunesimo

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Pov di Caleb
Guardo con un sorriso la simulazione disintegrarsi tutt'intorno a me, mentre nascondo il piccolo microfono che tenevo in mano.
Ester si ritrova di nuovo nella sua ridicola tuta da combattimento, seduta a terra.
Si volta verso di noi senza alzarsi.
Le faccio l'occhiolino. Ester stringe i denti, prima di spostare lo sguardo su Hannes, seduto al tavolo accanto a me.
- "mediocre." Scandisce lui.
Mi volto a guardarlo.
- "mediocre?" Ripeto.
L'uomo si volta a guardarmi con un ampio sorriso a spaccargli le labbra.
- "diversi minuti per trovare la strategia, difficoltà ad applicarla-"
- "io ho contato cinque minuti di ricerca della strategia e pochi secondi ad applicarla, con danni collaterali decisamente minimi."
Hannes si alza, ponendosi di fronte a me. Metto su un sorriso compiaciuto non appena mi accorgo di essere di pochi centimetri più alto di lui.
-" undici." La voce di Ester alle mie spalle mi riporta alla realtà.
Mi votlo.
- "cosa?"
- "undici secondi per applicarla, una percentuale di danni che potrebbe sfiorare il quindici per cento." Spiega lei. "Avrei fatto di meglio se non fossi stata...distratta." La sua espressione resta impassibile.
Non l'avevo mai vista nascondere le sue emozioni in questo modo. Ester è la persona più caotica ed incazzata che conosco. Non riesce a nasconderlo.
Mi volto verso Hannes.
Ma contro di lui deve.
Irrigidisco la mascella.
- "molto bene." Dice Hannes. "Penso che tu possa andare adesso, Caleb. Io devo discutere alcune cose con Ester."
Mi volto verso di lei. Nessuna reazione.
Torno a guardare Hannes.
- "credo di poter restare." Dico.
Ester fa un passo verso di me e mi afferra il braccio, mentre l'espressione di Hannes si indurisce.
- "credo di no." Dice lui.
-" è sotto la mia supervisione, finché sarà mia allieva." Ribatto io.
- "sono io il suo responsabile"
- "siamo nella mia ora di lezione."
La presa di Ester sul mio braccio si fa più stretta mentre lei mi strattona indietro.
- "Ester." Sibila Hannes, continuando a guardarmi negli occhi. "Dì al ragazzo che può tranquillamente andarsene."
Sento Ester prendere un respiro.
Mi volto verso di lei. La maschera inespressiva si è incrinata. Apre la bocca come per parlare, come se sapesse cosa è meglio dire ma non ci riuscisse.
- "io-" la voce esce flebile, quindi si schiarsce la gola. "Io...non vorrei fare tardi a pranzo." Abbassa gli occhi.
- "non vorresti fare tardi a pranzo?!" Ringhia Hannes.
Il suo viso comincia a deformarsi per la rabbia.
- "Caleb-è-ora-che-tu-vada." Dice lei tutt'ad un fiato.
Mi volto verso di lei.
- "cosa?"
- "non c'è nulla di cui dovresti preoccuparti."
- "già Caleb, vai." Aggiunge Hannes.
- "vengo con te anche io." Aggiunge Ester. "L'ora d'esame è finita, in ogni caso."
L'espressione di Hannes perde ogni traccia di finta dolcezza. Si volta verso Ester e le tira uno schiaffo.
Osservo con orrore la sua mano abbattersi contro il suo viso, l'impatto che la costringe a voltarlo e gli anelli che le lasciano lividi violacei sulla guancia.
Ester volta la testa lentamente, singhiozzando...no, non singhiozzando, ridendo.
Allarga le braccia.
- "ti senti tanto meglio adesso?" Esclama, la maschera di poco prima è caduta a terra e si è rotta in mille pezzi, rivelando la sua rabbia.
È come se si fosse rasseganta ad essere colpita, ma non ad essere umiliata.
Vedo hannes caricare un altro schiaffo, ma questa volta lo intercetto.
Non la toccherà. Mai più.
Afferro il polso di Hannes e lo spingo indietro con tutta la forza che ho, facendolo barcollare indietro di qualche passo.
- "non tocchi mai più la signora Barbossa." Scandisco.
Hannes fa una risata nervosa.
- "andiamo, ragazzo! Se l'è meritato! Non dirmene che non gliene dai qualcuna anche t-"
Lo colpisco alla mascella.
Cade a terra, stordito.
- "andiamo, ragazzo." Ringhio. "Te lo sei meritato."
Detto questo mi volto ed esco dalla palestra, senza guardarmi indietro.

POV di Ester
Sto rimescolando il purè di patate scadute nel piatto da circa mezz'ora .
Sono in una situazione alquanto complessa: io sto evitando Parker perché l ho tradito, per la seconda volta. Caleb sta evitando me perché è uno stronzo e Hannes non si è fatto vedere da quando Caleb gli ha smontato la mascella, dimostrando che ho detto a qualcun'altro quel che mi faceva... perlomeno questo protegge caleb dall'essere denunciato per l'aggressione ad un superiore, può dire di averlo fatto per difesa di una sua allieva. Per ora.
Mi fa male la guancia.
Sento il legno della panca sulla quale sono seduta scricchiolare quando qualcuno si siede vicino a me. Mi volto pigramente, aspettandomi di vedere Tina o Brigitta, ma invece mi ritrovo davanti un ragazzo biondo con la faccia da angelo, che mi sorride come se questo fosse il giorno più spensierato della sua esistenza.
Strabuzzo gli occhi.
Si sente che mi batte il cuore a mille? Apparentemente no, dato che Parker mi prende il mento tra due dita e mi bacia come se nulla fosse.
In quel momento tutta la preoccupazione ed il senso di colpa mi scivolano addosso come cera. Lui è il mio ragazzo, e mi piace da morire. Solo questo importa.
E poi, le spie non dovrebbero innamorarsi, il fatto che io lasci le opzioni aperte è sano.
Ma chi vuoi prendere in giro?
Mi stacco da Parker e gli passo una mano tra i capelli.
- "hai preso a botte qualcuno?" Chiede lui, scostandomi alcune ciocche di capelli da davanti agli occhi.
- "cosa te lo fa pensare?" Rido io.
Lui mi sfiora la guancia con il pollice, provocandomi un brivido.
- "hai dei lividi."
Apro la bocca per parlare, ma non so cosa dire.
Parker piega la testa di lato.
- "non avevi una simulazione importante sta mattina? Come hai fatto a-"
- "sono stato io." Dice qualcuno alle mie spalle.
Mi volto a vedere Caleb, appoggiato al tavolo come se fosse suo, che sorride a Parker come se avesse vinto una qualche sfida tra i due di cui solo lui è a conoscenza.
Parker mi prende la mano.
- "tu le hai fatto questo?"
Caleb annuisce tranquillo.
- "ha chiesto di fare un piccolo corpo a corpo di allenamento e non è riuscita a parare il mio colpo. Si è divertita molto con me però." Abbassa gli occhi su di me e li fissa nei miei. "Non preoccupati."
-" è naturale che mi preoccupi se la mia ragazza è ferita." Ribatte Parker, lasciandomi un tenero bacio sulle labbra.
Caleb fa una smorfia.
Lo guardo divertita. Caleb fissa gli occhi nei miei.
- "avrei voglia di farmi una canna." Mormora Caleb.
Parker lo guarda scettico.
"Novellina sei meglio di una canna." I ricordi di questa notte mi provocano una vampata di calore che mi risale fino alle guance.
- "dovresti andare a fartene una, allora." Dico stizzita.
- " è proprio quello che sto cercando di fare." Caleb abbassa lo sguardo sulle mie labbra. "Farmi una canna."
Poi sorride e gira sui tacchi, andandosene con la stessa tranquillità con la quale è arrivato.

All the lines she crosses 1- on my ownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora