Rabbrividisco.
Non saprei dire se per l'arrivo dell'inverno, o per lo scontro appena avuto con Hannes. Non so da dove io abbia tirato fuori il coraggio di dirgli tutte quelle cose...
Dopo che se ne è andato, sono tornata in mensa e ci sono rimasta per quasi mezz'ora, solo per cercare di capacitarmi dell'accaduto. Poi ho deciso di rientrare in cabina, dato che probabilmente Luke non sarebbe tornato prima delle due.
Vedo la scintillante porta nera della mia camera alla fine del corridoio e mi si scalda il cuore.
Finalmente.
Sono ormai a pochi passi, quando sento una mano premere con violenza contro la mia bocca mentre un braccio mi cinge la vita, sollevandomi da terra.
Inizio a dibattermi, cercando di urlare, anche se con la bocca tappata somiglia più ad un muggito.
La mano che mi stringe la bocca mi tappa il naso, bloccandomi la respirazione e così la fuoriuscita di qualunque suono.
La pura si impossessa di me.
È Hannes?
Cerco di mettere in pratica delle mosse di difesa, mentre il mio rapitore mi trascina a ritroso per il corridoio, ma è come se prevedesse le mie mosse.
Riesco ad assestargli un pugno in quello che credo sia il suo occhio, mentre il fiato comincia a farsi corto.
Mi si fanno lucidi gli occhi. Non posso farmi prendere di muovo da Hannes, non posso! Dov'è Luke?!
- "Ahi!" Esclama il rapitore sottovoce. "Piantala di fare casino! Sono io!"
Sono io?! Che cazzo significa chiunque può essere io.
Continuo a dimenarmi, mentre il mio rapitore svolta in un corridoio, e per un altro ancora.
Sembrerebbe che sia diretto al ponte.
Forse non è Hannes, ma mi vuole semplicemente prendere come ostaggio.
Tra poco sarò a corto di fiato.
Finalmente il mio rapitore si ferma, poggiando la schiena contro la parete. Sembra affiatato.
Posa la bocca sul mio orecchio, provocandomi un brivido.
È pure un pervertito!
"Ok." Ansima. "Ora ti lascio andare ma non urlare."
Annuisco con forza, devo respirare o sverrò.
Il mio rapitore mi lascia andare.
Sollevata, prendo una boccata d'aria, per poi girarmi immediatamente e tirargli una ginocchiata al basso ventre.
Lui si piega in due con un gemito.
Mi preparo a scappare...ma poi lo guardo meglio. Non è Hannes. Non è nemmeno un rapitore a caso, è Caleb.
- "cazzo, Novellina." Mormora, raddrizzandosi. "Ti ho detto che sono io!" Lagna.
- "io potrebbe essere chiunque!" Protesto, gettando le braccia in aria. "Che cazzo ti salta in testa di rapirmi così?" Esclamo poi.
- "stavo cercando di aiutarti-"
- "rapendomi?"
- "fammi finire!"
Incrocio le braccia, aspettando che mi dia una risposta.
Non riesco a distinguere bene la sua espressione, dato che siamo immersi nella penombra. Vicino a me c è la porta che conduce al ponte della nave.
- "qualcuno che voleva darti una lezione ti stava aspettando davanti alla tua porta." Spiega Caleb.
Sbianco.
- "chi?" Chiedo piano.
Caleb volta la testa, come se la mia domanda lo rendesse nervoso.
- "non lo so." Cede infine, riportando la testa verso di me. "Era sicuramente un uomo adulto però, anche piuttosto grosso."
Mi scappa un gemito di sconforto.
- "non è possibile." Mormoro voltandomi, le mani tra icapelli. "Che cazzo ho nel cervello?!"
- "non puoi tornare in camera tua." Dice Caleb, dietro di me.
- "wow, grazie Sherlock! Non ci sarei mai arrivata da sola!" Esclamo senza voltarmi. "Devo trovare Parker."
Caleb ride sprezzante.
- "chi? L'angioletto con la faccia da fesso che giocava a basket in mutande?"
- "proprio lui." Confermo, voltandomi. "Il mio ragazzo."
Lo sguardo sgomentos sul viso di Caleb mi fa sorridere soddisfatfa, ma mi volto subito e apro la porta per uscire sul ponte.
Caleb mi segue a ruota.
- "oh merda, Novellina non puoi passare la notte nella camera di uno che conosci da un giorno!"
- "perché no? L'ho già fatto." Esclamo, camminando dritto per il ponte.
- "perché non è sicuro. Potrebbe essere un pazzo!"
- "so difendermi da sola." Mi fermo davanti ad una scala a pioli che da sul tetto e mi volto verso di lui. "Perché ti importa tutt'ad un tratto?"
- "mi importa che arrivi viva alla seduta di allenamento con tuo padre!"
Roteo gli occhi e mi metto a salire la scala a pioli.
- "Ester!" Esclama Caleb, cercando di afferrarmi una caviglia. "Non puoi salire sul tetto!"
Guardo in basso, incrociando il suo sguardo.
- "allora fammi da palo."
- "sei proprio una novellina."
- "e tu sembri una madre con l'ossessione del controllo."
Raggiungo il tetto e mi levo la felpa: fa un freddo cane e soffia vento ma è rossa, troppo appariscente.
Mi sporgo dal tetto.
- "hey, Caleb!" Esclamo. "Prendi questo." Lascio cadere la mia felpa, che Caleb prende al volo.
- "se sopravvivi lì sopra ti ammazzo io quando torni!" Mi avverte lui.
- "rilassati, ciccio, lo faccio tutti i giorni."
Mi guardo intorno.
Dal tetto si ha un ottima prospettiva dell'esterno della barca, e sono piuttosto sicura che la festa di Parker si svolga all'esterno. Eppure non vedo niente.
- "Novellina!" Mi chiama caleb.
- "Che c'è?"
- "non troverai il tuo fidanzatino lì."
Mi sporgo dal tetto per guardarlo, senza capire. Caleb tende un braccio davanti a lui, puntando qualcosa verso l'acqua buia.
Mi sporgo cautamente verso il punto indicato.
Ci metto un paio di secondi ad identificarlo, ma poi lo vedo: un gommone bianco illuminato, che si dirige verso la costa.
Ho un tuffo al cuore, ecco di cosa si trattava: una festa sulla costa. Se tutto va bene lo rivedrò domani, ma non è solo questo, è anche invidia, perché io una festa sulla costa non l ho mai fatta. Ballare a piedi nudi nella sabbia, accendere un fuoco....non ho mai provato queste cose.
- "dai Novellina, vieni giù!" Grida Caleb.
Mi pizzicano gli occhi, ma sicuramente è il vento.
- "fottiti!" Gli grido di rimando.
Non sento nessuna risposta. Meglio così.
Mi siedo, stringendo le gambe al petto.
- "è bello essere tornati al caro vecchio odio." Esclama caleb.
Volto la testa e me lo trovo davanti.
Impreco silenziosamente.
- "scendiamo da qui, novellina." Dice caleb.
- "va pure, nessuno ti ferma."
- "ti serve un posto in cui dormire."
- "eccolo il mio posto!"
- "ti verrà un ipotermia."
- "Poco male! Vorrà dire che dormirò in un corridoio!"
- "Lui ti troverà"
- "Andrò in cantina!"
-"È pattugliata."
Lancio un grido di frustrazione.
- "allora resterò qui ad avere freddo!"
Caleb sorride.
- "adoro con quanta facilità perdi la testa."
Non ci vedo più e gli tiro un pugno, facendogli voltare la testa.
Si volta, molto lentamente.
- "non fare la bastarda"
Gli tiro un altro pugno, e uno ancora, e ancora, finché non è costretto a contrattaccare. Ci lanciamo in un corpo a corpo, comincio rapidamente a perdere vantaggio, finché caleb non mi afferra i polsi e mi blocca a terra.
Mi dibatto con tutte le mie energie residue.
- "smettila adesso!" Esclama Caleb. "Basta"
Lo fisso negli occhi. Vorrei insultarlo, ma non ho più energie nemmeno per fare quello.
- "non devi dormire sul ponte." Aggiunge Caleb. "Dormirai nella mia camera."
Apro subito la bocca per protestare.
- "e non dire che preferisci morire assiderata." Mi precede.
- "ti odio." Sputo.
Caleb sorride.
- "hai qualcun altro a cui chiedere?"
Volto la testa dall'altra parte.
- "come pensavo." Dice Caleb. Sporge il viso verso di me. "Non chiederai aiuto proprio a nessuno, perché sei troppo orgogliosa per farlo."
Riporto lo sguardo su di lui.
- "come facevi a sapere dove si trova la mia cabina?" Chiedo.
Caleb finalmente mi lascia andare.
- "poco importa. Andiamo" si volta e va verso le scale a pioli.
Mi poggio indietro sui gomiti, restando per metà sdraiata.
- "come sarebbe a dire poco importa?"
Caleb mi guarda stizzito.
- "vuoi il mio aiuto o no?"
Ammutolisco.
- "allora non fare domande." Dice lui.
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All the lines she crosses 1- on my own
Action"Non amare, non temere, segui gli ordini". Questo è il vangelo di ogni agente segreto. Per quanto la situazione sembri disperata, attenersi sempre agli ordini. Ma per Ester Barbossa non è così facile. Soprattutto se gli ordini dicono che non sei abb...