Capitolo ventisettesimo

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POV di Caleb.
Non ho aspettato Ester sottocoperta. Me ne sono andato appena l'ho vista avvicinarsi a me ed allontanarsi da Amber.
Non è che sono arrabbiato, semplicemente ho di meglio da fare e penso che l'occhiataccia che le ho lanciato prima sia sufficente ad ammonirla.
O almeno lo spero.
Buttarsi in mare senza permesso non è solo pericoloso se la barca si sta muovendo, ma è anche fortemente proibito, ci sono delle vedette, delle videocamere.
Io sono un agente promosso. Nessuno si è fatto troppe domande per il mio tuffo di qualche giorno fa. Un agente molto vecchio, addetto alla vedetta da qualcosa come un secolo e mezzo, mi è venuto a porre delle domande di routine, ma niente di più.
Ester non è agente promossa, non può allontanarsi dalla barca. Specialmente dal momento che è la figlia del capo.
Comunque, non sono affari miei.
- "alza di più la gamba per colpire!" Esclamo al ragazzino che si sta allenando davanti a me. Sono ore che lo alleno ormai, Avrà pressoché undici anni, la pelle scura e una cascata di riccioli neri che gli cadono sulla testa.
- "ti faresti ammazzare con un aggressore vero." Sorrido, prendendogli il braccio.
Lui si libera dalla mia presa.
- "non è vero!"
- "Matt.."
Il ragazzino sbuffa e incrocia le braccia.
- "è ora che torni in camera e ti fai una doccia. Tra poco c'è la cena." Dico.
- "no, devo continuare finché non sono perfetto, è quello che vorrebbe un buon istruttore." Protesta lui.
- "no, un buon istruttore ti direbbe di andare a cena e ricominciare domani. Ora vai, o il buon istruttore ti manda alle lavate di testa."
Matt mi lancia un mezzo sorriso che ha qualcosa di estremamente canzonatorio.
- "ok, prof!"
- "e non prendermi in giro." Lo afferro e comincio a fargli il solletico. Lui riesce a liberarsi e corre verso la porta.
- "Caleb!" Si volta verso di me.
- "che vuoi?"
- "sono contento che tu sia mio fratello e non il mio istruttore."
Sorrido.
- "perché come istruttore fai schifo." Aggiunge prima di dileguarsi.

POV di Ester
Mi guardo intorno con circospezione. Il corridoio è vuoto.
Esco rapidamente sul ponte, cercando Amber con lo sguardo. Guardo l'orologio. 10:05.
Alzo la testa.
Sento dei passi alle mie spalle, mi giro e tiro un pugno.
Amber lo blocca a mezz'aria.
- "qualcuno è teso vedo."
Mi stringo le braccia al corpo, mentre il vento mi scompiglia i capelli.
- "non rompere." Borbotto.
Amber sorride.
- "hai quello che ti ho chiesto?" Sbotto.
Tende avanti la mano e la apre, rivelando una chiavetta usb verde mela grande quasi quanto il palmo della sua mano.
Faccio per prenderla.
- "aspetta" Amber ritira la mano. "Voglio la certezza che tu rispetti il nostro accordo"
- "per l'amor del cielo, Amber! Rispetterò il tuo accordo di merda! Dammi quella cosa!"
Lei alza la mano sopra la testa, portando la chiavetta fuori dalla mia portata.
- "avrebbe senso che tu evitassi di metterti nei guai con Hannes." Continua lei.
- "mi ha mai fermata fin ora?" Chiedo, saltellando come un idiota nel tentativo di recuperare la mia chiavetta. Potrei farla cadere e strappargliela dalle mani, ma viste le mie condizioni non mi sembra un ottima idea combattere.
- "no, ma ti fermerà adesso." Risponde Amber. "Non sono stupida, Ester, mi sono accorta che sei ferita." Inaspettatamente abbassa la mano e mi colpisce in pancia.
Mi piego in due con un conato.
Amber si abbassa.
- "sei lenta, ma non cosí lenta." Mi dice all'orecchio. Faccio appello a tutta la mia forza di volontà per raddrizzarmi.
- "non e stato lui." Biascico.
- "quale parte di "non sono stupida" non hai capito?" Si avvicina al parapetto.
- "non è stato lui, sono finita in punizione-"
- "e chi ti ci ha messa, sentiamo?"
Resto muta.
Amber sorride.
- "come pensavo."
Non resisto più e gli tiro un calcio sullo stinco con tutta la forza che ho, Amber ringhia e indietreggia, appoggiandosi al parapetto.
- "vuoi la tua chiave?" Urla. "Allora prendila, puttana." E con un gesto, lancia la chiave oltre il parapetto e giù nel mare.
Non ci penso due volte, scavalco il parapetto e mi butto in acqua.
Sento Amber ridere mentre atterro nell'acqua scura.
Per cinque, orribilmente stressanti, secondi non vedo la chiavetta, poi noto qualcosa di verde chiaro affondare sotto la superficie alla mia destra e mi tuffo subito in acqua, nuoto verso il fondale scuro finché non la raggiungo, a malapena in grado di vederla, gli occhi irritati dal sale. Finalmente chiudo le dita intorno a quel dannato rettangolo verde mela, e mi spingo verso la superficie, i polmoni in fiamme.
Riemergo e prendo una boccata d'aria, annaspando per qualche secondo e cercando di rimettere la vista a fuoco.
Grazie al cielo la barca è ancora vicina. Nuoto nell'acqua orribilmente scura con tutta la forza che mi resta fino al ponte inferiore, e mi attacco al parapetto.
Amber sbuca davanti a me e mi afferra per la collottola, tirandomi fuori dall'acqua con non so quale forza e portando il mio viso allo stesso livello del suo.
Mi pianta le unghie nella schiena, faccio una smorfia, aggrappandomi al parapetto con le braccia
- "rispetta il nostro accordo, Barbossa. Rispettalo, o ti giuro che la tua vita e la missione del tuo prezioso amico Luke, saranno finite."
Mi lascia andare improvvisamente e io ricado verso il basso, slogandomi una spalla per restare attaccata al parapetto.
Mi arrampico con difficoltà su di esso e cado dall'altra parte. Resto distesa a terra per qualche secondo, prima di alzarmi e correre verso lo spogliatoio più vicino.
Mi chiudo la porta alle spalle e comincio a passare il phon su capelli e vestiti. Nel frattempo mi tolgo i pantaloni e li metto ad asciugare su un termosifone.
Sento dei passi rimbombare fuori dallo spogliatoio. Non ho abbastanza tempo.
Mi rimetto i pantaloni e infilo sopra la maglietta ancora bagnata un maglione abbandonato su un attaccapanni da qualcuno, ignorando come meglio posso il dolore alla spalla. Mi guardo allo specchio, grazie a dio la parte superiore dei miei ricci si è asciugata, non si direbbe nemmeno che sono bagnati...a meno di toccarli certo.
Esco dallo spogliatoio giusto in tempo per evitare di incrociare una classe di giovani agenti. Risalgo a passo spedito i corridoi, diretta verso la mia stanza.
Mi guardo alle spalle per controllare che Amber non mi stia seguendo e... avrei fatto meglio a guardare avanti perché sbatto contro qualcuno.
- "basta camminarmi addosso." Borbotto, alzando la testa a vedere chi cazzo è che mi ha sbattuto contro,
- "ciao novellina, vai da qualche parte?"
Cazzo cazzo cazzo cazzo.

All the lines she crosses 1- on my ownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora