Capitolo diciannovesimo, parte due

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POV di Caleb
Non so quando esattamente siamo finiti sul mio letto, non so quando esattamente ho perso anche i pantaloni, so solo di essere in uno stato di beatitudine, sdraiato sul mio letto con Ester sopra di me che mi bacia come se non pensasse a nessun altro.
Ed una parte di me spera davvero che sia così.
Le infilo le mani sotto la maglietta mentre lei comincia a baciarmi il collo.
Le sfioro ogni parte del busto, il petto, le costole, il reggiseno.
Afferro i lembi della maglietta e gliela sfilo da sopra la testa, Ester non oppone resistenza.
Mi metto a sedere sul letto e la tiro a me, prendendola in braccio. Cerco di ignorare il fatto che siamo nudi dalla vita in giù e la circondo con le braccia, armeggiando con il gancio del suo reggiseno nero.
Sento il respiro di Ester farsi ancora più accelerato, il che mi spinge ad andare avanti e liberarla da quell'ultimo pezzo di stoffa.
Perdo qualche minuto a contemplarla, mentre il reggiseno le scivola via dalle braccia, fermandosi ai polsi prima che lei lo lanci via.
- "sei bellissima." Dico.
Ester sorride.
Le sfioro il petto con una mano, facendola trasalire.
- "sei ancora sicura di volerlo fare?" Chiedo.
- "ti avrei già dato un calcio nelle palle altrimenti, e lo sai." Risponde lei.
Per qualche strano motivo questa sua affermazione non fa che eccitarmi. Mi sporgo verso il comodino all'angolo del letto e apro il cassetto.
Per fortuna c'è un preservativo dentro.
Ester mi fa spazio, osservandomi mentre lo apro.
- "cos'è, vuoi darmi una mano?" Chiedo.
Lei mi lancia uno sguardo malizioso.
- "forse posso dartene due." Risponde.
Prima che mi possa rendere conto di quel che ha detto, avvolge le mani attorno al mio-
- "cazzo, è enorme." Si fa sfuggire.
- "grazie." Rispondo con un sorriso.
Ester comincia a muovere le mani ed il mio sorriso si tramuta immediatamente in un ansito. Le metto una mano sulla vita e la tiro verso di me, sfiorandole il seno con la punta delle dita mentre lei continua a muovere le mani.
- "cazzo, novellina." Gemo.
Ester toglie lentamente le mani mani per afferrarmi il viso e baciarmi.
- "ora infilati quel coso." Ordina.
Sorrido strafottente e faccio come ha detto, il desiderio che provo è palpabile, doloroso. Le afferro le cosce e la attiro verso di me, agganciando le sue gambe intorno alla mia vita. Ester mi cinge il collo con le braccia.
- "lo hai fatto prima?" Chiedo, pur sapendo che probabilmente lei ed il suo ragazzo lo avranno senza dubbio già-
- "no."
- "cosa?"
Ester rotea gli occhi.
- "non farne un dramma, mi sono limitata ad i preliminari perché era meglio cosi, adesso sta zitto e fottimi."
- "sai come eccitarmi, novellina."
Ester sorride, saccente.
Le prendo i fianchi e la sollevo leggermente, portandola sopra di me, mentre io poso la schiena alla testiera del letto.
- "farà male, all'inizio." Avverto.
Ester annuisce.
- "lo so."
Lentamente, la abbasso su di me, ed entro dentro di lei.
Una scarica di piacere mi investe quasi subito, ma continuo a tenerla sollevata con le braccia per evitare di andare troppo oltre e farle male.
Vedo il viso di Ester contrarsi. Con gli occhi chiusi, posa una mano vicino alla mia testa e con l'altra mi artiglia il braccio. Poi pian piano vedo la sua espressione distendersi, e mutare da dolore a piacere.
Comincia a muoversi su di me.
- "lasciami andare." Sussurra.
- "solo se apri gli occhi."
Ester spalanca gli occhi, rivelando il meraviglioso colore azzurro tempesta che vi brilla dentro. Le lascio i fianchi, andando più a fondo dietro di lei. Un ondata di piacere mi investe mentre le afferro il sedere con le mani per accompagnarla nei movimenti, che si fanno sempre più rapidi e scomposti. Ester geme.
Le farfalle nel mio stomaco si dimenano ameno quanto Ester si dimena su di me.
- "cazzo novellina, sei meglio di una canna." Mormoro. In risposta Ester comincia a muoversi sempre più rapidamente, accompagnata dalle mie anche, finché sento fin troppo bene che sto raggiungendo il culmine.
Vedo i lineamenti di Ester contrarsi quando apre la bocca e viene, l'ultima ondata di piacere mi porta a finire con lei. Abbassa la testa sul mio petto, mentre rallentiamo i movimenti poco a poco.
Anche se mi sento i muscoli in pappa, prendo Ester per i fianchi e la sollevo delicatamente, uscendo da lei e poggiandola accanto a me sul letto. Ester sta qualche secondo in silenzio, poi si alza.
- "vado un attimo al bagno." Annuncia, prima di sparire nel bagno.
Io intanto scanso le coperte e riordino la stanza, piegando i suoi vestiti finiti a terra e poggiandoli su una sedia.
Sento l'acqua scorrere dalla doccia e qualche minuto dopo Ester apre la porta, un asciugamano arrotolato intorno al corpo e delle goccioline d'acqua che ancora le bagnano le spalle.
Poggio un pigiama sul letto.
- "tu mettiti a letto, io vado a lavarmi."
- "chi ti dice che io abbia intenzione di dormire qui?"
- "devi riposare prima della giornata di domani. Ti darò le chiavi della tua camera appena ti svegli." Ester resta sempre ferma all'uscio del bagno. "Oppure vuoi scappare via mezza nuda come l'altra volta?"
Ester stringe le labbra.
- "fanculo." Borbotta, dirigendosi verso il letto. Io mi chiudo in bagno e mi infilo sotto l'acqua fredda.
Ester Barbossa era vergine.
E ha deciso di finire questa cosa...con me.
Sorrido e mi asciugo rapidamente, infilandomi un pigiama per poi uscire dal bagno.
Ester ha spento tutte le luci tranne quella dell abat-jour ed è sotto le coperte.
Ha gli occhi chiusi, ma so che finge di dormire,
- "come ti senti?" Chiedo, sdraiandomi al suo fianco.
Passano diversi secondi prima che lei mi risponda.
- "bene."
Forse è proprio questo il problema.
Mi sporgo verso di lei per spegnere la lampada, poggiata sul comodino dal suo lato del letto. La stanza piomba nel buio.
Poggio la testa sul cuscino.
- "posso...posso abbracciarti?" Sussurro.
- "credo di si."
Le passo una ciocca di capelli dietro l'orecchio, poi la attiro a me, abbracciandola.
- "buonanotte."
Non risponde.


POV di Parker
La pistola mi cade sul piede con un tonfo.
Impreco tra i denti. Mi chino a raccoglierla e la rimetto nel fodero dei pantaloni.
Maledetti segnali di emergenza.
Esco dalla mia cabina di folata e mi precipito sul ponte. Lì ci sono altri cinque agenti, armati come me e disposti a cerchio. Mi unisco a loro e resto immobile, sull'attenti.
Passano diversi minuti prima che arrivi Bond, seguito da due agenti vestiti di nero, anch'essi armati.
Che diavolo è successo, Bond?
Si ferma davanti a me, lo sguardo rivolto al mare.
Mi domando se sappia che sono il ragazzo di sua figlia, come reagirebbe se lo sapesse...
Qualcosa colpisce il fianco della barca con un tonfo.
Immediatamente tutti e cinque gli agenti si allineano, e puntiamo le pistole sul mare.
Bond alza una mano, liquidandoci.
Abbasso la pistola e tendo le orecchie.
Qualcosa sta risalendo il fianco della barca..no non qualcosa, qualcuno. Sento come dei sospiri... no, singhiozzi.
Una mano, seguita da una sagoma, si issa sul cornicione, poi cade rovinosamente sul ponte.
Bond si avvicina alla sagoma, nel buio non riesco a capire cosa stia facendo.
Si alza.
- "tu, rianimala." Ordina, indicando una ragazza alla mia destra.
È una donna, dunque.
- "voi." Continua Bond. "Avvicinatevi."
L'intera riga si fa avanti, e finalmente riesco a vedere di chi si tratta.
Il mio cuore perde un battito: è Fatima.
L'agente sembra essere finalmente riuscita a rianimarla. Fatima si rizza a sedere e sputa acqua sul bianco candido del ponte. È macchiato di rosso adesso.
- " la squadra!" Esclama. "La missione in Uruguay-tutti dispersi! Luke!"
Bond le preme una mano sul collo con un gesto fluido, e mi accorgo troppo tardi che tra le mani teneva una siringa. Fatima si affloscia di nuovo a terra.
- "portatela in infermeria." Ordina Bond. Due agenti si fanno avanti e la sollevano.
- "Andres." Apostrofa Bond. Uno degli agenti in nero che lo hanno scortato sul ponte si fa avanti. "Cataloga il caso, cinque agenti dispersi, una ferita. Probabilmente è arrivata qui a nuoto ed a giudicare dal sangue nella bocca potrebbe essersi morsa diverse volte la lingua: sicuramente c'è stata un'aggressione corpo a corpo, e a giudicare dalla mancanza d'armi probabilmente sono state utilizzate anche quelle. Chiamami non appena i medici avranno completato un rapporto. Segnala gli agenti dispersi."
L'agente annuisce, prendendo nota del monologo di Bond.
- "oh, e chiama Val, deve sapere che suo figlio Luke è disperso." Aggiunge.
- "dovremmo avvertire sua figlia, signore ?" Domando.
Bond alza lo sguardo su di me.
Per qualche secondo mi guarda in silenzio, come se fossi un moscerino sul suo completo nuovo.
- "no." Risponde infine. "Non una parola del suo stupido amico."
Annuisco, mentre Bond lascia il ponte e torna nella barca.

All the lines she crosses 1- on my ownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora