POV di Ester
Non so quando esattamente avessi preso la decisione di fermare Caleb.
Non so perché avessi preso quella decisione.
Fatto sta che quando l'ho visto avvinghiato a quella specie di modella di victoria secret non ho trovato nulla di meglio da fare se non fermarli.
- "Caleb!" Esclamo.
Quando si volta a guardarmi ha i capelli scompigliati e le labbra gonfie...ricorda molto la faccia che aveva la notte che ho passato in camera sua.
Concentrati.
- "mi spieghi che cazzo fai?" Continuo. "La lezione è cancellata?" Mi affretto ad aggiungere.
Non voglio sembrare una pazza gelosa.
Gelosa di cosa, poi?
- "Ester, che cosa...?" Mormora Caleb con voce roca.
Continuo a fissarlo come se mi aspettassi una risposta.
Caleb torna a guardare la modella che tiene tra le braccia, che sembra essere ancora più confusa di lui, poi torna a voltarsi verso di me.
- "no...no non è cancellata." Fa un passo indietro, affiancandomi ed allontanandosi dalla ragazza. "Scusa." Aggiunge, anche se non so se sia per me o per la modella, che gli scocca un occhiata sprezzante e lo supera con una spallata un po' troppo violenta.
Restiamo in silenzio finché non svolta il corridoio e ci ritroviamo da soli.
-" ho trovato l'erba!" Esulto poi.
- "cos'era quel teatrino?" mi ignora lui.
Faccio l'ingenua:
- "che teatrino ?"
- "quello che hai allestito per separarmi da Maribel." Un mezzo sorriso canzonatorio prende forma sul suo viso. "Non sarai mica stata gelosa?" Chiede, fissandomi negli occhi.
Potrei annegarci nel nero dei suoi occhi.
È solo un presuntuoso pezzo di merda:
Scoppio a ridere per allentare la tenzione.
- "io?" Chiedo, più provocante ancora del suo sorriso. "Ti piacerebbe." Esclamo
Comincio a camminare, mentre lui mi segue lentamente.
-" vuoi dirmi che non ti ha fatto nessun effetto?" Chiede lui.
- "certo che si: urgenza di disinfettarmi gli occhi."
- "quindi non avresti voluto essere al suo posto?"
- "no."
Silenzio.
L'ho zittito. Finalmente.
Ma inaspettatamente, mi afferra il polso e mi tira indietro, facendomi sbattere la schiena contro il suo petto per poi circondarmi il corpo con le braccia.
Posa il mento nell'incavo del mio collo e avvicina la bocca al mio orecchio, solleticandomelo quando sussurra:
- "quindi vorresti farmi credere che vuoi disinfettarti gli occhi anche adesso?" Posa le labbra sul mio collo.
Degludisco, mentre una miriade di scintille mi si spargono per il corpo.
- "esatto." Dico piano.
So che sta sorridendo, adesso. Perché sa che non è vero.
Ma lo è?
Caleb infila una mano sotto la mi felpa, tracciandomi dei cerchi sulla pelle della schiena, provocandomi brividi per tutto il corpo. Arriva appena sopra l'elastico delle mutande.
- "va bene, allora." Sussurra. Posa le labbra sul mio orecchio "se è quello che vuoi."
Mi lascia andare, e una sensazione di gelo mi investe là dove prima il suo corpo mi trasmetteva calore.
- "sarà meglio che io vada." Dice Caleb
Mi riscuoto.
- "sì, devo andare anche io."
- "studi per domani?"
- "no." Dico voltandomi e piantando lo sguardo nel suo. "Ho un appuntamento."Tiro un pugno contro lo specchio del bagno di Luke.
Se non la smetto mi rovinerò le nocche.
Non riesco a trovare un modo per rendere decenti i miei capelli! Sono una gigantesca massa informe.
Perché non li ho lavati quando potevo?!
Provo a stritolarli in una treccia per la terza volta e finalmente non fa schifo.
Sento bussare sulla porta.
Traggo un respiro profondo. È il mio primo vero appuntamento. Con il mio primo bellissimo ragazzo.
Non mandare tutto a puttane come fai sempre.
Liscio le pieghe del vestito nero che ho rubato a Brigitta e apro la porta. Mi ritrovo davanti una versione di Parker tirata completamente a lucido: ha una camicia un po'sbottonata e dei pantaloni neri, i capelli biondi gli spiovono sugli occhi, rendendoli di un azzurro scuro quasi quanto il mio.
Gli si illumina lo sguardo quando mi vede, mi passa dolcemente una mano sulla guancia e mi attira a sé.
- "ho la ragazza più bella del mondo." Mormora a pochi centimetri dal mio viso, prima di posare le labbra sulle mie.
Mi allontano e ridacchio, prima di uscire dalla stanza.POV di Luke
Uno sparo fa saltare la terra vicino al mio piede, schizzandomi di fanghiglia.
Scarto di lato e rotolo a terra, strisciando verso la boscaglia.
Un altro sparo, mi sfiora, questa volta.
Caccio un ringhio tra i denti e mi afferro la gamba: posso vedere una striscia rosso sangue attraversarmi la coscia.
Porca puttana.
Sono dappertutto.
Gli spari continuano a scalfire la terra secca tutto intorno a me. Mi guardo intorno, cerco di individuare i cecchini ma vedo solo alberi circondarmi.
Questa missione è molto più seria di quanto non ci abbiano fatto credere.
Cerco a terra qualcosa con cui difendermi, un sasso da tirare, qualsiasi cosa.
Niente.
Mi attacco ad un albero e comincio ad arrampicarmi. Devo mettermi in salvo, devo, devo.
Un proiettile mi passa pericolosamente vicino all'orecchio. Continuo a salire.
Riesco a vedere più distintamente il paesaggio sottostante: c è un fiumiciattolo poco avanti.
Un altro sparo.
Salto sull'albero successivo, preso dal panico.
Atterro sulla corteccia dura e mi stringo al tronco con tutte le mie forze. Sento le scheggie conficcarmisi ovunque, nelle mani, sulla guancia, atraverso il tessuto della maglietta, un tempo protetta da un giubotto antiproiettile. Ovunque.
Ignoro il dolore.
Continuo a saltare all'albero successivo, e a quello dopo ancora, ignorando i lividi ed i tagli, finché non arrivo davanti al fiumiciattolo.
Ti prego fa che porti ad un villaggio.
Gli spari sono dietro di me ora, forse potrò mettermi in salvo-
Un grido squarcia l'aria, denso come fumo, violento come un coltello.
Conosco quella voce.
- "FATIMA!" Grido.
Non faccio nemmeno in tempo ad accorgermi del mio errore madornale, non ho riflettuto.
Non amare.
All'improvviso questo comandamento assume un senso.
Ma ormai non ha più importanza, perché è troppo tardi.
Un proiettile colpisce la base del ramo al quale sono appoggiato. Mi stringo al tronco.
Un secondo sparo mi graffia il braccio. Schizzandomi la guancia di rosso e provocandomi un dolore acuto.
Serro gli occhi.
Mi dispiace, Ester.
Il terzo sparo mi colpisce alla schiena, poco distante dalla spina dorzale, sotto l'ombelico.
Il suono arriva prima del dolore. Poi anche quello si fa strada: un agonia lancinante mi assale la pancia e la schiena, irradiandosi in tutto il corpo.
Mi si mozza il fiato, mi allontano dal tronco, abbasso lo sguardo sulla ferita.
Sangue. Tanto. Troppo.
Mi si annebbia la vista.
Non.cadere.
E invece è proprio quello che faccio, scivolo dal ramo e cado nel ruscello, affondando nell'acqua, finalmente privo di dolore e conoscenza.POV di Ester
- "è stata una bella serata." Dico, sfarfallando le palpebre verso Parker.
Ha insistito per riaccompagnarmi alla mia stanza, da bravo gentiluomo.
Ciò che lui non sa, è che io non ho le chiavi della mia stanza, dato che le ho lasciate nella stanza di Caleb dopo una notte di cui Parker, ovviamente, non deve sapere nulla.
Intreccio le dita in quelle di Parker.
- "Grazie"
- "grazie a te." Risponde lui, posandomi un bacio sulla fronte.
- "a domani."
- "a domani."
Lo saluto con la mano e poi mi giro verso la porta, fingendo di star cercando la chiave nella mia borsetta troppo piccola.
Grazie al cielo non ha pensato di aspettare finché non avessi varcato la soglia, e quando mi giro, non lo trovo ancora dietro di me.
Sbuffo.
Comincio a camminare per il corridoio, tirando calci alle porte per stemperare la frustrazione.
- "hai perso qualcosa?" Chiede qualcuno alle mie spalle. "Magari...non so, le chiavi della tua stanza?"
Mi volto. Una spalla appoggiata alla parete, braccia incrociate, espressione strafottente.
Caleb.
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All the lines she crosses 1- on my own
Action"Non amare, non temere, segui gli ordini". Questo è il vangelo di ogni agente segreto. Per quanto la situazione sembri disperata, attenersi sempre agli ordini. Ma per Ester Barbossa non è così facile. Soprattutto se gli ordini dicono che non sei abb...