Capitolo sesto, parte due

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Allenarmi con le simulazioni non è mai stato un problema per me: mi adatto facilmente alle situazioni e ragiono abbastanza in fretta da capire cosa fare.
Anche se ad essere onesti non c'è più bisogno di usare quelle competenze: sono nella Barca da così tanto tempo da conoscere praticamente tutte le simulazioni a memoria. O almeno, quelle più complicate.
In tutto sono cinque: la prima è ambientata in una foresta molto disastrata, l'obbiettivo è trovare un forziere che si nasconde all'interno di una catapecchia, anch'essa nascosta all'interno della foresta. Il tutto inseguiti da una mandria di nemici. Certo quando si conoscono a memoria i nascondigli però non è più divertente.
La seconda è la più noiosa: si tratta di una camera a raggi x attraverso i quali si deve riuscire a passare.
Terza e quarta sono mirate a difendere un qualche tesoro da possibili assalitori o catastrofi naturali .
E la quinta inscena un inseguimento con tanto di cattura ed incidenti stradali.
Mi aspetto quindi di vedere una di queste cinque simulazioni prendere forma intorno a me.
A giudicare dalla ghiaia, direi che si tratta della quinta...con una grafica un po' remixata.
Vedo dei palazzi formarsi ai lati della strada e delle macchine sbandate, probabilmente reduci da un incidente, davanti a me.
Che strano. Non dovrebbe essere già avvenuto.
Una serie di strepitii alle mie spalle mi portano a voltarmi.
- "IO L'AMMAZZO!" Sta gridando un uomo, grosso e pelato. Tiene una ragazza molto giovane con un braccio, chiuso intorno al collo, mentre con l'altro le punta una pistola alla tempia. Penso gli manchino due o tre dita ad una mano.
Un drappello di persone è radunato intorno alla scena, vedo una coppia piangere disperata e deduco siano i genitori della ragazza. Gli altri probabilmente sono gli abitanti dei palazzi che ci circondano. Avanzando verso di loro noto due poliziotti con le pistole alzate, ma esitanti, indecisi sul da farsi.
Sto per fare un passo avanti, ma la scena diventa improvvisamente sfocata. Sento le urla dell'uomo, i pianti dei genitori, e gli schiamazzi come a rallentatore, in lontananza.
- "attenta, novellina" è la voce di Caleb, sovrasta tutto in resto, è come se arrivasse da tutte le direzioni... e pensarci bene probabilmente è così.
- "devi agire come se questa scena si stesse producento nella realtà." Continua Caleb.
- "lo so, lo so." Rispondo io. "Me lo hai già detto."
- "quell'uomo-"
- " intendi il pelato?"
Sento Caleb ridere.
- "sì, il pelato. Ha qualcosa che ti serve, per portare a termine la tua missione."
- "ho una missione?!" esclamo.
Un altra risata di Caleb.
- "si, novellina. Ma se la ragazza muore, la tua missione fallisce."
- "quindi, se salvo la ragazza ma perdo lui perdo... se acciuffo lui ma perdo la ragazza perdo comunque."
- "allora non sei stupida"
Roteo gli occhi.
- " hai tutti i mezzi che ti servono." Continua Caleb.
- "intendi il fascino?"
- "intendo..." uno specchio mi compare accanto.
Guardo nella superficie riflettente e mi scappa una risata. Porto una giacca nera, di quelle che mio padre avrebbe sicuramente portato, sotto la quale sono nascoste due pistole. I pantaloni sono i joggers di pelle che porto sempre, ficcati dentro degli scarponcini neri di pessimo gusto.
- "se vinci, la simulazione finirà e potrai andartene, se perdi, la simulazione cambierà e dovrai affrontare situazioni sempre più difficili. Non sei mai stata abituata a quello che comporta essere una spia. Non si tratta solo di saltare da un burrone e infilarsi in una catapecchia o tra i raggi x. Il tuo tempo inizia adesso, non avrai altrettante informazioni per la prossima simulazione."
Lo specchio sparisce e tutto ritorna vivido.
- "LA AMMAZZO!" Grida il pelato. "NON FATE UN PASSO O GIURO CHE LE TIRO UNA PALLOTTOLA DRITTA NEL CERVELLO!"
Mi avvicino rapidamente al drappello di gente, confondendomi tra di loro.
Salva la ragazza, prendi l'uomo.
Il pelato sta cominciando a fare passi indietro. Vedo i poliziotti scambiarsi sguardi di intesa: lasceranno andare l'uomo pur di salvare la ragazza, e lo rincorreranno poi.
Io vedo un unica soluzione a questo problema: uccidere il pelato prima che lui uccida la ragazza.
Mi tolgo le pistole da sotto la giacca e le butto a terra: sparare non è un opzione, sentirebbe il rumore e sparerebbe alla ragazza. No, deve essere un colpo discreto e silenzioso.
Il mio sguardo ricade sulle pistole che ho appena gettato a terra.
La ghiaia scintilla, riflettendo i raggi solari.
Raccolgo alcune delle pietre più pesanti e più taglienti che riesco a trovare e me le infilo in tasca.
Ho una sola possibilità, deve essere un colpo secco ed immediato, così che l'uomo non abbia nemmeno la possibilità di accorgersi di star... bhe, decedendo.
Corro silenziosamente fuori dalla strada, verso i palazzi, fortunatamente sono abbastanza bassi. Con un salto, mi aggrappo ad una finestra e mi isso sopra di essa, usando i cornicioni e le tubature per arrampicarmi sul tetto del palazzo.
Guardo a terra e vedo che il pelato continua ad indietreggiare ed è quasi allineato con me.
Faccio un respiro profondo.
Probabilmente il sasso impiegherà una decina di secondi ad atterrare... considerando quanto lento cammina il tipo...
Lancio la pietra oltre il cornicione.
La traiettoria disegnata dal sasso è talmente perfetta che potrei disegnarla.
Sette, otto, nove, dieci.
La pietra cade a terra con un tonfo, a un centimentro di distanza dai piedi del pelato.
Mancato.
- "NO!"
L'uomo avverte il rumore e spara di riflesso alla ragazza, per poi voltarsi e scappare. Mentre i poliziotti lo bersagliano, i colori tutt'intorno a me cominciano a rimescolarsi e cambiare.
Ho fallito la prima simulazione.
- "ti è andata male, Novellina".
Tutto si ricompone intorno a me abbastanza rapidamente.
Sono in una località desertica, si direbbe un canyon.
A terra vedo delle impronte di zoccoli e strisce di ruote. Vanno tutte nella stessa direzione.
Lancio uno sguardo rapido al mio abbigliamento, cercando armi o attrezzi utili.
Sono vestita come una ridicola Cowgirl rosa, ma le due pistole infilate nel retro dei pantaloni sono vere.
- "seriamente?" Chiedo all'intesa di Caleb.
So che puoi sentirmi, stronzo.
Sento un peso sul piede sinistro. Mi sfilo il texano rosa e lo rovescio.
Una bomba a mano rotola a terra, fermandosi a pochi passi da me...contro degli stivali neri.
Faccio risalire lo sguardo sull'uomo che mi trovo davanti.
Somiglia stranamente ad Antonio Banderas, solo in versione rozza e cowboy.
- "e cosssì, mi hai pressso." Dice. Ha un accento molto marcato.
- "ehm... sì! Sì, certo che ti ho preso."
- "credo di averti sottovalutata."
Faccio spallucce.
- "succede spesso, non preoccuparti." Mi rimetto il texano e mi tolgo il ridicolo cappello rosa che ho in testa, lanciandolo giù per il canyon.
- " ma non riuscirai a prendere il diamante." Continua Antonio, mettendo una mano nella tasca dei pantaloni, dove probabilmente tiene il diamante.
Tiro fuori una pistola e tolgo la sicura.
- "ok Banderas, hai parlato abbastanza. Adesso dammi la refurtiva."
- "Banderas?"
Roteo gli occhi.
- "dammi!"
Antonio si china velocemente a raccogliere la mia granata e ne toglie la sicura.
- " ci vediamo all inferno."
- " che cosa fai, NO!"
Sparo un colpo diretto alla mano nella quale tiene la granata, ma Antonio ha un idea diversa: corre e si butta nel canyon, con la granata, il diamante e la mia pallottola.
Il rombo dell' esplosione è l'ultima cosa che sento prima di tornare nel mondo reale.
- "novellina, sei davvero pessima."
Sento la voce di Caleb ma non lo vedo: la stanza è stranamente buia e faccio fatica ad abituare la vista dopo le simulazioni.
- "però devo ammettere che non eri niente male vestita da Cowgirl". Mi sento spingere e sbatto la schiena contro la parete. "Ci vediamo dopo pranzo".

All the lines she crosses 1- on my ownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora