Capitolo quarto, parte 2

880 27 3
                                    

Faccio sogni strani.
Non sono i soliti incubi, bensì un accozzaglia di immagini confuse che mi girano nel cervello come una centrifuga. Poi cessano, e allora, arriva l'incubo.
È sempre lo stesso dalla notte della fuga, un mese fa, anche se torna in salse diverse: a volte è natale, altre estate... altre il far west nel 1900.
L'unico rimedio funzionale che ho trovato per gli incubi è dormire vicino a Luke.
Con lui non succede, non vedo la ragazza, spaventata e poco vestita, correre tra le case mentre degli spari la sfiorano. Ha i capelli neri raccolti in morbidi ricci e la pelle di alabastro: è mia madre.
Si ferma dietro ad un palazzo, le lacrime nere di mascara le inzuppano la faccia.
Grida aiuto, e all'improvviso gli spari cessano e la sua espressione si contorce in un ghigno, lancia il fagotto che ha tra le braccia ad un uomo. Il fagotto sono io, e l'uomo è mio padre. Il quale estrae la pistola, gli spari ripartono. Un terzo figuro esce dall'ombra e mi prende dalle braccia di mio padre, che è troppo occupato a combattere per accorgersi che un uomo mi sta sfilando dalle sue braccia, o corse glielo lascia fare. È Hannes. Inizio ad agitarmi.
Mio padre esce allo scoperto con mia madre, vedo gli spari fare a pezzi entrambi nei modi più crudi e orrendi possibili.
Inizio ad urlare, dal piccolo fagotto quale sono.
Posso sentire le mani di Hannes sulla schiena.
Non c'è più nessuno ormai. Può fare ciò che vuole.
Tiro mini pugni e corti calci ma lui mi afferra i polsi formato bebè.
- "Ester!" Grida. "Ester sono io!"
Tiro un calcio ma lui riesce a bloccarlo...non che ci voglia molto dato che la mai gamba sarà lunga si e no trenta centimetri, ora che sono formato bebè.
- "Ester, svegliati!"
Apro gli occhi.
Caleb mi tiene i polsi inchiodati a terra, è seduto a cavalcioni su di me per bloccarmi le gambe. Ha i capelli spettinati e gli occhi sgranati...e devo essere sveglia perché le mie gambe sicuramente non sono lunghe trenta centimetri, anche perché è seduto su di me-
Distolgo lo sguardo dal suo per poi posarlo sulle sue gambe... che mi bloccano la vita.
- "ehm... che stai facendo?" Chiedo, la voce arrochita dal sonno.
L'espressione di Caleb si rilassa.
- "stavi urlando come una pazza. Un altro po' ed avresti allertato l'intera barca."
- "Io non credo proprio, mi succede quasi ogni notte".
Quel mezzo sorriso strafottente gli torna in faccia.
- "e cosa sogni?"
Di rimanere in balia di Hannes.
Era per questo che dormire con Luke mi aiutava, lui non era presente nel mio sogno, lui era reale.
- "non sono affari tuoi". Dico invece.
Caleb ride.
- "ora che il pericolo è scampato... potresti anche spostarti". dico.
Caleb si guarda intorno e scuote leggermente le testa.
- "no, non credo che lo farò".
- "Ti odio".
- "Tu covi un po 'troppo rancore, Novellina. Ti verranno le rughe".
- "Fanculo le rughe!"
- "Altro rancore."
Lancio un grido frustrato.
- "spero davvero tanto che qualcuno entri adesso e pensi che mi stai molestando!"
- "Se avessi voluto spostarmi lo avresti già fatto" ribbatte Caleb.
Sorrido.
- "E sarei uscita di qui."
- "Ti sopravvaluti."
- "Non credo proprio."
Caleb ride. Ha una bella risata.
Non distrarti.
- "e perché non lo fai, se ne sei così convinta?"chiede.
Chiudo la bocca.
Già, perché non ho già fatto?
Senza dubbio a causa dell'effetto sorpresa... oppure perché nonostante sia uno stronzo diplomato a pieni voti all'università di testadicazzolandia, Caleb resta incredibilmente figo.
Già, sarà stato per quello.
- "ti ho chiuso finalmente la bocca? Sta dicendo. È incredib-"
Gli taglio la parola alzando le gambe e passandogli i piedi dietro le spalle, per poi tirarlo indietro, facendolo cadere sulla schiena. Mi alzo in fretta e faccio per uscire ma lui mi blocca, piazzandosi davanti alla porta con una velocità sconcertante.
- "non farlo, novellina. Finiremo nei guai entrambi".
- "No, io finirò nei guai, fortunatamente i guai mi piacciono".
Giro su me stessa e gli tiro un calcio, che lui intercetta a mezz'aria e rispedisce indietro.
- "fai mosse troppo eclatanti : si capisce subito cosa stai per colpire." Dice.
Lancio uno sguardo alle sue caviglie, poi indirizzo un pugno alla sua pancia così da  distrarlo per poi colpirgli le gambe con un calcio, ma lui prevede il mio colpo e blocca il pugno, tirandolo verso sé e bloccandomelo dietro la schiena.
Posso sentire il suo petto alzarsi ed abbassarsi affanosamente contro la mia schiena.
Quindi gli ho dato filo da torcere in fin dei conti.
- "E" Sussurra contro il mio orecchio, ansimante. "Devi smetterla, di guardare la parte che stai per colpire".
Tina aveva ragione. Con lui combattere e fare sesso sono praticamente la stessa cosa.
Mi spinge in avanti e barcollo.
Mi giro in tempo per vederlo chiudere a chiave la serratura della cella.
Bastardo.
- "il mio turno è finito." Dice. "Ma è stato divertente".
- "Vai al diavolo."
Il suo mezzo sorriso è l'ultima cosa che mi rivolge prima di andarsene.

All the lines she crosses 1- on my ownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora