Capitolo ventiseiesimo

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POV di Ester
Apro gli occhi sui raggi di sole che mi illuminano la stanza.
Deve essere pressoché l'alba.
Sono distesa di lato, e sento un peso rassicurante sulla vita dove il braccio di Caleb mi circonda. La mia schiena aderisce perfettamente al suo petto, trasmettendomi un piacevole tepore.
Mi volto, con tutta la delicatezza possibile.
Ha un espressione...tranquilla. È possibile sorridere mentre si dorme? Lui lo sta facendo.
Dopo qualche istante di noia non riesco a resistere alle tentazione e appoggio la testa al suo petto...profuma di...di.... ma chi voglio prendere in giro, non profuma di niente, l'unica cosa che sento è l'odore di bucato delle mie lenzuola. Caleb non sa  né tabacco, né menta.
Caleb mi stringe più forte.
- "hai finito di annusarmi?" Chiede.
Cerco di ignorare come la sua voce sia roca e grave di prima mattina e alzo la testa.
- "da quanto sei sveglio?" Chiedo. La mia voce di prima mattina è simile a quella di minnie.
- "abastanza." Dice Caleb con un sorriso, gli occhi socchiusi.
Sbuffo e faccio per allontanarmi ma caleb mi trattiene.
- "resta."
- "non andavo da nessuna parte."
Caleb abbassa la testa ed incrocia il mio sguardo.
- "resta vicino a me."
Resto ferma qualche istante, avrei voglia di rifarlo tutto daccapo... o magari di stringermi a lui e dormire per sempre.... che stai dicendo? Premo le mani sul suo petto -wow erano pettorali quelli?- e mi spingo via.
- "niente smancerie." Mi metto a sedere. "Non siamo amici, ricordi?"
Caleb sorride e mi sbatte il cuscino in faccia.
Oltraggiata, mi alzo dal letto e vado in bagno.
- "hey, dove vai?" Ride caleb.
Esco fuori dal bagno con le mani piene d'acqua che gli lancio subito in faccia, poi, approfittando della sua sorpresa, gli do un bacio sulla guancia bagnata.
- "buon giorno, tesorino."
Caleb cerca di afferrarmi ma sono più rapida e mi chiudo in bagno.
- "novellina sei proprio stronza." Esclama, dall'altro lato della porta chiusa.
Nel frattempo io mi tolgo la maglietta e mi guardo nello specchio davanti al lavandino, analizzando le ferite.
Sembrano andare meglio...almeno la mia faccia non somiglia più ad una pizza con salame piccante.
Non posso dire altrettanto del mio collo.
- "credevo avessi smesso di chiamarmi novellina." Urlo a caleb, mentre mi passo le mani bagnate sul collo. "Com'è che hai detto? Ah sì: il tuo nome mi piace da morire!"
Caleb sbatte un pugno contro la porta, ma lo sento ridere.
- "io invece ricordo di averti detto che avrei smesso di chiamarti novellina solo e solamente quando tu mi avresti atterrato."
Faccio una pausa.
- "oh." Raccolgo i capelli. "In effetti ero sopra di te l'ultima volta che l'abbiamo fatto..."
- "ok, novellina, esci da lì."
- "altrimenti?"
Caleb sbatte entrambi i pugni sulla porta.
Cala il silenzio, e io ho il tempo di farmi una doccia e controllare tutte le ferite.
Posso distinguere i segni di cinque dita sul collo. Mi viene un conato.
Metto in fretta pantaloni e maglietta lasciati a casaccio nell'armadietto del bagno e apro la porta, ritrovandomi caleb davanti.
Sorride.
- "ti fa male da qualche parte?"
- "abbiamo allenamento sta mattina." Lo interrompo.
Lui mi blocca per un polso.
- "l'allenamento è annullato."
- "chi l'ha deciso?"
Caleb alza le spalle.
- "io."
Libero il polso dalla sua stretta ed apro la porta.
- "in questo caso vado ad allenarmi da sola." Esco dalla stanza e lo pianto in asso.
Non solo l'ho trattato come una merda dopo che lui era stato stranamente gentile con me, ma gli ho pure mentito.
Svolto il corridoio.
Già, perché non ho la minima intenzione di andare ad allenarmi, sono diretta nella stanza tre con le sue chiavi e tutta l'intenzione di rubare un paio di fascicoli.
Una parte di me è anche dispiaciuta di averlo trattato così... l'altra sa che non c'è nulla di buono a provare questo genere di sentimenti.
Dopo essermi assicurata che non ci sia nessuno in giro, mi dirigo verso la stanza dei fascicoli e apro la porta. Mi chiudo nella stanza.
E resto a bocca aperta.
Ci sono decine e decine di scaffali di acciaio tirati a lucido che coprono tutte le pareti, fino al soffitto. Ci metto circa venti minuti per capire che non esiste alcun ordine di classificazione logico per questi scaffali, un modo in più per mantenere la segretezza senza dubbio, ed allora mi accorgo di essere nella merda.
Mi viene in mente una sola persona che può aiutarmi senza fare domande: Parker. Ma al momento è l'ultima persona che voglio vedere, l'unica alternativa  è Caleb... che sarebbe la penultima persona che voglio vedere, per motivi di svariata natura, ma specialmente perché le chiavi che gli ho rubato sono le sue e perché sicuramente mi farebbe delle domande.
Ma che alternative ho?
Esco dalla stanza con tutta l'intenzione di costringerlo a parlare, svolto l'angolo, salgo sul ponte e finalmente lo vedo.
Se ne sta appoggiato al parapetto a fumare con una mitragliatrice a tracolla. Il vento fli scomoiglia i capelli e la tuta nera gli aderisce perfettamente sul corpo. Riprenditi! Deve essere il suo giro di ronda. Mi avvio verso di lui ma sbatto contro qualcosa e finisco con le gambe all'aria.
- "guarda dove vai, coglione." Esclamo alzandomi.
- "tu guarda dove vai piuttosto, idiota."
Conosco questa voce.
Alzo la testa e incrocio lo sguardo di Amber. Questa sorride non appena si accorge di aver mandato col culo per terra proprio me.
Non ascolto nemmeno per un secondo la sua battutina canzonatoria mentre un'idea mi si forma in testa.
Le afferro le braccia e la trascino poco più in là sul ponte, dando la schiena a Caleb.
- "ho un affare da proporti." Sibilo.
Amber sorride.
- "non so se accettare."
- "devi spiegarmi la classificazione dei fascicoli nella stanza tre."
- "non c'è una classificazione."
- "c'è per forza!" Esclamo, stringendo le mani sui bicipiti di Amber, scrollandola.
- "ok, stai calma tesorino." Si libera dalla mia presa. "Tu dimmi che fascicolo ti serve, ed io ti farò avere la chiavetta."
- "quale chiavetta?"
- "quella che devi inserire nel corpo centrale della stanza per far funzionare il meccanismo, dove pensi che viviamo, nel 1800? Con i fascicoli cartacei da prendere a mano?"
Ha senso...
- "cosa vuoi in cambio?" Chiedo. Amber sorride e guarda alle mie spalle, poi torna a guardarmi. "Fai un tuffo chiappe all'aria a mezzanotte."
- "novellina?" Caleb mi mette una mano sulla spalla e mi fa voltare dalla sua parte. "Abbiamo allenamento." Mentr. Guarda Amber dietro di me. "Che stai facendo?"
Quella stronza! Si e inventata questa storia delle chiappe all'aria per farmi fare una figuraccia con caleb.
Sospiro.
- "nulla, aspettami sotto coperta."
Caleb mi sembra molto combattuto, ma alla fine cede e si allontana.
Amber mi afferra il braccio.
- "in cambio voglio che tu mi copra se Hannes dovesse chiederti dov'ero ieri notte... e che tu mi copra con lui in qualunque altra occasione" Sibila.
- "dov'eri ieri notte?"
- "non ti serve saperlo. Nome della missione?"
- "Uruguay, servizi segreti stranieri sono coinvolti."
Amber annuisce.
- "alle dieci e mezza qui, sta notte."
- "andata."
Comincio a camminare verso Caleb che mi aspetta sotto coperta, ma poi mi giro verso Amber.
- "è curioso che proprio tu mi chieda di coprirti, visto com'è andata l'ultima volta."
Scendo sotto coperta prima di poter sentire la sua risposta.

All the lines she crosses 1- on my ownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora