Capitolo sedicesimo

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POV di Ester
Esco dalla mensa, trascinata da Caleb.
Appena usciamo di lì libero il polso e gli tiro un pugno sul braccio.
- "non puoi baciare Brigitta!" Esclamo.
Lui si mette a ridere, facendomi montare i nervi.
- "e perché no?"
- "perché è mia amica! Non puoi baciare le mie amiche, soprattutto quelle che hanno perso la testa per te!"
Caleb fa un sorrisino di una strafottenza unica.
- "a me sembrava piuttosto contenta"
- "scommetto che nemmeno ti ricordi come si chiama"
- "ma si che me lo ricordo... Brigida, no?"
La mia mano vola ancora una volta alla sua faccia.
- "Brigitta!" Esclamo esasperata. "L'ho appena detto!"
Caleb volta la testa molto lentamente, con un sorrisino stampato in faccia.
Merda.
- " bel colpo, novellina." Commenta, facendomi scorrere lo sguardo addosso come se non stesse solo parlando dello schiaffo.
Roteo gli occhi.
- "non ti sopporto." Mormoro, facendo per tornare nella mensa.
- "menti sempre così spesso?"
- "io non mento mai." Ed anche questa era una bugia.
Entro nella mensa ed avanzo verso la pista da ballo, dove ho lasciato Parker. La musica commerciale a volume troppo alto mi inonda le orecchie.
Caleb mi trattiene per il polso.
- "ho ancora qualcosa da darti." Dice, sopra il frastuono della festa.
- "se è il tuo cazzo, non disturbarti."
Caleb scoppia a ridere e mi lascia il polso.
- "no, è giusto una cosa che hai scordato nella mia camera."
Alzo un sopracciglio.
Caleb infila una mano nella tasca della giacca e ne tira fuori qualcosa che stringe nel pugno.
- "devo indovinare o vuoi farmi vede-"
Caleb apre la mano e sventola un pezzo di stoffa davanti al mio naso.
Oh, cazzo.
Sono mutande.
Le mie mutande.
Balzo in avanti e chiudo le mani sulla sua, nascondendo quell'oggetto incriminatorio.
- "sei pazzo?!" Sbraito. "C'è gente qui."
- "credo di avere anche una felpa e delle chiavi che ti appartengono."
- "motivo in più per non portare qui le mie-"
Caleb senza preavviso mi mette una mano su un fianco e mi spinge contro una delle grosse colonne che sostiene in tetto della mensa, posando una mano poco sopra alla mia testa e tenendo l'altra sulla mia anca, avvicinandosi così tanto che non riesco a vedere niente al di fuori del suo petto.
- "ma che ca-"
Lui mi interrompe.
- "non spostarmi." Mi ammonisce. "Sta ferma."
Chiudo la bocca.
Sento delle voci dietro Caleb, vedo il suo petto alzarsi ed abbassarsi ad un ritmo regolare, emanando un calore che si diffonde sulla mi pelle scoperta. Poi lui finalmente si stacca dalla colonna.
Prendo un respiro profondo.
- "che cosa è successo?" Chiedo.
- "stava passando il tuo fidanzatino, e dubito che gli sarebbe piaciuto vederti recuperate le mutande da un altro."
No, infatti.
- "è ora che vada." Dico, arraffando le mutande e facendo per superarlo.
- "un ultima cosa, Novellina."
Mi fermo ma non mi volto.
- " devi venire a lezione domani. Tra due giorni verrà tuo padre a supervisionarti. Insieme ad Hannes."
Mi si gela il sangue nelle vene.
- "vogliono vedere la simulazione nella quale sei andata peggio. Quella di Luke."
Mi volto, tornando sui miei passi.
- "sai benissimo che non puoi fargli vedere quella." Sibilo.
- "so cosa devo fare." risponde lui.
Stringo la mascella.
Non posso permettermi di correre questo rischio. Se Hannes e mio padre mi vedranno fallire, finirà male, probabilmente con un paio di mie ossa rotte.
Anche io so cosa devo fare adesso.
- "mi ricordo del tatuaggio." Dico.
Caleb si acciglia, non saprei se è confuso o sorpreso.
- "so che tu sei mister Simpatia, quello che mi ha portato in camera mia dopo la festa, al quale ho spiattellato tutti i miei segreti...alcuni."
Caleb mi fissa senza dire niente. Improvvisamente ammutolito.
Annuisco.
- "è proprio come pensavo. Segui gli ordini." Lo saluto con un cenno della testa e mi volto, correndo nella mensa alla ricerca di Luke.
Chissà perché, ma non mi aspettavi andasse così.

Ci ho messo un po' a trovare Luke, ma una volta fatto la serata ha preso una piega molto positiva. Sono rimasta con lui fino alla fine dei festeggiamenti, l'ho anche accompagnato al ponte, dove avrebbe preso lo scafo che avrebbe portato lui e gli altri agenti in Uruguay.
- "mi mancherai, Red"
Sbuffo, cercando di camuffare le lacrime che sento formarsi nei miei occhi.
- "andiamo, si tratta solo di un mese, giusto?"
- "forse anche meno."
Stringo le labbra, annuendo.
- "vedi di tornare in tempo per la festa di bentornato che ti organizzerò." Dico. Ho la voce fastidiosamente ovattata.
Luke mi prende le spalle e mi tira a sé, abbracciandomi.
Lo stringo con tutte le mie forze, aggrappandomi alla speranza che torni presto.
- "ti voglio bene, piccola." Sussurra Luke.
- "ti voglio bene, Luke."
Mi lascia un bacio sulla guancia, prima di saltare sullo scafo.
Faccio un sorriso tirato e lo saluto con la mano, guardando la barchetta che si allontana, fino a perdersi nell'oscurità.
Mi siedo a terra, guardando il cielo stellato.
Tra due giorni mio padre assisterà alla mia lezione, sicuramente Hannes non sarà soddisfatto dell'esito e troverà modi a dir poco creativi per  punirmi, e Luke non sarà qui per venirmi a prendere fuori dal suo ufficio ed aiutarmi ad arrivare nella mia cabina. Farmi ridere, consolarmi e darmi forza.
Asciugo le lacrime che mi sono cadute sulle guance.
Per la prima volta da diverso tempo, ho paura.

All the lines she crosses 1- on my ownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora