Capitolo ventiduesimo

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POV di Ester
Mi libero dalla stretta di Caleb.
- "cos'era quello?" Chiede lui, puntando verso la porta.
I capelli gli spiovono sopra gli occhi, sembra più sorpreso che arrabbiato.
- "non sono affari tuoi." Ribbatto. Faccio per uscire dalla stanza ma caleb mi afferra un braccio.
- "lo sono, invece." Ora sembra decisamente più arrabbiato.
- "non si preoccupi prof. Non ti metterà in cattiva luce."
La presa di Caleb sul mio braccio si stringe.
- "basta giocare." Sussurra. "Cosa ti ha detto?"
- "per l'ultima volta." Ringhio. "Non sono affari tuoi."
La stretta di caleb diventa dolorosa, gli afferro la mano con un braccio, mordendomi la lingua.
- "non capisco perché ti importa tanto." Dico, cercando di staccarmi la sua mano di dosso. "Era solo una rissa." Mi scappa un gemito di dolore.
Caleb allenta un poco la stretta.
Sollevo lo sguardo su di lui.
Sembra ancora che voglia strozzarmi, ma mi lascia il braccio.
- "vai." Dice in un soffio.
Alzo gli occhi al cielo.
- "davvero?" Mi ha lasciato il segno sul braccio.
- "sì, davvero. Vai."
Non ho nessuna intenzione di continuare a dargli corda quindi lascio la stanza.
È senza dubbio la persona più maleducata, ottusa, presuntuosa e stupida che io abbia mai incontrato.
Varco l'uscio della mia stanza e mi butto sul letto.
Non lo sopporto.
Non sopporto lui, non sopporto Amber, non sopporto questo posto.
Ho bisogno di distrarmi.
Mi tiro a sedere e guardo l'orologio.
18:00
La festa inizia alle 20. Se chiedo aiuto a Tina e Brigitta dovrei farcela.
Cerco di non pensare quanto avrei preferito mettermi nei guai con Luke in questo momento.

POV di Caleb
Questo tipo di feste mi annoia sempre.
È solo un gigantesco ammasso di ragazzini che si strusciano gli uni sugli altri come sacchi di patate.
Patetico.
Purtroppo, essendo un istruttore e giovane sono praticamente costretto ad andarci, per controllare che non ci siano anomalie.
Aspetto da circa un ora qualcosa per cui valga la pena restare, ma sto considerando sempre di più la possibilità di tornarmene in camera.
E proprio quando stavo per perdere tutte le speranze, vedo una ragazza bionda parlare animatamente con qualcuno davanti a lei. È la ragazza che ho baciato per fare ingelosire Ester qualche sera fa. Mi avvio verso di lei, sperando in una distrazione, ma mi blocco non appena mi rendo conto che la persona con cui sta parlando è proprio lei. Ester.
Tiene i ricci neri raccolti in una coda alta, mentre il corpo è fasciato in un vestito rosso scuro che le copre a malapena il sedere.
Non faccio nemmeno in tempo a sorridere che un ragazzo biondo si avvicina a lei e le cinge la vita.
Parker.
Improvvisamente mi viene un conato.

POV di Ester.
Improvvisamente mi viene un conato.
Penso di aver bevuto troppo. Mi lascio cadere su una sedia.
Sto cercando in tutti i modi di evitare di pensare a Luke, adesso, ma sembra che l'universo voglia rendermelo difficile: il mio vestito è del suo colore preferito, Parker ha fatto allusione a lui parlando con Tina della nostra relazione e l'odore del fumo mi riporta sempre alla mente il suo sorriso, come tutto daltronde.
Riesco ad alzarmi grazie a non so quale miracolo divino.
Cerco di raggiungere l'uscita ma una ragazza mi si para davanti.
- "levati." Brontolo, senza nemmeno alzare lo sguardo a capire chi è.
- "che maleducazione! Ed io che ero qui a darti una notizia importante."
Alzo gli occhi.
Come ti sbagli, è Amber.
Alzo gli occhi al cielo.
- "mio dio Amber, ti prego, levati di mezzo."
- "penso che tu la voglia sentire questa."
- "no, non me ne frega niente, voglio dormire!"
Faccio per superarla ma lei si sposta per pararmisi davanti.
- "è una notizia su Luke."
Pianto lo sguardo nel suo, attenta, mio malgrado.
- " che cosa sai?" Aspetto trepidante una risposta.
Amber fa un sorriso che non mi piace per niente.
- "si dice che abbia avuto troppa paura durante un attacco e si sia consegnato al nemico, che invece di risparmiarlo lo ha torturato, facendolo fuori con undici colpi di pistol-"
Non so quando esattamente ho deciso di prenderla a pugni, so solo che l'ho fatto, passando poi ai calci e continuando finché non si è ritrovata a terra, stretta per coprirsi il viso, e allora le ho rovesciato un tavolo addosso.
Corro fuori dalla mensa prima che qualcuno possa iniziare a parlare della rissa come se fosse qualcosa da glorificare o da punire, sinceramnete non me ne importa niente.
Mi gira la testa.
Sento che delle lacrime mi si raccolgono sotto agli occhi.
Non potrò mai ammettere quanto le parole di Amber mi abbiano toccato, ma la verità è che potrei crollare da un momento all'altro.
So che non è reale, ma ciò non lo rende meno spaventoso.
Arrivata davanti alla mia cabina le gambe cedono e crollo a terra. Il movimento ondulatorio dell'acqua non fa che peggiorare il mio mal di testa.
Comincio a piangere, silenziosamente.
Sento dei passi avvicinarsi e mi volto dall'altra parte, senza prendermi la briga di alzare lo sguardo.
Sento qualcuno abbassarsi.
Una ventata di profumo che ben conosco mi colpisce in pieno viso.
Caleb.
Mi volto verso di lui, consapevole di avere il viso rigsto da lacrime di mascara e le labbra gonfie per i pugni di Amber.
Ho smesso di piangere ormai.
Caleb allunga la mano verso di me.
- "Novellina..."
Lo fermo, prima che possa raggiungere il mio viso con la mano ed asciugarmi le lacrime, offrendomi la sua compassione e rendendomi più patetica ancora di quanto non lo sono già. "Novellina mi dispiace tanto." Riprova Caleb.
- "no" lo blocco. "Non ho bisogno della tua compassione adesso. Ho bisogno delle tue mani su di me, ora."
Caleb pianta lo sguardo nel mio.
-" cosa mi stai chiedendo, Novellina?"
- "lo sai cosa."
Caleb stringe la mascella e allunga una mano verso il mio viso. Lo lascio toccarmi sta volta, poi mi avvicino a lui e lo bacio.
Ogni forma di controllo che Caleb stava esercitando su sé stesso sembra andare in pezzi.
Mi apre la bocca con la sua e ci fa scivolare la lingua dentro come se fosse di sua proprietà, attirandomi a sé con la mano che mi accarezza il collo.
Gli avvolgo le mani intorno al collo, mentre lui mi prende tra le braccia e mi solleva da terra.
Cerco a tentoni la maniglia della porta dietro di me, finalmente la trovo e apro la porta.
Caleb si stacca, affiatato.
- "aspetta. Sei sicura di volerlo fare, adesso?"
- "ti prego."
- "non supplicare."
- "allora te lo chiedo e basta: scopiamo?"

All the lines she crosses 1- on my ownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora