Capitolo ventiquattresimo, parte due

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POV di Caleb
Non ho mai avuto tanta paura, come nel momento in cui l'ho vista a terra.
Era distesa scompostamente sulla moquette grigiastra del corridoio. Aveva le braccia e le gambe piagate in posizioni strane, la testa riversa su un lato.
Inizialmente avevo pensato che fosse in coma etilico, o che semplicemente avesse avuto un altra delle sue idee geniali e si fosse addormentata sul pavimento. Poi avevo visto le ferite.
Erano tante, erano troppe, ed erano ovunque.
Ma l'occhio nero e la guancia gonfia non mi hanno preparato neanche lontanamente al segno che aveva intorno al collo. Visto quanto era rosso e quanto era calcato, chiunque glielo avesse inflitto aveva applicato tanta pressione e per tanto tempo.
È quasi impossibile che sia sopravvissuta.
Mi butto al suo fianco e la poggio sulle mie gambe.
- "andiamo, novellina....svegliati." La scuoto leggermente. "Svegliati!" I suoi occhi restano inesorabilmente chiusi. "Ester! Svegliati! Svegliati!"

POV di Ester
Un attimo prima stavo per morire sotto la stretta schiacciante del mio supervisore costipato.
L'attimo dopo ero per terra, da sola nel suo studio, a respirare sibilando mentre fissavo il soffitto.
Ma almeno stavo respirando no?
La vista invece non ne voleva sapere di spannarsi.
Evidentemente il mio respiro sibilante da asmatica non era sufficiente a portare ossigeno ai miei muscoli traditori, perché quando cercai di mettermi in piedi tutto ciò che ottenni fu un sordo dolore alla testa. Allora avevo deciso di optare per una soluzione più comoda e ampiamente più intelligente, ovvero ribaltarmi, non senza fatica, a pancia sotto e strisciare a terra come un lombrico.
Hannes se ne era andato, di lui non c'era traccia.
Sono riuscita a trascinarmi fuori dal suo studio e poi per qualche metro, prima di svenire.
Per la seconda volta in un giorno le mie probabilità di sopravvivenza erano scarse, ma per mia fortuna, questa volta, non ero da sola.
- "Ester! Svegliati! Svegliati!"
Apro gli occhi.
Ho la vista ancora appannata. Ma non è difficile capire chi ho davanti.
- "Caleb." Dico...o meglio cerco di dire, mi esce piuttosto un sibilo strozzato.
Caleb sorride.
- "cazzo, novellina. Hai fatto proprio la stronza a spaventarmi così."
"Ah certo, perché mi sono fatta pestare a sangue solo per fare la stronza con te!" Vorrei rispondere. Invece gli faccio segno di avvicinarsi.
- "portami nella mia stanza, subito." Sussurro
- "aspetta voglio prima controllare che tu non abbia ferite gravi-"
- "no non capisci." Sibilo. "Parker non deve sapere che-" mi fermo, la gola mi brucia come un ferro rovente. "Non deve sapere che mi ha picchiata, e nemmeno che sono con te." L'ultima parola non esce proprio, la voce mi ha abbandonata.
Per fortuna la cosa sembra intenerire Caleb, che non protesta e mi porta rapidamente verso la mia stanza.
Quando mi prende le chiavi dalla tasca della felpa mi sfiora la pancia, facendomi fare una smorfia.
Caleb mi guarda di sottecchi mentre apre la serratura.
- "quando entriamo mi fai dare un occhiata a quelle ferite" apre la porta con il piede ed entra dentro. "E mi dici chi è stato." Ma penso che già lo sappia.
Si chiude la porta alle spalle e mi posa sul letto, poi va in bagno e apre il rubinetto, probabilmente intento a bagnare un asciugamano per medicarmi le ferite.
Poso la testa sul materasso.
Sento dolore in ogni parte del corpo. Anche nel cuore e nel cervello.
Stupida, ti sei cacciata tu in questa situazione! Come ti è venuto in mente di dirlo a Caleb?
Sento dei colpi sbattere alla porta,
- "Ester! Ester, cucciola, ti sto aspettando da venti minuti, ci sei?"
È Parker. Mi si stringe il cuore.
Caleb si avvicina al letto.
- "vuoi che gli dica di-"
Mi metto a sedere di scatto e gli tappo la bocca con una mano. Ogni singolo muscolo del mio corpo grida vendetta.
Mi poso un dito sulle labbra.
- "Ester?" Continua Parker. Sbatte di nuovo il pugno sulla porta e io stringo gli occhi. "Dai cucciola lo so che sei dentro. Ho sentito il rubbinetto..."
Passano diversi minuti nei quali parker non dice nulla, tanto che comincio a pensare che se ne sia andato.
Ho il cuore stretto in una morsa. Lui ha fatto tanto per me, eppure io non posso...non voglio ancora dirgli la verità. E dopo quanto è successo oggi, non penso che potrò mai farlo.
Sposto lo sguardo su caleb, davanti a me. Ha un espressione confusa, la mia mano gli copre mezza faccia.
Però a lui l'ho detto. Ho spiattellato il mio oscuro segreto allo stesso ragazzo con il quale ho tradito il mio fidanzato tre volte.
Un pugno colpisce la porta con forza. Trasalisco e ritraggo la mano.
- "Ester!" Grida Parker. "Ester perché?! Perché sparisci sempre? Ti prego, parlimone, aprimi!"
Continua a tempestare di pugni la porta.
Scivolo giù dal letto, striscio fino alla porta e vi appoggio la schiena.
- "no, novellina! che stai facendo?" Sussurra caleb.
Gli faccio segno di restare in silenzio, mentre poggio l'orecchio sulla porta.
- "ti prego, Ester." La voce di Parker è rotta. È come un pugno in pancia.
- "sei con qualcun'altro?" Chiede Parker.
E lì, mi rompo in mille pezzi.
Mi tappo la bocca con una mano per soffocare i signghiozzi che mi scuotono tutto il corpo, noncurante del fatto che Caleb è sempre in piedi dietro di me e che può vedermi piangere. Non esiste più nulla ora, solo io, la porta, ed il ragazzo che sta dalla latra parte.
Poggio la fronte sulla superfice di legno.
- "almeno rispondimi." Dice Parker con un filo di voce.
Poi sbatte entrambi i punti contro la porta. Trasalisco e stringo gli occhi, singhiozzando più forte e stringendo la mano intorno al viso tanto forte da farmi male. Vorrei aprirti. Vorrei tanto.
- "va bene!" Grida Parker. "Fa come vuoi! Tanto è sempre la stessa cosa con te."
E questa volta il silenzio che piomba indica realmente che se ne è andato.
Scivolo lentamente a terra, lasciando andare la mano che mi premevo sul viso gonfio e piangendo apertamente.
A malapena me ne accorgo quando Caleb mi solleva da terra in completo silenzio e mi posa sul letto. Mi mette un asciugamano bagnato sulla fronte e mi mette in mano un rotolo di carta igienica per asciugarmi le lacrime.
- "devi stare tranquilla, Ester." Dice, sedendosi al mio fianco sul letto. "Devi stare calma o ti ammalerai, e non te lo puoi permettere adesso."
- "vaffanculo." Mormoro. "Vaffanculo." sento gli occhi sempre più pesanti... vaffanculo tutto...sempre più pesanti....vaffanculo tutti... e scivolo nel sonno.

All the lines she crosses 1- on my ownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora