Capitolo venticinquesimo

723 27 0
                                    

POV di Ester.
Mi calco il berretto nel quale ho raccolto i miei capelli sulla testa, sperando che mi nasconda abbastanza da non farmi scoprire. La cassa che porto su una spalla si inclina pericolosamente
- "smettila di schiacciarti la testa, Red, sei inquietante." Dice il mio complice, alle mie spalle.
- "non mi sto schiacciano la testa." Lascio la cassa nelle mani di una ragazza in piedi sopra il parapetto della barca, questa la lancia verso il mare, dentro una delle cinque scialuppe che ci porterà finalmente via di qui. Ho 15 anni, e oggi scendo da questa dannata barca.
Il mio complice mi raggiunge.
- "certo che no, piccola, o meglio piccolo." Risponde questo.
Gli tiro un pugno sul braccio.
Altri ragazzi stanno uscendo sul ponte per scaricare le loro casse prima di raggiungere le scialuppe. L'aria è fresca e profuma di mare, e c'è una strana musichetta che mi riempie le orecchie, è una cantante pop...Taylor sweet? No, non si chiamava così...
"You drew up some good faith treaties"... interessante scelta di parole.
Mancano poche casse da scaricare, poi saremo finalmente nel mondo reale, in una vera missione!
- "non vedo l'ora di partire, Luke." Dico, guardando il mio migliore amico. "Sai, non te l ho detto, ma sono felice di partire con te... Io penso che tu sia-"
- "Ester?" Dice qualcuno alle mie spalle.
Mi si ferma il cuore.
Qualcuno mi ha riconosciuto. Andrà tutto a puttane. Non potrò più andarmene-
Mi volto molto lentamente, ma con mia grande sorpresa davanti a me non vedo un istruttore indiavolato, bensì una ragazza alta con una cascata di capelli marroni tinti di biondo, nonché la mia migliore amica.
... "My hand was the one you reached for"...
- "Amber!" Esclamo sollevata. "Oddio non puoi capire che spavento mi hai fatto prendere! Grazie al cielo sei solo tu!"
- "solo io?" Chiede lei.
- "sì, solo tu." La stringo in un abbraccio.
- "stai...stai partendo?" Chiede.
Mi scosto con un sorriso.
- "sì!" Le tendo la mano, trepidante. "Vieni con noi!"
Amber posa lo sguardo sulla mia mano, poi lo sposta su Luke dietro di me. Non mi sembra molto contenta.
- "non posso partire con te, Ester."
Abbasso lentamente la mano.
... "If we survived the Great War"...
- "che vuoi dire?"
- "tu mi avresti lasciata qui."
- "Ma che stai dicendo?"
- "se io non fossi venuta a cercarti te ne saresti già andata-"
- "non è vero."
- "tutto perché ora dai più importanza a lui!" Punta un dito contro Luke.
Mi volto a guardarlo.
Torno a guardare Amber.
- "questo non è vero."
- "e invece si!" ha gli occhi lucidi.
Mi volto verso il mare. Gli agenti hanno caricato tutte le casse.
- "è ora di andare." Mormoro.
- "invece non vai da nessuna parte." Dice Amber con voce rotta.
Mi volto verso di lei
... "It turned into something bigger"...
Allora mi rendo conto di quanti agenti adulti sono indaffarati sul ponte intorno a noi.
Ed è in quel momento che guardo inorridita la mia migliore amica strapparmi il cappello dalla testa e urlare:
- "è lei! Ester Barbossa."
"Somewhere in the haze, got a sense I'd been betrayed"


Spalanco gli occhi, rizzandomi a sedere.
Ho il respiro accelerato e un po' di nausea. Mi guardo intorno. Sono nella mia camera, c'è la radio accesa sul mio comodino e la porta del bagno è aperta.
"Soldier down on that icy ground
Looked up at me with honor and truth"
Si spiega la musica che sentivo.
Mi passo una mano sugli occhi.
Odio sognare i ricordi.
Dal bagno fa capolino Caleb, ha i capelli bagnati, come se si fosse appena fatto una doccia.
Mi sorride.
- "ti sei svegliata! Cominciavo a pensare di dover chiamare un rianimatore."
- "ha-ha." Mi parte un dolore martellante alla testa. Faccio una smorfia. "Quanto ho dormito?"
- "solo un paio d'ore. Avevi bisogno di riposare ma non potevo permettermi di aspettare troppo: dobbiamo disinfettare le tue ferite e medicarle."
- "per questo hai acceso la radio?"
Caleb fa spallucce.
- "mi sembrava una buona idea... anche se in effetti sono le due del mattino."
- "già." Mugugno prima di spegnerla e tornare a sdraiarmi.
Caleb si siede accanto a me e mi posa una mano sulla fronte.
- "fortunatamente la febbre è passata, ti era salita un po' dopo che..." scuote la testa. "Prima."
Distolgo lo sguardo.
- "ora dovresti toglierti la maglietta e farmi vedere le tue ferite."
Sposto lo sguardo su di lui.
- "chi ti dice che ho ferite sotto la maglietta?"
- "ho i miei sospetti."
Alzo gli occhi al cielo, borbottando imprecazioni, ma alla fine cedo e mi sfilo la maglietta, gettandola a terra.
Caleb aggrotta le sopracciglia. Seguo il suo sguardo e noto un orrendo livido grande almeno come un'anguria sul mio addome.
- "cazzo." Mormoro.
Caleb mi sfiora la pancia e io faccio una smorfia.
- "devo accertarmi che tu non abbia emorragie o ferite interne." Dice. "Ora io spingerò in alcuni punti e tu devi dirmi quanto ti fa male da uno a dieci."
Annuisco, fissando lo sguardo sul soffitto.
Caleb posa un braccio vicino a me e mi mette una mano sulla pancia, spinge col pollice sotto le mie costole.
Stringo gli occhi e artiglio la coperta.
- "sei!" Dico, trattenendo un urlo. "Ora smettila, ti prego."
Caleb però non sposta la mano.
- " novellina." Apro gli occhi.
"Guardami. Guarda me." Con il braccio libero mi prende la mano. "Stringi se ti fa male ok?"
Sposta la mano e preme su un altro punto, non smette di guardarmi negli occhi, e così non smetto neanche io. Per tutto il tempo. Ci sono momenti in cui penso di stare per morire, e gli stringo la mano tanto da farmi sbiancare le nocche e bloccargli la circolazione, ma continuo a guardarlo.
Finalmente, Caleb toglie la mano dalla mia pancia.
Traggo un sospiro di sollievo.
- "non hai ferite gravi, novellina, complimenti."
- "sono i miei talenti nascosti."
- "girati."
Scuoto la testa.
- "eh no! Io ho finito di farmi tastare."
Caleb ride.
- "voglio sono vedere se sei ferita, giuro che non ti sottoporrò ad altre torture."
Mi giro a pancia in sotto, di controvoglia.
- "come pensavo, hai la schiena completamente scorticata."
Mi balena nella testa il ricordo di Hannes che mi sbatteva contro il muro, tenendomi dal collo.
- "ha senso" mormoro.
- "ti slaccio il reggiseno." Avverte caleb. "Potrebbe esserci della pelle attaccata."
Annuisco e lui apre senza difficoltà i ganci.
Probabilmente lo fa tutti i giorni.
Un dolore bruciante mi riporta alla realtà quando caleb cerca di sollevare i lembi: c'era effettivamente della pelle attaccata al mio reggiseno.
Caleb schiocca la lingua.
- "questo te lo tolgo in doccia." Dice, alzandosi.
- "cosa?" Mi alzo anche io, ma Caleb anziché rispondermi mi prende i fianchi.
- "dobbiamo controllare anche le gambe."
- "posso farlo anche da sola."
- "no, non puoi."
Si siede sul letto, di fronte a me, e tende avanti le mani.
- "ne va della tua salute."
Roteo gli occhi.
- "va bene." Allontano le sue mani con uno schiaffo. "Ma mi spoglio da sola, grazie." Mi sbottono i pantaloni e li abbasso. Non mi sembra di vedere ferite, se non per qualche livido. Caleb mi fa voltare ma dietro è la stessa cosa.
- "ok! ora vai in vasca, così ci occupiamo della tua schiena." Dice Caleb, entrando in bagno.
Lo seguo.
- "non posso farmi il bagno davanti a te!" Protesto.
- "è per te che lo faccio." Dice Caleb. "E poi, non è mica la prima volta che ti vedo senza vestiti."

All the lines she crosses 1- on my ownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora