Capitolo secondo, parte 2

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Esco dall'ufficio di Hannes tenendomi il braccio sinistro: essendo mancina è il braccio più utile per me, e Hannes non si è risparmiato una bella bastonata.
Letteralmente, mentre si fingeva occupato al telefono Amber mi ha sbattuto una mazza da baseball sul bicipite.
Mi roteano in testa talmente tante parolaccce che basterebbero a riempire un confessionale.
Vedo qualcuno appoggiato al muro. Spero che sia Luke: un po 'di umorismo non mi farebbe male adesso.
Con mio grande disappunto, non è Luke.
- "Dobbiamo cominciare ad allenarti, novellina". Dice Caleb, staccandosi dal muro.
-"Non cominciare a fare il rompipalle. È già una pessima giornata." Lo avverto, togliendomi un elastico dal polso e legandomelo intorno ai capelli.
- "Non era una domanda, Ester. Sono il tuo allenatore e-"
- "Non puoi comunque darmi ordini. Hai 18 anni, non ti prenderò mai sul serio." Lo supero. "Quindi perché semplicemente non fingiamo di esserci allenati e poi ricominciamo ad- Ah!" Caleb ha afferrato il braccio in modo piuttosto brutale.
- "Non era una domanda." Ripete.
Suona molto come un ringhio. Fisso dritto nei suoi occhi scuri. Che ingiustizia che sia così bello, ma al contempo così.. beh assolutamente insopportabile, saccente, stronzo, montato-
- "andiamo in palestra." La sua voce interrompe il flusso dei miei pensieri insultivi e costruttivi. Mi ha lasciato il braccio e mi sta passando davanti.
Sbuffo rumorosamente. Potrei andarmene... ma l'ufficio di Hannes è ancora troppo vicino, e se Caleb dovesse urlarmi di fermarmi lui sentirebbe... rabbrividisco: ho ricevuto abbastanza batoste per oggi... anzi ripensandoci ne ho ricevute abbastanza per tutta la vita. Fortunatamente per me essendo un agente segreto sono abbastanza abituata ad essere picchiata da saper sopportare il dolore e dimenticarlo in fretta.
- "perché rabbrividisci?" Chiede Caleb.
- "Mhm?" Mromoro, distratta.
Lui mi indica.
- "stavi trasalendo".
Ha un accento... qualcosa di meridionale.
- "nulla stavo solo pensando a... a nulla di importante."
- "allora non distrarti".
Entra nella palestra con una noncuranza unica.
- "sei proprio un cafone".
- "E tu una novellina." Risponde.
Roteo gli occhi e sbuffo. "Vaffanculo."
- "Perché non ci vai tu? correndo". Ribbatte lui.
Alzo entrambe le sopracciglia.
- "voleva essere una... battuta?"
- "No, voglio che tu corra. Ora."
Riluttante, inizio a correre.
- "veloce! Non sei nonna Ada che va a recuperare il tacchino in forno".
Mi costringo a non sorridere. Non può fare il simpaticone tutt ad un tratto.
- "e levati quella maglia, ti rallenta di almeno due minuti." aggiunge, voltandosi per raccogliere alcuni bastoni per spostarli dal mio giro di corsa.
Mi fermo.
- "scusami?" esclamo interdetta.
Caleb alza lo sguardo sul mio, sorride appena.
- "hai un top sotto, no?" dice, come se fosse la cosa più normale del mondo. "Puoi restare con quello."
Incrocio le braccia.
- " e tu che ne sai, scusa?"
Caleb lancia uno sguardo beffardo alla stella di pailliettes al centro della mia maglietta.
- "A parte  che ti sporge la spallina, dubito che tu sia uscita pensando di fare allenamento in pigiama senza niente sotto."
- "e perché?"
- "ho una sorella e diverse ex, novellina lo so che non potete saltare e tutto il resto senza...qualcosa sotto ".
ok, la conversazione si sta facendo imbarazzante. Roteo gli occhi e mi levo la maglietta prima che la situazione possa diventare...beh, ancora più strana di così, e riprendo a correre. Decido deliberatamente di ignorare lo sguardo divertito di Caleb mentre lo faccio.
Sapevo qualcosa sul conto di Caleb, tipo delle sue diverse ex e che avesse una sorella, ma a pensarci bene su di lui non so praticamente nulla... penso che suo padre sia un ex- agente segreto come quello di Luke, anche se non credo fosse altrettanto bravo. Mi chiedo se anche la madre di Caleb sia morta per via di un incidente-
Caleb alza il braccio e mi colpisce la clavicola, interrompendo la mia corsa e scaraventandomi a terra.
Sbatto le spalle contro il tappeto e mi si mozza il fiato nei polmoni.
Non me l'aspettavo questo.
- "non capisco se sei distratta o semplicemente incompetente". Dice Caleb, chinandosi su di me.
- "Ti strappo i denti". Sputo.
In tutta risposta lui pianta un bastone di legno a terra, verso la mia faccia. Lo schivo per un soffio rotolando su un lato. Caleb rialza il bastone ed io afferro la prima cosa che mi capita a tiro per contrattaccare, è un utilissimo... peso da cinque chili, seriamente?!
Caleb ride e abbatte il bastone su di me, io lo blocco con il peso, ma lui continua a spingere, e il peso del...peso non aiuta
Le mie braccia si stanno ripiegando un po' troppo verso la mia faccia per i miei gusti, così faccio l unica cosa logica che mi viene in mente: mi metto ad urlare.
Caleb si distrae e sfrutto il suo stupore per assestargli un calcio al basso ventre e rotolare via prima che il peso da 5 chili mi ricada in testa.
Faccio una capriola e mi alzo, per allora Caleb è già in piedi, e ride.
- "mi hai davvero distratto urlando?" Chiede, avvicinandosi.
- "No." Rispondo, afferrando un arma da terra, è un bastone come il suo, questa volta. "Ti ho distratto urlando la sigla di James Bond, non ci credo che non l'hai riconosciuta!" E attacco.
Para i miei colpi con un pò troppa facilità.
Colpisci, gira, calcia, para, ripeti.
- "devi mantenere la tua attenzione sull'obiettivo." Dice Caleb mentre para un mio calcio con il ginocchio. "Se ti distrai." Incasso un calcio sullo stinco. "Sei morta." Mi sbatte il bastone in pancia.
Ho un conato e crollo in ginocchio.
Dovevo ancora recuperare dal colpo di Hannes.
Sto tossendo? Vedo tutto sfocato.
- "non ho colpito così forte". Sento mormorare Caleb.
Mi costringo a deglutire.
- "sto bene". Ho la voce mozza.
Caleb mi scosta un ricciolo da davanti agli occhi. Quando si è accovacciato vicino a me?
- "perché hai rabbrividito prima?" Chiede di nuovo.
Piuttosto che dirtelo mi mastico la lingua.
Ovviamente questo non lo dico, sbatto gli occhi finché non riacquisto un po' di equilibrio, poi gli tiro un pugno sullo zigomo, o almeno l'avrei fatto, se Caleb non lo avesse bloccato per scaraventarmi sopra la sua testa.
La mia schiena colpisce nuovamente terra e mi scappa un gemito.
- "ti odio". Dico.
- "Certo". Caleb si alza. "Vedi di aver eliminato la tua distrazione entro la nostra prossima lezione, o per lo meno trova il modo di non pensarci, novellina".
- "Dovresti davvero smetterla di darmi ordini" mi metto a sedere. "E dovresti anche smetterla di chiamarmi novellina."
Caleb si accovaccia e mi mette due dita sotto il mento.
- "quando riuscirai ad atterarmi, giuro che smetterò."
Getto un rapido sguardo alle sue gambe prima di caricare un calcio, che lui schiva con facilità, prima di assestarmene uno sulla caviglia.
Stringo gli occhi.
- "Quel giorno non è oggi. La prossima volta evita di guardare il punto che stai per colpire. E non finire a terra. Se finisci a terra, sei morta."
Per lo meno questa volta non mi ha colpita.

All the lines she crosses 1- on my ownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora