Capitolo quindicesimo

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Non mentirò, una parte di me si sente in colpa per quello che è successo ieri notte.
Ok, forse un po' più di una parte...
Comunque non ha senso pensarci troppo, perché dopotutto Parker potrebbe addirittura non aver capito che stiamo insieme, voglio dire, tutto ciò che ho fatto è stato gridrargli dietro: "è un sì!" Senza dargli delle informazioni concrete... forse non è poi così grave.
Ma lo scoprirò a breve, dato che è proprio da Parker che sto andando.
Mi sono fatta soffiare da Tina che una classe di ragazzi "di cui un biondo fighissimo" si stava allenando nell'armeria.
Perfetto.
Svolto per un paio di corridoi fino a raggiungere la palestra, poi apro piano la porta e scivolo dentro.
Il rumore degli spari copre quasi il brusio delle conversazioni, ci sono quattro bersagli, con quattro file di tiratori, mentre un gruppo di persone si allena con armi bianche.
Ci metto poco a individuare la chioma bionda di Parker, è in fila per il bersaglio.
Supero alcune persone e mi affianco a lui.
Stavo per esordire con un "ciao", ma poi un ricordo mi raffiora la memoria:  "puoi mentire a lui, a te. Ma non mi fotti, non ho creduto che ti piace veramente nemmeno per un secondo." Quindi decido bene di afferrarlo per il braccio e tirarlo verso di me così da dargli un bel limone eclatante.
Le farfalle nello stomaco sono diminuite rispetto alla prima volta che ci siamo baciati, ma resta bello.
Gli allaccio le braccia intorno al collo mentre lui mi stringe la vita.
Mi stacco e sorrido.
- "ciao." Mormoro...o meglio, dico a voce alta resa mormorio dal rumore degli spari.
Parker mi accarezza la guancia.
- "hey." Si volta verso alcuni ragazzi davanti a noi nella fila. "Vi ho già presentato la mia ragazza?" Esclama.
Cazzo, nessun malinteso, ha capito benissimo.
Forzo un sorriso.
I ragazzi cominciano a complimentarsi e stringermi la mano.
- "non c'è bisogno di presentazioni." Dice uno di questi, più avanti nella fila. "È Ester, la figlia di Bond." Lo dice quasi come se volesse sputare a terra.
- "non cominciare, James." Lo rimprovera Parker.
- "si, non rompere le palle, James." Dico.
Tutti i ragazzi ridono, compreso James.
La ragazza al tiro davanti a James getta a terra il fucile con un imprecazione e lascia la fila. James lo raccoglie e mi guarda.
- "Barbossa" mi interpella. "Perché non ci mostri cosa sa fare la figlia del capo."
Voleva mettermi in ridicolo, tirare contro degli agenti più grandi mi farebbe perdere in partenza...certo, il genio non sa che gioco in casa.
Parker mi stringe il braccio.
- "piantala, James, è più giovane, non sa-"
- "con piacere!" Lo interrompo, facendomi avanti. Tendo una mano per prendere il fucile con un sorriso.
James me lo porge compiaciuto.
- "al fischio, avrai sei tiri per cinque bersagli diversi, dovrai riuscire a fare meglio di quel ragazzo lì." Punta verso un ragazzo massiccio nella fila vicino che mi rivolge un ghigno. "Se vinci, ti scarrozzo in braccio per tutto il mese, ovunque tu voglia andare. Se perdi, ti fai il bagno chiappe al vento...e noi guardiamo."
Mi viene il voltastomaco.
Che persona orrenda!
Parker si fa avanti con aria minacciosa.
- "James" lo ammonisce.
- "non preoccuparti" dico sorridendo. "Io vinco sempre."
James sorride esultante, neanche avesse vinto il premio di miglior A.S, mentre altri ragazzi fischiano e si spintonano.
- "però voglio cambiare i termini." Continuo, James annuisce. "Se vinco, tutti voi avrete un debito con me, che dovrete risarcire a qualunque costo, non importa cosa chiedo."
Alcuni ridono, alcuni si scambiano occhiate, ma tutti acconsentono.
- "allora facciamolo."
Stringo forte il fucile sotto il braccio, Qualcuno dietro di me soffia nel fischietto e i bersagli cominciano a muoversi.
A mio parere sono anche troppo lenti, riesco a centrare facilmente tutti e quattro i primi bersagli, non mi resta che il quinto: un bersaglio mobile ad alta velocità, a novanta metri di distanza.
Lancio un occhiata al mio avversario, è pronto a sparare il suo colpo.
Mi restano due tiri.
Il proiettile lascia il suo fucile.
Oh no, non credo proprio.
Sparo due colpi uno dopo l'altro, trattenendo il respiro e spostando il fucile di qualche millimetro.
Allontano l'occhio dall'arma per osservare il proiettile, è come se si muovesse a rallentatore.
Il primo che ho tirato fende l'aria ed entra in collisione con quello del mio avversario, deviandone completamente la traiettoria, il secondo prosegue...fino a perforare il centro esatto del bersaglio mobile.
Parker esulta e mi solleva in un abbraccio. Il fucile cade a terra, mentre mi gusto l'espressione di sconfitta sul volto di James e dei suoi disgustosi amici.
Sono tutti così sconcertati e feriti nell'orgoglio da non notare nemmeno che il proiettile che ha perforato così perfettamente il bersaglio non è il mio, bensì quello tirato da un qualche altro tiratore. Il mio secondo proiettile è perso da qualche parte tra i bersagli: non ho avuto il tempo di calcolare la traiettoria per deviare il proiettile avversario e quella per centrare il bersaglio mobile, avevo semplicemente sparato al momento giusto e fatto finta che fosse merito mio.
Mi dirigo verso la porta ridacchiando.
Parker mi mette un braccio intorno alle spalle, mentre lasciamo la palestra esultando.
- "sei incredibile." sussurra.
- "Ester!" Mi ferma qualcuno.
Oh. Merda.
Mi irrigidisco, mentre Parker mi lascia le spalle e si volta a vedere chi ha parlato.
Solo che io so già chi è.
Ho già detto merda?
- "vuoi lasciarmi a parlare con la tua schiena o vuoi girarti?" Chiede la voce.
Merdaa
Mi volto, con finta nonchalance dipinta sul volto.
- "si?"
Davanti a me trovo la figura di Caleb. Con mio disappunto, ogni volta che lo guardo rivivo nella mia testa gli eventi della scorsa notte. Mi schiarisco la gola. Caleb sposta lo sguardo su Parker.
- "devo parlare con Ester."
Parker mi prende per la vita con fare protettivo, sono sicura di aver visto un guizzo attraversare la mascella di Caleb.
- "qualunque cosa sia, puoi dirlo ad entrambi." Dice Parker.
Caleb fa spallucce.
- "oh beh, se proprio vuoi, ieri io ed Es-"
- "sì, certo, istruttore !" Lo interrompo. "Possiamo parlare della simulazione di ieri." Mi volto verso Parker. "Non preoccuparti" sussurro.
Lui sembra titubante, ma alla fine annuisce. Mi prende la nuca e mi bacia, in modo molto più appassionato di quanto mi aspettassi, praticamente la sua lingua naviga la mia gola in lungo e in largo. Poi si stacca e sorride, uscendo dalla palestra.
Torno a guardare Caleb incrociando le braccia.
Ha un espressione piuttosto disgustata.
Bene.
- "che vuoi?" Esordisco.
- "istruttore, mi piace. Chiamami così più spesso."
- "me ne vado." Avverto.
- "te la cavi bene con la pistola" dice lui.
Roteo gli occhi.
- "ottimo osservatore."
- "credevo di dover intervenire quando quel pezzo di merda si è messo a parlare delle tue chiappe all'aria, ma poi mi sono accorto che ce la facevi benissimo da sola...in fondo lo sapevo già."
Sbianco.
- "sei tu il loro istruttore?! Ma avete la stessa età!"
- "solo per oggi." Spiega lui. Dal nulla, mi afferra il polso.
Mi scanzo subito.
- "ma che fai?!"
- "controllo la tua ipotermia. Non ne ho avuto l'occasione questa mattina dato che...eri sparita."
Sospiro sconfortata.
- "già, perché quello che è successo ieri era un errore e io l'ho già dimenticato, dovresti farlo anche tu."
Uno sguardo quasi deluso attraversa gli occhi di Caleb per mezzo secondo, poi torna alla sua espressione strafottente e fa un passo avanti.
- "oh, te lo sei già dimenticato?"
- "è quello che ho detto." Confermo, restando ferma dove sono.
- "vuoi che ti rinfreschi la memoria?" Chiede, avvicinandosi ulteriormente.
Si.
- "No!" Esclamo, facendo un passo indietro. "Che cazzo di problemi hai?! Io sono fidanzata!" Mi volto, andando verso la porta della palestra.
- "con qualcuno che non ami!" Ribadisce lui.
- "sta zitto!"
- "ricordati che abbiamo lezione alle tre!"
Varco la porta della palestra.

All the lines she crosses 1- on my ownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora