Capitolo decimo

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Ero abbastanza scossa quando sono uscita dalla sala delle lavatrici, così scossa da dimenticare che oggi è il compleanno di una delle mie compagne di corso, Melanie.
Per questo, con la maglietta di Luke, fresca dalla lava asciuga, stretta in mano, non mi faccio problemi ad andare in mensa. (La tristezza mi mette sempre fame.)
Spingo la porta a doppio battente ed entro con passo da barbona nella mensa.
Oh merda
L'intera superficie della stanza è ricoperta da persone.
Sono tutti vestiti eleganti, hanno vestito persino i tavoli, solitamente di un bianco deprimente, ora sono coperti da tovaglie merlettate ed argenteria, che risplende come polvere di fata, o come un faro puntato negli occhi, riflettendo la luce colorata distribuita da chissà dove. Alla mia destra hanno addossato un paio di tavoli contro una parete per creare un bar ,abbastanza povero di alcolici ,che funge anche da spazio per le casse, che evidentemente non sono ancora entrate in funzione.
Prendo la saggia decisione di ritirarmi molto discretamente e scappare via, dato che qui tutti sono vestiti come per il matrimonio di Lady Gaga con Zendaya, mentre io indosso gli stessi vestiti che ho usato per la palestra, ho in mano una maglietta decisamente troppo grande per me, e probabilmente puzzo anche.
Ma naturalmente la fortuna ce l'ha sempre con me, per cui, quando ormai ho praticamente raggiunto l'uscio, un paio di mani mi afferrano per le spalle e mi riportano dentro.
- "ESTER"!  Esclama Brigitta. Mi squadra da capo a piedi per un attimo. "Ester." Ripete, meno contenta e più disgustata di prima.
Tina la affianca ridacchiando.
- "teesoro!" Esclama. "Ti sembra questo il modo di presentarsi ad una festa?!"
Stringo gli occhi.
- "il diciottesimo di Melanie! Me ne sono completamente dimenticata!"
- "si vede" mormora Tina.
Brigitta le da uno schiaffo sulla spalla.
- "non preoccuparti, ti rimettiamo apposto." Dice sorridendo.
Da come lo dice sembra io abbia una commozione cerebrale e che lei stia per curarmela con un po' di correttore e brillantini.
- "io veramente stavo per tornare in camer-"
- "NO!" Mi interrompe Brigitta. "Basta asocialità!"
- "è che non voglio lasciare Luke..." dico, cercando di pararmi il culo. Ma so che ogni sforzo è vano, infatti Tina e Brigitta mi stanno già trascinando verso la cucina. Superiamo la porta e Brigitta accende la luce.
Tina mi leva la maglietta dalle mani.
- "questa cos'è?" Chiede.
- "è di Luke" spiego.
- "oooooh!" Esclamano in coro Tina e Brigitta.
- "questo spiega moltissime cose." Aggiunge Tina.
- "non spiega niente." Protesto. "Devo assolutamente tornare da-"
Tina mi posa l'indice sulle labbra.
- "silenzio tesoro! Lo raggiungerai quando sarai presentabile."
In pochi secondi Brigitta mi spalma sulle labbra un lucido che teneva nella borsetta e un correttore sotto le occhiaie, mentre Tina cerca un modo per migliorare il mio abbigliamento.
- "levati i pantaloni e mettiti la maglietta di Luke come vestito." Dice infine.
- "ma sembrerò una specie di bambina che ruba i vestiti al fratello!" Protesto.
- "per tua fortuna, io ho una cinta." Esclama Tina, slacciando una massiccia cintura di pelle nera che le fasciava la vita. Faccio rapidamente come ha detto e Tina mi aggancia la cinta sulla vita.
- "Tadaaa!" Esclamano in coro.
Rido, soffermandomi sul loro aspetto. Hanno entrambe lo stesso vestito corto ed attillato, che le fascia entrambe in modo perfetto, solo che quello di Tina è crema, mentre quello di Brigitta è nero. Anche i gioielli sono coordinati, è evidente che si sono vestite insieme.
A volte invidio un amicizia così tra due ragazze.
- "andiamo adesso!" Esclama Tina. "E non preoccuparti per Luke, sicuramente Liam lo è andato a prendere." Mi trascina fuori dalla cucina e dentro alla mischia.
Sono riusciti a mettere la musica e il tavolo si è riempito di bottiglie.
Capisco che ogni tentativo di scappare, almeno per la prossima mezz'ora, sarà vano, quindi mi incollo quasi subito agli alcolici, anche se, per mantenere un contegno, passo per i bicchieri e non mi attacco alla bottiglia come ho fatto alla scorsa festa.
Probabilmente sembro un alcolizzata, ma poco importa. In poco tempo altra gente si affolla al bar, e vengo sbalzata via dalla folla. Barcollo un poco.
- "tutto bene?"
Alzo lo sguardo per incontrare quello di un ragazzo che non ho mai visto prima d'ora. Ha occhi chiarissimi e capelli biondo cenere.
Sorrido, non so se sia l'alcol o questa specie di angioletto, ma all'improvviso mi sento bene. Ho come l'opprimente sensazione che dovrei andare da qualche parte di importante, ma ho la mente annebbiata:
- "ora sto decisamente meglio." Rispondo. Tendo una mano, lasciando cadere il bicchiere a terra.
- "piacere Ester!"
L'angioletto sorride e me la stringe.
- "Parker." Mi guarda dalla testa ai piedi. "Bel vestito"
Ridacchio come un idiota.
-"begli occhi."
Parker sorride.
Che bel sorriso!
Mi sento un tantino inebetita.
- "vuoi prendere un drink?" Offre Parker.
- "che ne dici di un bacio?" Chiedo invece, senza pensare.
Parker ride, poi inaspettatemente mi prende gentilmente il viso, sporgendosi verso di me. Chiudo gli occhi e le sue labbra entrano in collisione con le mie.
Bacia anche bene.
Sento Tina e Brigitta esultare anche a traverso il rombo della musica e delle mille farfalle che si stanno scatenando nel mio stomaco.

POV di Caleb
Era evidente che Ester soffriva di postumi da sbronza non appena ha messo un piede nella sala simulazioni.
Anche se certo non è che io sia messo tanto meglio: ho passato l'intera notte a progettare una simulazione, doveva essere perfetta...tanto perfetta che mi sono addormentato sul computer.
I passi strisciati di Ester sono stati sufficienti a svegliarmi... o forse è stato il fatto che avesse gridato per qualche motivo un imprecazione entrando nella sala.
A giudicare da come si tiene il piede, probabilmente lo ha sbattuto da qualche parte.
Mi alzo rapidamente dalla tastiera del computer, sperando che non si sia accorta di niente.
Ha gli occhi gonfi e grosse occhiaie, oltre ad avere i capelli arruffati sulla testa.
- "ti sei addormentato qui per caso?" Mugugna, entrando.
- "e tu sei stata alla festa in mensa ieri sera."
- "anche tu?"
- "no. Avevo di meglio da fare." Mi alzo. "Preparati alla simulazione."
Ester sospira, frustrata
- "ma tu non stacchi mai?" Lagna, andando al centro della sala.
- "no." Rispondo, avviando la simulazione. "Non ti accompagnerò in questa simulazione, e ricorda-"
- "mi causerai problemi eccetera eccetera, sì, lo so." Mi interrompe.
- "non stavo per dire questo." Dico, mentre i colori intorno a noi si deformano.
Ester mi lancia uno sguardo interrogativo.
- "non amare, non temere, segui gli ordini." Recito.
La vedo come sbiancare, mentre lei stessa cambia aspetto, è vestita di nero, seduta su una sedia.
La vedo guardarsi le mani guantate, abituandosi alla simulazione. Poi alza lo sguardo per incontrare quello dell'uomo che le torreggia davanti. Ci sono altri due uomini ai lati di Ester, una lampadina pensola dal soffitto, sopra la sua testa.
- "è un piacere rivederti, Ester Barbossa." Esordisce l'uomo che ha davanti, con un sorriso gelido.
- "sisi certo, possiamo passare alla parte in cui mi dici cosa vuoi da me e vi faccio il culo?" Lo liquida Ester.
Non posso trattenermi dal sorridere. Quella ragazza ha dell'incredibile.
L'uomo sembra alquanto confuso: ho proggettato l'intera simulazione perché mettesse Ester in difficoltà: non per mettere alla prova le sue tecniche da spia, ma per mettere alla prova la sua forza di spirito.
- "sei più stramba di quanto credessi" dice infine l'uomo. "Ma non preoccuparti, ti lasceremo andare con la chiave che ci hai rubato, ma solo dopo che avrai fatto qualcosa per noi. In caso contrario, questo posto esploderà tra centoventi secondi, e con esso tu e la tua preziosa chiave."
Ester stringe gli occhi.
- "e perché mai faresti una cosa del genere?"
L'uomo si sporge verso di lei, appoggiandosi sui braccioli della sedia di Ester.
Contraggo la mascella. Perché ho progettato quest'uomo per essere così bello?
- "perché, mia cara, il virus che ci hai ignettato è maledettamente forte, e noi" scambia un occhiata con i due uomini al fianco di Ester, "moriremo comunque nel giro di un giorno."
Ester lo squadra dalla testa ai piedi, poi si inumidisce le labbra e sorride.
- "cosa vuoi che faccia, esattamente?" Chiede.
Roteo gli occhi. Fantastico, ora usa il flirt per distrarre anche le persone che non esistono.
L'uomo sorride, e scivola a destra. Rivelando la figura esanime di Luke, legato ad una sedia.
Ester sgrana gli occhi, facendo per alzarsi. I due uomini al suo fianco la risbatterono immediatamente sulla sedia.
L'uomo le porge una pistola.
- "spara."
Ester volta la testa verso di me. Non può vedermi, ma il suo sguardo riesce comunque a trovare il mio:
"Che cosa hai fatto?"

All the lines she crosses 1- on my ownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora