Parte 11.-

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"Dove andiamo?" Chiedo a Lorys dopo che ferma l'auto al semaforo.

"Abbi pazienza e vedrai" mi sorride per poi ripartire dopo lo scatto verde del macchinario.

Annuisco rimanendo in silenzio e alzo il volume dello stereo, che aveva precedentemente abbassato, ascoltando la voce di Ed Sheeran che passano in radio.

Chiudo gli occhi abbandonandomi completamente sul sedile dell'auto, in una sorta di calma e relax, che cercavo da tempo.

"Siamo arrivati" annuncia Lorys fermando l'auto.

Mi maledico mentalmente per aver accettato la sua uscita. Non avevo voglia di conoscerlo, ma come sempre quella parte di sfida in me ha prevalso su ogni cosa.

Apro gli occhi e li faccio scorrere sulla vista che ci appare davanti.

"Che fai? Non scendi?" mi chiede aprendo lo sportello.

Una folata di vento freddo mi arriva velocemente facendomi rabbrividire nel mio cappotto pesante.

"Si" mormoro per poi uscire anch'io facendomi investire completamente dall'aria gelida della Germania della sera.

I miei occhi vengono rapiti dalla città in basso e dalle luci natalizie che illuminano il tutto, donandogli un'aria soffusa e allegra che comunque il Natale porta già con sé.

Il tempo che passiamo fuori dall'auto è davvero minimo, perché il freddo non fa sconti nemmeno ai nostri cappotti e cappelli pesato. Quindi con il buon senso, decidiamo di evitarci un mega raffreddore e saliamo in auto per ripararci.

In questo posto c'è una tranquillità assurda, e il riscaldamento dell'auto non combatte del tutto l'aria che c'è intorno.

Lorys si sbilancia ai sedili posteriori afferrando due birre, che stappa con l'accendino, passandomene poi una.

Scende fredda lungo la nostra gola, ma non da fastidio, anzi, le patatine del mc con gli hamburger scaldano tutto successivamente.

Restiamo in silenzio ad ascoltare musica e a ridere ogni tanto per qualche stupida battuta.

Stendiamo i sedili dell'auto e mi passa un plaid, nella quale mi avvolgo come un involtino.

"Grazie" mormoro coprendomi fino al naso.

"Chi era quel ragazzo che voleva uccidermi in discoteca?" ridacchia ricordando l'avvenimento della sera prima.

Rimango in silenzio riflettendo mentre il suo sguardo si sposta su di me, devo rispondere?

"Il mio ragazzo, credo" mormoro confusa anch'io.

Una volta che questa frase viene fuori dalle mie labbra, fa quasi ridere anche me stessa.

"Credo?" dice aggrottando le sopracciglia con un sorriso divertito.

Annuisco sospirando. già non so nemmeno io come definirlo.

"Cioè no, credo che non lo sia più" dico più a me stessa che a lui, correggendomi, e cercando di trovare anche una risposta alla domanda che mi tormenta i pensieri da giorni.

"Eh?" sbotta infatti confuso. Guarda, sono più confusa io di te.

"Abbiamo litigato e non ci parliamo più" cerco di spiegare, ma in realtà vista così, la situazione sembra una scena di qualche commedia mal riuscita. Quindi non mi rendo conto di quanto io possa essere credibile, dato che non so nemmeno il motivo di tutto questo casino.

"Prova a parlarci no? Non sai nemmeno tu come definirvi" dice ovvio.

Grazie, MR. Scontato, non ci avevo mai provato.

Infondo sono gli ostacoli a renderci forti.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora