Parte 47.

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"Ti piaccio." Mi sorride sghembo. Convinto Fratè.

"Certo. E sai cosa mi piace di te?" dico mentre un sorriso amaro e subdolo si apre nella mia mente.

"Cosa?" Chiede divertito. Che abbia capito il gioco?

"Il rumore dei tuoi passi mentre te ne vai a fanculo." Gli ringhio addosso tirando poi via il mio polso dalla sua stretta e sparendo dalla sua vista in appena cinque secondi scarsi.

Lo sento ridere.

"E' proprio questo che mi attrae" dice ad alta voce affinché arrivi alle mie orecchie.

Ma cosa ho fatto di male. Signore aiutami tu.

"Tu secondo me non stai bene" sputo voltandomi nella sua direzione.

Mi fissa sorridendo aspettandosi qualche altra frase da parte mia.

"Perché mi hai seguita?" chiedo tenendomi comunque lontana da lui.

"Non c'è un motivo" alza le spalle come se non avesse realmente uno scopo.

Purtroppo per lui non sono così sciocca, come le ragazze che ha frequentato, se mai lo avesse fatto.

Il suo gioco riesco a comprenderlo benissimo, ma non ci sto, questa cosa è alquanto fastidiosa, ed essere usata soprattutto per mancare di rispetto e creare disagi ad Andre proprio non mi va giù. È un uomo non un bambino, e questi giochi dovrebbe imparare a lasciarli chiusi in un cassetto nella sua mente e buttare, addirittura, via la chiave.

"E allora perché continui ad infastidirmi?" chiedo.

Ripete lo stesso gesto di poco prima. Scuoto la testa, ad un certo punto, divertita.

Mi sembra quasi inutile cercare di far finire il gioco. Certe volte mi dà l'impressione di parlare con un bimbo viziato, e si sa che, o ricevono quello che vogliono, o non smetteranno di puntare i piedi.

"Mi sembra di essere al centro di un gioco da tavolo" inizio alzando la testa. Devo riflettere bene sulle parole da dire.

"Come se fossi un premio?" la sua voce forte e chiara si fa sentire.

"No, perché ci sei solo tu a giocare" allargo le braccia, così da dargli dello stupido indirettamente.

"Spiegati" dice poggiandosi al lavabo.

Mi ha seguita in bagno, bloccandomi prima di fare un passo nel corridoio.

"Sei qui, nel bagno delle donne, senza scrupoli e pudore" mi fermo ma non reagisce.

"Per cosa? Non ci crede nessuno alla tua fantomatica cotta nei miei confronti" finisco cercando di raggirarlo.

È astuto e non lo nego. Altrimenti non sarebbe nemmeno bravo nel suo lavoro.

"Perché?" chiede lui.

"Alla mia cotta, perché non ci crede nessuno?" si spiega meglio.

"Sei furbo non stupido, arrivaci da solo" sbotto.

"Non trovo motivi" dice. Se. Non ci crede nemmeno lui.

"Sei schivo, irritante e scontroso nei miei confronti, oltre che insistente e odioso. Perché?" chiedo volendo una risposta da lui, ma facendogli intendere di sapere il motivo.

"Perché?" mi imita lui.

"Perché non ti interesso, perché ti interessa solo stressarmi ed infastidirmi, così che io metta in mezzo Andre per toglierti dai miei piedi" sorride quasi vittorioso alle mie parole.

"Ma mi chiedo perché, forse perché è un tipo tranquillo per darti corda, forse perché ti allontana senza visibilità, non cede alle tue provocazioni, e lentamente ti sorpassa. E forse a te questo non va giù, vero?" chiedo notando i lineamenti del suo viso indurirsi.

Infondo sono gli ostacoli a renderci forti.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora