Non mi rendo conto delle due ore passate a lavorare nel silenzio, fino a che Andre non si muove.
L'ho detto che questo lavoro mi rapisce completamente. Mi perdo nelle storie come se la protagonista fossi io.
Alzo la testa e i suoi occhi sono già su di me, mi osserva curioso con gli occhi ancora di sonno. È troppo tenero appena sveglio.
Mi rendo conto di non avergli chiesto il permesso di usare le sue cose, né tanto meno per metterci le mani sopra. Sembrerebbe che non gli dispiaccia.
"Andre, mi dispiace io... non sapevo cosa fare e ho iniziato un lavoretto che avevo da fare, ti giuro che non ho aperto nulla" gli dico lasciando anche la sua penna che avevo tra le mani sulla scrivania e mi allontano da essa come colpita da un proiettile.
Comunque, questo tavolo è stupendo, sul legno scuro, quasi non c'entra nulla con il resto della stanza.
In realtà non sembra nemmeno una stanza, è una sala grande, con sulla destra la scrivania il legno scuro moderna, dietro essa una sedia nera in pelle, le classiche degli avvocati.
Sulla sinistra c'è un bel divano anch'esso nero, con un tavolino in vetro sulla quale abbiamo pranzato prima. Delle ampie vetrate illuminano la stanza che il pavimento e i muri bianchi rendono più spazioso.
In vari angoli disponibili sono posizionati degli scaffali, scuri come la scrivania in cui ci sono posati presumo i documenti delle cause.
Come al solito mi sono persa nella mia mente, tanto da non sentirlo arrivare di fronte alla mia scrivania.
"Sta tranquilla, bimba" mi riscuote con voce roca. Muoio.
Fa il giro della scrivania abbottonando per metà la sua camicia e osserva il desktop del Mac su cui stavo lavorando.
"Correggi un libro?" Mi chiede osservando con attenzione il file. I suoi occhi fanno su e giù sulle parole velocemente.
Annuisco quando i suoi occhi cadono sui miei.
"Ti lascio lavorare" mi dice allungandosi su di me per afferrare dei documenti dall'altro lato della scrivania. Il suo profumo mi invade, e riconoscerei ovunque il Sauvage di Dior, sono stata io a regalarglielo.
Prende una penna lasciandomi appositamente la sua che avevo utilizzato e torna a sedersi sul divano.
Ricordo perfettamente la storia dei profumi. Io ero fissata con Eros di Versace, ma adoravo anche il Sauvage maschile. Eravamo in giro per negozi e quando vidi quegli erogatori posizionati fuori dal negozio con entrambi i profumi, mi precipitai tirandolo con me. Sotto le mie preghiere dopo essermi bombardata dell'Eros, riempì lui del Sauvage.
Inutile dirvi che gli piacque da subito. Voleva entrare a comprarli entrambi ma glielo impedì.
In realtà una settimana dopo tornai in quel negozio a prendergli il Sauvage. Gli donava troppo addosso. Senza sapere che lui aveva fatto la stessa cosa con Eros.
"Sono io fuori posto in realtà" gli faccio notare tornando sulla Terra.
"Non mi dai fastidio" mi dice non alzando lo sguardo impegnato a leggere alcuni documenti.
Voi immaginatevi. Una stanza fantastica, con un uomo altrettanto fantastico, vestito elegante con la camicia sbottonata e concentrato sul suo lavoro. Non lo considerate un attentato alla quiete?
Lascio correre e mi riconcentro sul mio lavoro. Mi risulta un po' difficile, sento i suoi occhi addosso delle volte.
È così bello stare qui dietro, mi sento importante.
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Infondo sono gli ostacoli a renderci forti.
ChickLitNessuno è mai sicuro della strada che intraprende. Tutti commettono errori. Gli sbagli sono all'ordine del giorno. Vecchie conoscenze, sconosciuti e nuovi incontri. Fastidi, risate, intrighi, attrazioni e difficoltà riempiono la storia e la vita de...