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Addento il bagel al formaggio mentre guardo la bellissima vista che l'Empire State Building mi regala. Ho lasciato Lloyd in hotel, ed ho salvato sul cellulare una mappa delle cose migliori da fare a New York. Lo shopping sarà il prossimo punto sulla lista. Il cellulare sembra che stia per scoppiare, Lloyd mi chiama da tutta la mattina ma non ho proprio voglia di parlarci. Ho bisogno di stare senza di lui per qualche ora per ricalibrare il cervello. L'ennesima chiamata rovina il silenzio che c'è qui sopra. Alzo gli occhi al cielo per poi afferrare il cellulare.

"Che cosa vuoi?"

"Che cosa voglio? Dove cazzo sei!"

Allontano il cellulare dalle orecchie perchè la sua voce mi trapana il timpano.

"A fare un giro per New York, a vedere le strade famose, a condividere dei momenti speciali con me stessa!"

"Torna in hotel adesso, Blake, non sto scherzando"

"No"

"Allora dimmi dove sei, così ti raggiungo"

Il suo tono cambia totalmente, cerca di stare calmo, di non sfogare la sua rabbia su di me come ha fatto in questi giorni.

"No, Lloyd. Non voglio stare più con te, mi sono stancata di essere la stronza che ti aspetta, quella che ama per entrambi. Voglio godermi New York per le prossime ore"

"Ti prego Blake, non capisci che cazzo di pericolo stai attirando? Ti prego dimmi dove cazzo sei"

"Mi sono persa"

Dico sorridendo. Lloyd cerca di dire qualcosa, ma gli sbatto il telefono in faccia. Continua a chiamarmi per i dieci minuti dopo, ed all fine rispondo ancora.

"Ti do l'ultima occasione, Amore mio. Dove cazzo sei?"

"Dove sono?"

Domando a me stessa. Prendo un sorso di caffè, fingo di pensarci su e poi rispondo.

"Hai presente quel posto dove mandi tutte le persone che non ti stanno simpatiche?"

C'è silenzio dall'altra parte. Poi lo sento scrivere con la tastiera del compute ed alla fine ridacchia.

"Vengo a prenderti, Amore mio. L'Empire State Building ha una vista mozza fiato"

Il mio sorriso svanisce nel esatto momento in cui Lloyd pronuncia quelle parole. Metto giù la chiamata con la velocità della luce, dopodiché mi giro e cammino in fretta verso l'ascensore. È riuscito a rovinare qualcosa di bello, ancora. Premo il pulsante una decina di volte, prima che le porte si aprono. Schiaccio il pulsante piano terra ed aspetto paziente. Il nostro Hotel è a tre isolati da qui, io ci ho messo pochi minuti a piedi, Lloyd avrà la macchina e quindi sono spacciata. Mi infilo nel primo negozio che trovo, che guarda caso è un negozio di intimo.

"Buongiorno!"

Mi saluta la commessa, è una ragazza giovane e perfettamente curata, con un completo nero. Le faccio un cenno della testa per poi camminare velocemente verso il fondo del negozio. Ho il cuore che mi batte a mille, sento una tale pressione sulle mie spalle che non ho mai provato in vita mia. La porta si apre, la commessa saluta ma non riceve nessuna risposta. I passi sono veloci e pesanti, e non appena mi giro trovo mio marito infuriato. Mi mostra il suo cellulare, C'è un puntino rosso sulla mappa. Quella sono io.

"Buongiorno, Amore mio" 

"Vaffanculo"

Gli colpisco il petto con un pugno, ma lui mi afferra il polso prontamente.

"Vuoi che io mi scusi? Bene. Mi dispiace"

"Oh davvero?"

"Sì. Amore mi dispiace per averti fatto credere di essere stata scommessa. Avrei dovuto dirtelo prima, sei l'unica persona di cui mi fido"

Non c'è ironia nella sua voce, come poco fa. È sincero. Appoggia il palmo della mano sulla mia guancia e mi bacia con dolcezza.

"Ok.."

Annuisco guardandolo negli occhi. Libero il mio polso e gli colpisco le palle con un pugno. Lui si abbassa dal dolore, grugnisce ed io lo circondo con un braccio.

"Mi dispiace.... Ti fanno ancora male le palle?"

Sussurro per poi lasciarlo lì. Scorro tra i vari completini, fingo di guardare alcuni reggiseni di pizzo. Lloyd mi afferra per un braccio e mi trascina in uno dei camerini. È furioso, ma c'è anche qualcos'altro nel suo sguardo.

"Quando ti ho sposata sapevo che avevi le palle, Dio... mi fai arrapare così tanto!"

"Sei disgustoso"

Sussurro a pochi centimetri dal suo viso. Lloyd ha il respiro pesante e la fronte madida di sudore, deve soffrire parecchio, ben gli sta.

"E tu sei mia, completamente mia. Mi farò perdonare se me ne darai la possibilità. Vuoi comprare questa boutique? Ti compro ogni fottuto perizoma qui dentro"

"Non hai capito nulla, Lloyd. Pensi che mi interessano i tuoi soldi sporchi? Mi ferisci di continuo. Non è solo fisico, tu mi offendi, mi fai sentire un oggetto ed io sono stanca di questo"

Finalmente torna serio. Mi ascolta davvero. Indico la patta dei suoi pantaloni con l'indice.

"Quel dolore è nulla in confronto a quello che sento io ogni volta che fai una cazzata. Io valgo molto più di questa boutique, o di qualsiasi altra cosa al mondo"

"Lo so cazzo, tu vali tutto per me. Io ci sto provando, dammi tempo. Non posso cambiare in una notte!"

Annuisco un'altra volta, tolgo le sue mani da me ed esco dal camerino. La commessa finge di sistemare dei capi, ma in realtà sta origliando. Si allontana non appena Lloyd esce dal camerino.

"È l'ultima volta Lloyd, e questa volta sono seria. Ti prego non mandare tutto a puttane"

Esco dal negozio, il rumore delle mie scarpe è l'unico suono, ma appena apro la porta di vetro, la boutique viene invasa dal rumore esterno. Dai clacson delle macchine, dal rumore dei lavori in strada, e dalle chiacchiere dei passanti. Davanti al negozio c'è Cedrick con la macchina che ha portato qui Lloyd. Mio marito esce dal negozio dopo di me, mi prende per mano e mi porta in macchina. Non so che cosa faremo adesso, ma sicuramente porterò a termina la lista che ho fatto.

UnknownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora