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Stringo il calcio della pistola così forte che le mani mi tremano. Mio padre mi guarda divertito, mentre Lloyd giace accanto a me. Appoggio due dita sotto la mascella per sentire il suo cuore, che batte forte e regolare.

"Non l'ho ucciso. L'ho stordito. Non mi piacciono tutte quelle chiacchiere. Non sono più quello di una volta, mi sono rammollito"

"Non mi interessa. Lasciaci uscire da qui"

"Non ancora. Prima devi ascoltarmi"

Non abbasso lo sguardo dai suoi occhi, ho tenuto la testa bassa troppo allungo. Oscar alza una cloche al centro del tavolo, sotto alla quale c'è del pollo arrosto con le patate. Si serve da solo ed inizia a mangiare senza preoccuparsi di me. Non avrei mangiato in ogni caso.

"Vedi Grace. Tua madre era una puttana. Ha scopato con così tanti uomini da aver perso il conto. Ed uno di questi... beh l'ha messa incinta"

"Che vuoi dire?"

"Che non sono tuo padre. Lei me l'ha tenuto nascosto per cinque anni, poi la somiglianza con mio fratello era troppo evidente. Come ho già detto, ho provato negli anni a mettere al mondo dei figli miei, ma non è stato possibile"

Sento una strana gioia nel petto, lui non è mio padre. Questo significa che non sono la figlia di un mostro. Oscar sembra dispiaciuto per non aver avuto dei figli, il che mi sembra al quanto strano.

"Avresti potuto scegliere me come figlia, amarmi come un padre, risparmiarmi le sofferenze. Io non ti ho fatto niente"

"È vero, hai ragione. Ma tua madre si è scopra mio fratello, li ho uccisi ed una volta morti mi sei rimasta tu, tra le palle. Mi ricordavi ogni giorno il torto subito. Potevo ucciderti, o sbarazzarmi di te"

Si sposta verso un mobile di legno e prende un bicchiere, si versa uno scotch troppo lungo e porta con se il bicchiere al tavolo.

"Avrei potuto essere un padre per te, avrei potuto darti quello che ti meritavi, ma non l'ho fatto. L'odio mi ha mangiato vivo, perciò eccoci qui. Io sto morendo, e tu sei l'unica ad avere il mio fottuto di sangue nelle vene!"

Urla sputacchiando saliva e cibo ovunque. Non sembra affatto intimorito dalla pistola carica puntata contro di se, ma probabilmente è abituato.

"Quello che cerco di dirti è che sto cercando... sto cercando di farmi perdonare da te. Non avrò un posto in paradiso, ma morirò con un senso di colpa in meno. Ti sto dando milioni di dollari, proprietà, macchine, droga dal valore inestimabile. Devi solo dirmi che mi perdoni"

Sorrido divertita, abbasso la pistola stanca di quella posizione e cammino per la stanza. Sono così furiosa che non riesco a trattenere le lacrime. Lo guardo dritto negli occhi e sfogo tutta la tensione accumulata in dieci anni.

"Io non ti perdonerò mai per quello che mi hai fatto. Mi hai fatta sentire sbagliata, hai cercato di vendermi ai tuoi nemici, mi hai rubato l'infanzia perché tua moglie si è scopata tuo fratello. Io non ti perdonerò mai"

Oscar fissa il piatto davanti a se con disgusto. Improvvisamente quel pollo non deve sembrargli tanto buono. Gli punto la pistola alla nuca, cercando con tutta me stessa di premere quel grilletto, ma non ci riesco.

"Avanti fallo. Se questo ti farà sentire meglio, fallo e basta. Mi rimangono pochi giorni di vita"

Tremo come una foglia. So che se sparerò non tornerò più indietro, ho già ucciso due uomini ma lui è diverso. Così gliela do vinta ancora, penserà di essere assolto dai suoi peccati, ma non lo sarà mai.

"Io non ti perdonerò mai"

Sussurro prima di premere il grilletto. Il suo sangue mi schizza in faccia, la testa gli cade sul tavolo, sul pollo che mangiava poco fa. Il rumore dello sparo è così forte che le orecchie mi fischiano. Pochi istanti dopo una serie di spari circonda l'area circostante. Sono troppo stordita per preoccuparmene, mi allontano verso quella che era la mia stanza. L'ultima porta infondo al bunker. La porta è ancora sporca di sangue, il mio. Ricordo il giorno che mi ha picchiata, ero stesa sul letto che leggevo un libro. Tocco il materasso piegato sulla brandina di ferro, ed istantaneamente mi ritrovo a quel giorno. Lascio cadere la pistola sul pavimento e scoppio a piangere. La tensione, la tristezza e la rabbia escono dal mio corpo come un vortice nero. Mi porto le mani sulle braccia ed urlo tutta la rabbia. Per tutte quelle volte che mi metteva in mostra davanti a degli uomini troppi grandi, per ogni volta che alludeva al sesso quando parlava di me, per tutte quelle volte che mi umiliava, che mi trattava da puttana. Mi libero da tutto ciò che tenevo dentro, finché la porta de Bunker non viene sfondata e gli alleati corrono dentro. Cedrick mi trova nello stanzino, non dev'essere una bella immagine. Io che urlo e piango, rannicchiata sul pavimento, sporca di sangue e con una pistola accanto.

"È tutto finito Signorina Blake, è tutto finito"

Ripete Cedrick mentre mi porta fuori. Mi calmo solo quando vedo il corpo di Lloyd che viene portato fuori, ancora stordito. Mi libero dalle mani di Cedrick e lo seguo respirando profondamente. Una volta salita in macchina avvicino la testa a quella di Lloyd, il suo profumo mi rilassa e mi fa sentire al sicuro. Inizia a svegliarsi quando stiamo per arrivare all'appartamento, ma torna a dormire esausto a causa della droga che gli ha somministrato Oscar. Decido di rimanere con lui in camera, ho bisogno di sentirlo accanto a me, di sentirmi al sicuro. Così finisco per addormentarmi con la testa sul suo petto.

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