6 - bruised

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Avevo passato un'altra notte insonne. Stava diventando un'abitudine e la cosa non mi piaceva affatto. Così come non mi piaceva che John B avesse complottato con mio fratello per la festa di JJ. Ma d'altronde era il suo migliore amico, quasi un fratello, non mi stupiva. Per lui avrebbe fatto davvero di tutto, esattamente come lo avrei fatto io per John B.

Mi alzai delicatamente per non svegliare JB che doveva essere ancora molto stanco, erano solo le otto del mattino, e mi trascinai in cucina per fare del caffè. Stavo ripensando ai messaggi che mi aveva mandato JJ, di nuovo. Sospirai, facendo i conti col fatto che non riuscivo a togliermelo dalla testa. Proprio mentre bevevo il caffè, mi arrivò un messaggio.

masonhale: jules, dove sei?
juliethale: da John B, che succede?
masonhale: niente di grave, ma dovresti tornare

Provai a chiamarlo ma non mi rispose, mi innervosii subito. Per una persona ansiosa come me un messaggio del genere equivaleva a dire "ehi! è successa una catastrofe". E poi mi lasciava senza risposta? Maledetti maschi.

Lasciai un bigliettino a JB per quando si sarebbe svegliato, misi addosso i vestiti della sera prima e montai in moto per tornare a casa il più in fretta possibile.
Quando il grande cancello si aprì davanti a me, rallentai e percorsi il vialetto a passo d'uomo. In lontananza potevo già vedere dei movimenti in veranda, anche se era sulla parte sinistra della casa. Parcheggiai, mi tolsi il casco ed andai lì diretta.

Trovai mio fratello seduto sul dondolo in veranda accanto a JJ che teneva in mano una tazza di caffè. Che cosa ci faceva JJ a casa mia così presto di mattina?
"JJ? Ma cosa ..." mi interruppi quando alzò lo sguardo verso di me e mi resi conto.

Aveva un livido sullo zigomo ed un sopracciglio ed il labbro spaccati.

"Cristo santo" mormorai mettendo giù il casco sulla panchina bianca di fianco a me ed avvicinandomi a loro a passo svelto.
Mi abbassai di fronte a lui mettendo le mani sulle sue ginocchia. Lui abbassò la testa, i suoi lineamenti erano duri.

"JJ" lo chiamai mettendogli due dita sotto al mento per fargli alzare lo sguardo.
I suoi occhi sembravano bruciare, era triste e furioso allo stesso tempo.
"Vado a prepararti altro caffè" disse mio fratello lasciandoci.

Sospirai, tenendo ancora le mani sulle sue ginocchia. Poi mi alzai e mi sedetti accanto a lui. Non ci volle molto per me a realizzare che doveva essere stato suo padre a ridurlo così. Luke era una terribile compagnia, una disgrazia per suo figlio e per chiunque dovesse avere a che fare con lui. Mio padre me lo diceva sempre che era un pezzo di merda.

"Non potevo andare da John B ... non volevo mi vedesse così" disse, finalmente parlò.
Non sapevo bene cosa dire. Io e JJ non eravamo mai stati così intimi o in confidenza da condividere cose di questo tipo. Non capivo perché fosse venuto da me. Forse era semplicemente andato da mio fratello.

Però una cosa la capivo bene. Ed era la rabbia che mi sentii salire da dentro.

Presi coraggio e incrociai la mia mano con la sua. Non volevo che si sentisse solo. Lui la guardò.
"Qui sei al sicuro" dissi guardando davanti a me. Quando lo dissi, ricambiò la stretta.

Trovai il coraggio di guardarlo soltanto quando poggiò la schiena al dondolo e ci appoggiò anche la testa. Sembrava distrutto, e non solo fuori. Lo capivo benissimo. Quanto terrificante doveva essere vivere in una casa del genere? Non c'era da stupirsi che fosse sempre allo chateau. JJ non era certamente un fuscello, era alto e muscoloso, era ovvio che se solo avesse voluto avrebbe potuto reagire. Pensate a quanta sofferenza deve provare una persona per lasciarsi picchiare a sangue senza reagire. Mi si contorceva lo stomaco ad immaginarmi la scena.
Lasciai la sua mano solo quando mio fratello tornò fuori col caffè.

The MadhatterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora