Giuramento

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All that you are is a face in the mirror
I close my eyes, and you'll disappear.
I'm what you face when you face in the mirror
Long as you live, I will still be here.
(The Confrontation, Jekyll & Hyde)

Thunder. Le dava una strana sensazione, quel nome, il pensiero di associarlo a se stessa. In un altro momento lo avrebbe trovato a dir poco ridicolo e decisamente imbarazzante, ma in quel momento aveva bisogno di recitare una parte, diventare un'altra persona. Sapeva che non era lì per giocare alla spia, che sarebbe stata costretta a fare cose che non avrebbe mai immaginato di fare, a tradire se stessa e i suoi valori, ma poter affidare tutto quanto nelle mani di Thunder le dava un minimo di conforto. Poteva almeno aggrapparsi all'illusione che fosse lei a macchiarsi, e non Tina Goldstein. I primi giorni le risultò difficile abituarsi al nuovo nome: ogni volta che qualcuno lo pronunciava tendeva a sobbalzare o a doverci pensare due volte prima di rispondere.
Erano passati tre giorni dal suo arrivo quando la sottoposero a quello che loro chiamavano il Giuramento: quattro dei seguaci di Grindelwald, due streghe e due maghi, la portarono in una stanza. Non si disturbarono nemmeno a chiudere la porta o legarla o qualcosa di simile, al contrario, erano così gentili che quasi le sembrava che stessero per offrirle una fetta di torta appena sfornata. Se avesse voluto, avrebbe potuto scappare con estrema facilità, e aveva come l'impressione che loro non l'avrebbero nemmeno fermata. Non fu sorpresa, aveva capito sin da subito cosa stavano tentando di fare: assicurarsi la sua fiducia e approvazione, fare in modo che qualunque cosa facesse, la facesse di sua spontanea volontà, lasciare che si imbrigliasse da sola in una rete dalla quale nessuno sarebbe più stato in grado di liberarla. Quel ragionamento la inquietò e pensò che accettare di partecipare a quel Giuramento, qualunque cosa fosse, fosse una mossa abbastanza stupida. Eppure proprio lei stava per farlo. Del resto, che alternative aveva?
— Si accomodi pure, tra un minuto inizieremo — le disse una delle due streghe, che aveva un sorriso stampato sul volto segnato dagli anni.
Non cedere. "Gentile" non significa "buono".
— Va tutto bene? La vedo un po' pallida.
— Sto bene. Sono solo agitata per il giuramento.
— Non dovrebbe, — intervenne l'altra strega, una ragazza che doveva essere molto più giovane di lei. A giudicare dal rigonfiamento sotto il suo vestito, doveva essere incinta. — Non le accadrà nulla di male, anzi, finalmente potrà trovare se stessa, la sua vera vocazione e la sua nuova famiglia.
Sì, come no.
— Dov'è Grindelwald?
— Noi qui non lo chiamiamo così, cara.
Per un istante le ricordò la voce di Queenie e sentì una stretta allo stomaco. Male, molto male.
— Mi dispiace, non sapevo. Come dovrei chiamarlo?
— Signore Oscuro andrà bene.
— D'accordo. Dov'è il Signore Oscuro? Non avrebbe dovuto essere qui?
I quattro si scambiarono uno sguardo, confrontandosi silenziosamente su quanto fosse lecito rivelare a una nuova arrivata. Alla fine un mago con il naso particolarmente lungo  si decise a parlare: — No, lui è rimasto in Inghilterra. Doveva tenere la situazione sotto controllo, così quando lei ci ha contattati ha inviato soltanto noi a New York per venirla a prendere.
— E anche per un attentato veloce veloce — Thunder tentò in tutti i modi di nascondere il sarcasmo nella sua voce.
— Un trucchetto per mettere in riga gli Americani e allo stesso tempo far pensare agli inglesi di poter stare tranquilli per un po', in questo modo il prossimo attacco sarà più inaspettato ed efficace.
— Ingegnoso.
— Già. Pronta?
— Certo.
— Ed è sicura di volerlo fare?
— Sono sicura.
Il quarto mago, quello che era rimasto in silenzio per tutto il tempo, si avvicinò a lei. La guardò dritto negli occhi, e lei sostenne il suo sguardo. Senza smettere di fissarla, le strinse intorno al collo un nastro di velluto nero. Lottò per non indietreggiare quando sentì il tocco di quelle dita gelide sulla sua pelle.  Sentì le estremità del nastro saldarsi tra loro dietro il suo collo, poi una sensazione di freddo sul petto: un ciondolo. Lo toccò senza abbassare gli occhi e riconobbe i contorni del simbolo dei Doni della Morte.
La strega che le ricordava pericolosamente Queenie la guardò soddisfatta e le disse: — Ora ripeta con me: "io, Porpentina Goldstein..."
— Non rispondo più a quel nome. Preferirei usare il nuovo, se non è un problema.
— Molto bene. "Io, Thunder, desidero lottare al fianco di Gellert Grindelwald. Scelgo di consacrare tutto il mio corpo, tutto il mio cuore e tutta la mia anima al Bene Superiore. Giuro solennemente di non distogliere il mio sguardo dall'impresa finché il maghi e le streghe di tutto il mondo non saranno finalmente liberi, e che mai mi macchierò di tradimento, fino all'ultimo dei miei giorni".
— Non che voglia farlo, ma che succede se infrango il Giuramento?
— Il collare si stringe fino a farla soffocare.
Thunder guardò la ragazza aspettandosi che scoppiasse a ridere o le dicesse che stava solo scherzando. Lei però rimase serissima.
Grandioso, pensò Thunder. Esitò. raccolse tutto il coraggio che riuscì a trovare dentro di lei. Inspirò a fondo, riempendosi i polmoni di quell'ultima aria che avrebbe ricevuto da persona libera, prima di dover pagare ogni singola molecola di ossigeno con la sua fedeltà. Poi lo fece: pronunciò il Giuramento.
— Ecco. Sei una di noi, ora.
Sentì un brivido.

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