Se vuoi vivere una vita felice, legala a un obiettivo, non alle persone o alle cose.
(Albert Einstein)Newt partì immediatamente all'inseguimento. Aveva la bacchetta sguainata e lo sguardo tanto furioso che avrebbe fatto sicuramente paura a chiunque lo avesse conosciuto come il timido Magizoologo silenzioso e impacciato. Non sapeva cosa avrebbe fatto quando fosse riuscito a prenderlo, ma sapeva che doveva fermarlo in qualche modo. La figura dello sconosciuto che si era intrufolato nella sua valigia sfrecciava davanti a lui coperto dal lungo mantello cremisi il quale, spiegato al vento, si stagliava sulla terra fangosa mentre correva, evitando le varie cianfrusaglie lasciate in giro dai circensi. Era troppo veloce e Newt non riusciva a raggiungerlo, per di più iniziava a stancarsi. Teneva gli occhi fissi sul mantello dell'uomo davanti a lui, sempre più distante, sperando così di non perderlo di vista. Fu così che si rese conto di un dettaglio che prima non aveva notato: sul bordo del mantello, con un sottile filo dorato, erano ricamate quelle che a prima vista gli erano sembrate semplici decorazioni, ma che delineavano evidentemente delle "T" poste una accanto all'altra. La sola vista di quella lettera lo turbò a tal punto che, distrattosi, inciampò e cadde nel fango, dicendo addio a tutte le sue speranze di raggiungere l'uomo che, ora lo sapeva, aveva fatto del male non solo ai suoi Asticelli, ma anche a Bob l'ippogrifo e chissà quante altre Creature.
Nel frattempo, i circensi erano all'interno del tendone, intenti a montare trapezi e trampolini, allestire panche di legno che fluttuavano una sopra l'altra e dar vita a leggere farfalle di carta che, una volta sistemate, avrebbero potuto planare sul pubblico e distribuire Cioccorane ai bambini. Per non parlare delle luci, colorate e vivaci: torce magiche che durante lo spettacolo inondavano l'enorme pista circolare di figure evanescenti color ambra che si dissolvevano in una suggestiva nube di fumo appena venivano toccate. Tutti loro erano impegnati a parlare dello spettacolo della sera dopo, emozionati per il gran numero di persone che avevano già acquistato il biglietto e, dediti a quella frenesia che si percepisce prima di mostrare al mondo qualcosa a cui si è lavorato con passione e impegno, camminavano frettolosamente in tutte le direzioni, elencando ad alta voce tutto quello che restava da fare sotto lo sguardo sorridente di Owen, che stava riordinando dei sacchetti colmi di strane erbe. Sembrava tutto perfetto e assolutamente normale; non potevano di certo avere idea del pericolo che, ammantato di rosso, fuggiva proprio lì fuori dopo aver commesso un imperdonabile delitto.Solo il mago dal nome troppo lungo per essere pronunciato era rimasto all'esterno per calmare degli Abraxan troppo ribelli, e fu proprio lui a notare la figura estranea.
— Ehi, tu! — esclamò con il suo vocione, fiutando immediatamente il pericolo. — Fermo dove sei!
Vedendo che il fuggitivo non gli dava minimamente retta, preso uno degli affilati coltelli da lancio che teneva sempre nella cintura, lo tirò con veemenza e, con incredibile precisione, perforò il mantello dell'intruso e lo bloccò contro la corteccia di un albero solitario.
L'uomo vide il coltello fendere l'aria e immobilizzarlo contro l'albero prima che potesse spostarsi. Tentò di strappare la stoffa del mantello con uno strattone ma, sebbene ci provasse con tutte le sue forze, non ci riuscì, perciò fu costretto a fermarsi per toglierselo. Fu appena un istante, ma quel momento di goffaggine diede il tempo a Newt di raggiungerlo. Il mago tentò di intrappolarlo con delle corde magiche, ma ancora una volta il suo incantesimo non ebbe effetto. Capì che qualcosa non andava. Perché non estraeva la bacchetta? Perché non attaccava?
È un Babbano, gli rispose una voce che proveniva da qualche parte nella sua mente, e qualcosa lo spingeva a credere che fosse la verità. Eppure com'era possibile che una persona senza poteri magici fosse protetta da quello che evidentemente era un incantesimo di protezione? Quell'enigma sembrava non avere soluzione. Ma una cosa era certa: non poteva lasciarselo scappare. Tornò a rincorrerlo, ma ogni volta che sembrava sul punto di raggiungerlo lo vedeva allontanarsi di nuovo con uno scatto. Poi, all'improvviso, la figura sparì dalla sua visuale.
Aggrottò la fronte, chiedendosi dove fosse andato, e solo quando abbassò lo sguardo ebbe una risposta. Non riuscì a trattenere un sorriso: Jacob era lì, in qualche modo era venuto a conoscenza della situazione - ma come aveva fatto? - ed era corso ad aiutarlo. Si era gettato su quell'essere meschino e, cogliendolo alla sprovvista, lo aveva inchiodato a terra, tirandogli un pugno nel tentativo di stordirlo. Newt si avvicinò e si accovacciò accanto all'uomo, che stava per ricevere un altro dei pugni di Jacob. Improvvisamente, qualcosa nello sguardo del Babbano appena catturato folgorò il Magizoologo; iniziava a sentire la sua natura gentile che si dibatteva nel tentativo di venire a galla, soppiantando ogni desiderio di vendetta e trasfigurando il suo volto incollerito. Una luce di pietà gli balenò negli occhi e afferrò la mano dell'amico prima che potesse colpire.
— Aspetta — disse, senza sapere bene perché lo avesse fatto. Chiunque al suo posto avrebbe pensato che quel maledetto assassino di Creature Magiche meritasse ben più di un paio di pugni ben assestati, ma ora che lo vedeva lì, gemente a causa del dolore, disarmato, incapace di usare la magia per difendersi, qualcosa in lui si ribellò.
— Sei impazzito? Questo qua poteva farti del male, probabilmente è venuto per rubare, o...
— No Jacob, quest'uomo è molto peggio di un ladro, — affermò Newt, — ma ho bisogno di sapere di più sul suo conto. Tienilo fermo —.
— Newt, sai che ti voglio bene, ma non credo sia una buona idea... — tentò di protestare Jacob, ma guardando Newt capì che non ci sarebbe stato modo di convincerlo a usare la violenza. Sbuffò e afferrò lo sconosciuto, immobilizzandolo.
Newt gli puntò la bacchetta contro e tentò di ricordarsi le cose che gli spiegava Tina sull'investigazione. Ricordava di averle sentito dire che se si vuole conoscere una persona ogni particolare è importante, persino le unghie dei piedi, così tentò di memorizzare ogni singolo dettaglio del suo nemico. Non riuscì a trovare nulla di interessante, solo cose insignificanti come una bruciatura sulla mano perfettamente curata. Avendo fallito nelle sue deduzioni e desiderando per l'ennesima volta che Tina fosse lì, decise di passare a un metodo più diretto:
— Lei chi è? Da dove viene? — chiese, sperando di estrapolare qualche informazione utile.
— Sono un essere umano e vengo dal posto da cui sono venuto — rispose lui, deridendolo con lo sguardo.
— Che fa, anche gli indovinelli? — chiese Jacob, che moriva dalla voglia di tirargli un altro pugno.
— Cerchi di collaborare, per favore! Non vogliamo farle del male, è solo... curiosità — Newt tentò di cambiare strategia, ma non suonò molto convincente e, come il lettore avrà certamente intuito, la sua idea non funzionò affatto.
— Signor Scamander, la sua innocenza mi disgusta — disse l'uomo, prima di spingere Jacob di lato con un colpo violento e fuggire. Invano Newt cercò di fermarlo.Con un ultimo sforzo, stanco e ansimante, l'uomo corse verso il profondo burrone che si apriva davanti ai suoi occhi, ormai poco distante. Sapeva cosa doveva fare, aveva intenzione di seguire a ogni costo gli ordini che gli erano stati dati. Nulla di quello che facevano doveva essere rivelato, era la prima regola, la più sacra. Prese un profondo respiro, reprimendo l'istinto di fermare i suoi passi disperati, chiuse gli occhi e, percependo il vuoto del dirupo davanti a lui, vi si lanciò dentro. Così morì, trascinando con sé tutti i suoi segreti. Era rimasto fedele al giuramento che aveva fatto e aveva protetto con la vita l'anonimato delle persone per cui lavorava.
Newt osservò la scena da lontano, sconvolto e inorridito. Nessuno sarebbe sopravvissuto a una caduta del genere, e quell'uomo non aveva esitato un istante a togliersi la vita pur di non rivelare la sua identità, come se la sua esistenza non valesse niente in confronto a quello che nascondeva. In un certo senso, era come se lo avesse ucciso lui stesso, era a causa sua, delle sue domande, che quell'essere umano non respirava più. Un gemito soffocato di Jacob lo riportò alla realtà: quello sconosciuto doveva avergli fatto davvero male, e in effetti un po' di sangue gli colava dal naso. Newt gli porse la mano per aiutarlo ad alzarsi, ma Jacob rifiutò il suo aiuto e si alzò da solo.
— Jacob, mi dispiace... — tentò di dirgli Newt, ma l'altro nemmeno si voltò a guardarlo.
— Non si può risolvere sempre tutto con un "per favore" — rispose semplicemente, in tono grave.
Così, zoppicando, Jacob si allontanò, lasciando Newt da solo sull'orlo di quel terribile precipizio.
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Unitevi a me... o morite
FanfictionSequel di "Tu cerca di non farti investigare" Un misterioso assassino di Creature magiche si aggira indisturbato per il Mondo Magico, scivolando silenzioso nel nero della notte, e l'unico indizio è la sua firma, una "T". Nel frattempo, la ricerca di...