L'enigma svelato

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Jacob si sedette sul materasso accanto a Queenie, dal momento che la caviglia iniziava a fargli davvero male, e  guardò le espressioni stupefatte dei suoi amici, felice di sentirsi utile per una volta. Era una bella sensazione, sapere di aver dato una mano.
— Cioè, non è che abbia proprio risolto l'enigma, — si affrettò a precisare, — forse però ho trovato una strada!
Il volto di Newt sembrò illuminarsi; vi erano mura impenetrabili a separarlo da Tina, ma sapere di essere anche solo di un passo più vicino a lei infondeva nel suo cuore un nuovo vigore. L'espressione di Queenie rimase pressoché neutrale, ma anche dentro di lei, per quanto tentasse di nasconderlo, qualcosa si mosse: in alcuni momenti, la speranza che tanto provava a reprimere veniva a galla.
— Cosa hai trovato? — domandò Newt.
Jacob si schiarì la voce e rispose: — Avocrtdoetaec!
— Tutto questo è fantastico, — disse Newt, che iniziava a sentirsi veramente stupido, — ma non riesco proprio a capire in che lingua hai appena parlato
— No, non è una lingua. — disse Jacob. — Almeno non credo. Vedete, c'è una cosa che non vi ho mai detto... e che non pensavo fosse così importante. Ma ora credo che quello che sto per raccontarvi sia proprio la chiave che ci porterà a capire cosa accidenti avesse in mente Tina, Thunder o come volete chiamarla voi. Ricordate l'attacco di Grindelwald a Blackpool? —
Newt annuì. Come avrebbe potuto dimenticare quei continui attacchi in tutta l'Inghilterra, quei giorni in cui aveva tanto temuto e pregato per la sicurezza della sua famiglia? Anche Queenie annuì, continuando ad ascoltare in silenzio. Era evidente che fosse intenta a leggere la mente di Jacob, e che avesse già capito cosa stava per dire.
— Ecco, la sera prima stavo tornando da lavoro... — Jacob prese a tormentarsi nervosamente le mani — ma c'era una strada chiusa. Un dettaglio è rimasto impresso nella mia mente: un cartello. Sì, penso sia proprio quel cartello. — aggiunse, alludendo all'iscrizione che Owen aveva tradotto. — Era dipinto con una pittura particolare, in più era chiaro che fosse stato appena posizionato, eppure mancavano delle lettere: c'era scritto... — prese dalla tasca della sua giacca un foglio già in parte scarabocchiato, ma sul quale era rimasto un po' di spazio per scrivere. Newt capì subito e, aprendo la sua valigia in modalità Babbanabile, prese una penna e gliela porse.
Jacob impugnò la penna e si concesse qualche istante per riflettere, ricercando nella sua memoria l'immagine di quel bizzarro cartello. Poi scrisse, fermandosi a pensare lettera dopo lettera: "L ri in o so, s ra a m m n ane ment hiusa".
— Ecco, sì, sono sicuro fosse così che appariva il cartello! — mostrò con soddisfazione il foglio agli altri. — E sono sicuro che sia stata Tina a scrivere questo. Mi chiedete perché? Be', l'ho vista poco più avanti, circondata da barattoli di quella stessa vernice. E poi... aveva una cartina. Una cartina, sulla quale era segnata proprio la città di Blackpool —.
Queenie sospirò come chi si aspetta già di ricevere una cattiva notizia e viene a conoscenza di qualcosa di ancora peggiore del previsto. Newt trattenne il fiato e impallidì, incredulo: Tina sapeva. Sapeva e non aveva fatto niente per fermare l'attacco. Forse, si ritrovò a pensare, era stata proprio lei ad aiutare a organizzarlo. Non voleva crederci, non ci riusciva.
— Non è questo il punto, però — interloquì Jacob. — Date un'occhiata. Guardate le lettere che mancano qui — segnò con la penna gli spazi vuoti sul foglio
— Avocrtdoetaec! — esclamò Newt, iniziando a capire. Non poteva fare a meno di sentirsi un po' deluso. Da quando lo aveva trovato, aveva sempre conservato il pezzo del mantello di Tina gelosamente, tanto da convincersi che fosse in qualche modo riservato a lui, che Tina avesse voluto mandargli un messaggio. Del resto, se ne rendeva conto, quella sua supposizione era totalmente priva di fondamento: perché avrebbe dovuto cercare proprio lui? Perché rivolgersi esclusivamente a lui, quando poteva mandare un messaggio a sua sorella, che la conosceva da molto più tempo? Perché lui e non Jacob? Le sue aspettative non avevano alcun senso. Eppure aveva sperato. Non sapeva perché, ma lo aveva desiderato. Invece lei aveva predisposto tutto perché fosse Jacob a cogliere il senso del messaggio, e non lui. Non provava alcun sentimento di gelosia o di astio, solo... delusione. Le fantasie, per quanto improbabili, generano sempre un grande dolore quando vengono distrutte. A ogni modo, per il bene del suo amico, evitò di lasciar trasparire i suoi veri sentimenti e si limitò a chiedere cosa potesse rappresentare quella sequenza di lettere.
— Boh, non so altro... — disse Jacob, sempre più incerto. — Pensavo potessero essere delle iniziali, che so, un acronimo, tipo... Ascoltate Venite Ora Con... ehm... Resistenza...?
— No, caro, — lo interruppe Queenie, che aveva ripreso in mano il suo libro e ne accarezzava la copertina, — questo non è un acronimo. Si tratta di un anagramma!



//Questa sezione della storia è interattiva: prima di continuare a leggere, se avete voglia di mettervi alla prova, potete provare a risolvere l'anagramma commentando qui!

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— Sei un genio! — disse Jacob, dopo averci pensato su.
— No, conosco solo abbastanza bene il suo modo di fare. — rispose la strega. — Ha sempre amato questi giochetti, da bambina anagrammava qualunque cosa, per un periodo si è fatta chiamare Nita — spiegò, con un sorriso amaro sul volto.
Newt arrossì e prese il foglio e la penna, senza riuscire a togliersi dalla mente l'immagine di una Tina ancora bambina, ignara di tutto ciò che avrebbe passato appena qualche anno dopo. Scrisse di nuovo la sequenza di lettere. I tre provarono più volte a ricombinarle per ottenere un risultato sensato:
— Corto...
— Dottore...
— Avocado...
Fu proprio Newt però a trovare una soluzione a quel rompicapo, dopo diversi tentativi andati a vuoto:
— A... ttacco... attacco! — esclamò, sentendo immediatamente che era quella la risposta. — Attacco Dover!
— Sì, dev'essere questo! — esclamò Jacob.
— Ma... perché ci avrebbe indicato proprio questo attacco? Ce ne sono stati molti altri — fece notare Newt.
— Forse sta cercando di incastrarci — disse Queenie.
— Qualunque cosa sia, vale la pena provare — affermò Newt, con un tono stranamente deciso. — Ci troviamo davanti a una via buia e probabilmente disseminata di trappole, ma è pur sempre una strada. Invierò una lettera ad Albus Silente
— E noi cosa facciamo? — chiese Jacob.
— Be', è ovvio... — disse Newt, — Ci andiamo —.

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