Non ci sono creature strane,
solo persone miopi.
(Newt Scamander, Animali Fantastici: i Crimini di Grindelwald)A volte ci sono cose che semplicemente non possiamo capire fino in fondo se non dopo averle fatte, e andare a prendere dei biscotti per Owen era una di quelle. Newt, Queenie e Jacob erano felici di aiutare il povero indovino, che da solo non poteva nemmeno andare a fare colazione con gli altri, ma non potevano proprio fare a meno di chiedersi cosa c'entrassero i biscotti con il loro futuro. Si erano rassegnati a considerarlo semplicemente un vezzo di un uomo estremamente eccentrico, ma continuava ad esserci qualcosa di strano che non sapevano come spiegarsi. Forse semplicemente non era ancora arrivato il momento per loro.
Mentre erano in cammino verso il vagone adibito a cucina, Queenie vide qualcosa che zampettava davanti ai suoi piedi e, spaventata, si lasciò sfuggire un urlo che attirò l'attenzione dell'intero circo prima ancora che potesse riprendere fiato. Anche l'espressione di Jacob si fece disgustata, ma prese Queenie per le spalle e la allontanò con fare protettivo. Newt, confuso, cercò di capire cosa avesse provocato tanto sgomento, e quando abbassò lo sguardo vide un essere a otto zampe che lo fissava con i suoi otto occhi neri. Era scuro e peloso e, per quanto piccolo, era innegabile che le sue pinze fossero decisamente poco rassicuranti. A Newt quel cucciolo di Acromantula parve così tenero e indifeso che si sentì attraversare da un moto di commozione.
— Non abbiate paura — disse, mentre faceva qualche passo avanti, pur mantenendosi a debita distanza dalla Creatura. — questo piccoletto non vuole farvi del male, si è solo perso
— Buon Lewis, è orribile! — esclamò Queenie, che sembrava pronta a correre via al minimo movimento dell'animale.
— Non ha scelto lui di nascere così, non possiamo di certo attribuirgli la colpa per il suo aspetto — replicò Newt. Il suo tono di voce era cambiato del tutto, era diventato quello sicuro e appassionato che mostrava solo quando aveva a che fare con le sue Creature.
Prima che Queenie potesse replicare, l'intera comunità di circensi era accorsa e si era radunata in cerchio, a formare un muro compatto e impenetrabile di colori stravaganti, piume e brillantini. Tutti saltavano e si alzavano sulle punte per cercare di capire cosa stesse accadendo nel mezzo, e man mano la voce si spargeva tra loro, provocando le reazioni più disparate: un orribile ragno peloso aveva deciso di fare una gita al loro accampamento.
— Newt, che cosa succede? — provò a chiedere Martha, facendosi avanti con passo risoluto, ma prima che Newt potesse rispondere si levò il melodrammatico urlo di Chase Puglio:
— Santi Numi, è un'Acromantula, quella lì! — gridò, inscenando uno svenimento.
— Nessuno si farà male — ribadì Newt, che sembrava aver capito esattamente cosa fare, e infatti stava già tirando fuori dalla tasca del suo cappotto una fialetta piena di uno strano liquido che somigliava per colore e consistenza ad acqua sporca di fango. — Fidatevi di me — si voltò verso Martha, ma non vedendola intuì che doveva essersi spostata dietro agli altri, al sicuro dall'Acromantula. In effetti non poteva biasimarla, quello non era il più pacifico degli animali e, per quanto piccolo rispetto agli standard delle Acromantule, poteva essere letale. Newt scosse la testa e ignorò il brusio di quel pubblico indesiderato che lo soffocava. Continuò a fissare la Creatura senza mai distogliere lo sguardo, come se la stesse studiando per valutarne le capacità. Non sembrava preoccupato, ma i suoi movimenti lenti lasciavano intendere la pericolosità della situazione. Fece un altro passo avanti, e non si fermò nemmeno quando gli occhi dell'Acromantula, che fino a qualche istante prima gli erano sembrati tristi e sperduti, si velarono di un'aggressività che lo sorprese. Queenie, Jacob e i circensi intuirono il cambiamento, dato che la rabbia dell'animale sembrava crescere ogni istante di più. Alcuni di loro indietreggiarono, altri invece erano completamente paralizzati dalla paura. Fu allora che calò il silenzio più totale.
Concentrati, Newt...
Pensò tra sé il Magizoologo. Aveva affrontato esseri adulti e molto più pericolosi, ma qualcosa nello sguardo del ragno lo faceva rabbrividire. Decise che non era importante. Si stava solo facendo condizionare, quello non era altro che un cucciolo di Acromantula che aveva smarrito la strada di casa. Si mise in ginocchio, così che la Creatura non si sentisse attaccata, e per interminabili istanti carichi di tensione rimase immobile. Tutto il mondo sembrò fermarsi con lui, e gli parve di perdersi nel nero degli occhi dell'Acromantula, che in qualche modo gli parlavano con un'incredibile chiarezza; lo minacciavano, ma allo stesso tempo gli chiedevano aiuto. E lui voleva fare tutto il possibile per aiutare.
— Non voglio farti del male — mormorò dolcemente il Magizoologo, mantenendo il contatto visivo. Il ragno parve comprendere le sue parole e stava quasi per calmarsi, quando un vocione profondo simile a quello di un trombone ruppe il silenzio:
— Non hai scampo, brutta bestia! — a urlare era stato un uomo dimensione armadio che aveva un nome troppo lungo e difficile perché Newt potesse ricordarlo. L'uomo, trasportando la sua spropositata massa muscolare, si fece largo a spallate. Diverse lame spaventosamente affilate erano appese alla sua cintura e scintillavano alla luce del sole. Estrasse un lungo coltello affilato e lo puntò contro l'animale. — Non provare a toccare la mia famiglia!
— No, per favore, non farlo, non è il modo giusto... — tentò di farlo ragionare Newt, ma in tutta risposta fu spinto di lato con veemenza.
— E tu cosa ne sai? — disse l'uomo dal nome lungo e difficile. — Non si può risolvere tutto con un paio di parole dolci, bisogna combattere! — continuò, sollevando alcuni mormorii di approvazione.
Vedendo il bagliore della lama, intanto, il ragno era tornato ad agitarsi e si preparava ad attaccare, emettendo versi terrificanti.
— Fermi! — li implorò Newt, ma nessuno fece caso a lui, le sue indicazioni vennero coperte dalle urla della gente spaventata.
— Ehi! — fu la voce di Jacob a riportare tutti all'ordine. — Avete sentito cosa ha detto? Non muovetevi!
Ci vollero dei minuti preziosi prima che tutte le voci si spegnessero, ma alla fine i circensi sembrarono convincersi a seguire il consiglio di Newt e rimasero immobili. Persino l'uomo dal nome lungo e difficile fece un passo indietro. Newt non fu mai grato a Jacob come in quel momento, e decise che per sdebitarsi avrebbe rimesso in ordine i suoi calzini.
Nonostante il silenzio, però, l'Acromantula non sembrava disposta a calmarsi. Newt stappò la fiala che aveva in mano e provò a usare lo strano liquido per immobilizzarla, ma non fu abbastanza veloce e il ragno rispose con uno scatto verso di lui, le pinze cariche di veleno protese in avanti. Il Magizoologo lo scansò per un pelo, ma per un attimo si sentì perduto: non sapeva cosa fare per calmare la furia dell'animale. Mise un piede in fallo e cadde all'indietro nel tentativo di schivare un altro colpo, e sentì un leggero pizzicore alla mano destra. Non ebbe bisogno di guardare per capire che l'Acromantula si stava aggrappando al suo braccio, e dal momento che era spaventata non era un mistero che non avrebbe minimamente esitato ad avvelenarlo se si fosse mosso.
Proprio quando tutto sembrava perduto, però, la situazione peggiorò.
Che le Acromantule non siano affatto animali gradevoli è risaputo, ma i serpenti non sono da meno. Insieme, i due animali potrebbero portare a eventi molto spiacevoli che il lettore potrà ben immaginare, ed è per questo che, quando un grosso serpente strisciò fuori da un cespuglio, tutti i presenti si sentirono perduti. Il rettile aveva un aspetto particolarmente minaccioso: era coperto di viscide scaglie grandi quanto la mano di Newt chiusa a pugno e i suoi occhi erano rossi come l'inferno.
— Newt! — gridò Queenie, vedendo la lunga figura sinuosa del serpente che si avvicinava a lui.
Newt, però non poteva muoversi. Non riusciva a credere di essere tanto in difficoltà con degli animali, era convinto che il suo lavoro fosse l'unica cosa che gli riusciva bene, ma evidentemente non era bravo neanche in quello. Si chiese se sarebbe stato peggio essere ucciso dal serpente o dall'Acromantula. Non chiuse gli occhi, voleva che l'ultima immagine prima della sua morte fosse la passione alla quale aveva consacrato la sua intera vita. Questo gli concesse di vedere qualcosa che lo lasciò sbigottito: il serpente non sembrava interessato a lui, quanto al ragno. Si avvicinò sibilando e tentò di piantare le sue zanne appuntite nel corpo dell'Acromantula, minuscolo rispetto alle dimensioni del serpente. Il ragno era però spaventato e niente affatto disposto ad arrendersi così facilmente. Fece schioccare le pinze e tentò di aggredire il serpente, ma lo mancò per un pelo. Il serpente si girò e con un colpo di coda scagliò il ragno lontano dal braccio di Newt, permettendo così al Magizoologo di alzarsi, poi strisciò via e sparì nel suo cespuglio, come se di colpo avesse perso interesse nel dare filo da torcere all'Acromantula. Newt non capì il motivo che aveva spinto il serpente ad aiutarlo, non riusciva a spiegarsi come un animale selvaggio potesse interessarsi alla sopravvivenza di un qualsiasi essere umano, ma lo trovò incredibilmente affascinante, e realizzò che aveva ancora molto da imparare sul mondo animale.
Piantò bene i piedi a terra, studiando i movimenti della Creatura pelosa, che era rovesciata sulla schiena e agitava convulsamente le otto zampette nel disperato tentativo di tornare in una posizione meno svantaggiosa. A Newt quasi dispiacque colpire in quel momento, ma ricordò a se stesso che la sua pozione immobilizzante non avrebbe fatto male, l'aveva sperimentata su se stesso prima di usarla con gli animali. Recuperò la fiala di liquido simile ad acqua e fango che gli era caduta quando aveva perso l'equilibrio. Parte della pozione era andata perduta, fortunatamente però ne era rimasta abbastanza. Scagliò la fiala a terra con tutta la forza che aveva, in modo che si riducesse in frantumi. Il liquido schizzò sull'Acromantula che di colpo smise di agitarsi e cadde di lato, come pietrificata.
— L'ha ucciso, l'ha ucciso! — il tono tragico di quel grido poteva provenire solo da Chase Puglio, che si era risvegliato solo per simulare un altro svenimento.
— No, non l'ho fatto — rispose pazientemente Newt. — Presto si risveglierà. Non abbiamo il diritto di prendere la vita di un altro essere vivente. Questa — disse, indicando l'area che circondava la cascata, — non è casa nostra. Noi qui siamo ospiti, e in quanto tali dobbiamo rispettare ogni singola creatura che vive qui. Gli intrusi siamo noi, non loro —.
— Sì,ma se ci uccide? — chiese l'uomo muscoloso dal nome lungo e difficile, indicando il ragno.
— Non lo farà se non gliene diamo motivo. Potete avere fiducia in me? Vi prometto che se farete come vi dirò, questo cucciolo non vi darà mai più problemi
Sentendo le parole del Magizoologo, l'uomo dal nome lungo e difficile lasciò cadere il suo coltello, che tintinnò sulla roccia. — Cosa dobbiamo fare? — chiese.
— Essere gentili — rispose semplicemente Newt.
Con queste parole, il mago decise di seguire il suo stesso consiglio; prese il ragno tra le mani e lo guardò intenerito, poi si fece strada tra la folla, tornò nella carrozza dove aveva lasciato la sua valigia ed entrò. Valutò le varie possibilità che aveva e concluse che l'habitat della foresta poteva andare come sistemazione momentanea, così si diresse verso quella zona, scavò una buca abbastanza profonda e vi ripose con cura il ragno. Rimase ad osservarlo per un po', studiandolo incuriosito, e decise che aveva bisogno di un nome. Come faceva sempre, optò per quello che gli era venuto in mente per primo pensando alle sensazioni che aveva provato avendo a che fare con lui.
— Benvenuto, Aragog —.No ragazzi, io sono scioccata... questo capitolo è di 1926 parole, con questa nota 1945... date particolari, non trovate?
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Unitevi a me... o morite
FanficSequel di "Tu cerca di non farti investigare" Un misterioso assassino di Creature magiche si aggira indisturbato per il Mondo Magico, scivolando silenzioso nel nero della notte, e l'unico indizio è la sua firma, una "T". Nel frattempo, la ricerca di...