Alla prima tazza di tè, siamo due estranei.
Alla seconda tazza di tè, sei mio gradito ospite.
Alla terza tazza di tè, siamo una famiglia.
(T.J. Klune, Sotto la Porta dei Sussurri)– Sei assolutamente certa di volerlo fare? – chiese Emily. Scrutava Thunder con un'espressione indecifrabile, vacua come un foglio di pergamena ancora intonso.
Thunder non si lasciò scoraggiare. – Rispondi solo alla mia domanda: sarai il mio comandante in seconda, sì o no?
– Vieni con me. Devo ancora svelarti il mio segreto.
Thunder non aggiunse una parola, ma senza dubbio rimase perplessa. Non era esattamente una risposta quella che aveva ricevuto, ma almeno non era un "no".
Seguì Emily lungo un tortuoso e ripido percorso che sembrava scavato direttamente nelle viscere della scogliera. Due mastodontiche pareti di bianche rocce torreggiavano su entrambi i lati, così alte che il cielo sopra di loro era ridotto a una sottile fessura di un grigio perlaceo.
– Sta' indietro, – disse Emily dopo che ebbero percorso un lungo tratto. Thunder non poté fare di meglio che restare immobile dove si trovava, temendo che se avesse fatto un solo passo indietro sarebbe scivolata procurandosi una clamorosa caduta e una ancor più clamorosa ferita nell'orgoglio. Si consolava dicendosi che sarebbe stata di certo più agile se non fosse stata costretta a indossare un orribile abito nero che le arrivava quasi sotto ai piedi.
Emily sollevò la bacchetta con un movimento lento e preciso e Thunder sentì il mondo intorno a lei tremare. La terra sussultò così forte che dovette appoggiarsi a una delle pareti di roccia. Il suo sguardo si rivolse istintivamente verso il basso, a controllare che i suoi piedi fossero ancora saldi sul terreno.
– Una salus victis – sentì Emily dire. La sua voce si fuse perfettamente con lo scrosciare ritmico delle onde sotto di loro, come se il mare non fosse che un coro tragico incaricato di commentare la loro vicenda in una lingua che nessuno poteva decifrare. Thunder rovistò nella sua memoria alla ricerca delle parole pronunciate da Emily. C'era stato un tempo in cui non se la cavava male con il latino, ma in quel momento impiegò un po' per giungere a una traduzione: "una sola salvezza ai vinti". Emily aveva un certo gusto per il drammatico, o forse c'era qualcos'altro sotto? Certo, l'esercito di Grindelwald non poteva essere più lontano dal sembrare un esercito di vinti.
Quando Thunder tornò a guardare davanti a sé si ritrovò di fronte una fenditura nella roccia che lasciava intravedere un antro rischiarato dalla luce di decine di candele.
Emily la guardò, invitandola silenziosamente a entrare, ma Thunder non mosse neppure un passo nella sua direzione. Si ritrovava di fronte a un rifugio segreto, e questo poteva significare solo due cose: o Emily era una ribelle, ed entrare nel suo rifugio le avrebbe procurato un potenziale mare di guai, o quella era una trappola e Thunder stava per finirci dentro. In entrambi i casi, avrebbe fatto molto meglio a fuggire via. A dire il vero c'era anche una terza ipotesi: che Emily volesse semplicemente instaurare con lei un sincero legame. In quel caso, a Thunder non restava che fuggire ancora più veloce.
Eppure non lo fece.
– Perché mi hai portata qui? – chiese.
– Non preoccuparti, nessuno saprà mai nulla. Questo posto è ben nascosto e protetto da tutti gli incantesimi di protezione che sono riuscita a praticare.
– Ovvero?
– Un bel po', credimi.
– Mi sembra di capire che tu non sia autorizzata a trovarti qui adesso. E dov'è "qui", comunque?
– Solo un posto che ho trovato e che ho deciso di tenermi per me. Qualche volta ho bisogno dei miei spazi, e allora vengo qui e mi illudo per un po' di essere lontana da tutto e da tutti. Un ottimo modo per ricaricarsi, se vuoi sapere come la penso. Non abbiamo nessuna legge che vieti espressamente di farlo, ma... be', meglio che il Signore Oscuro non lo sappia, non trovi?
– Tu finirai per mettermi nei guai.
– Se proprio vuoi saperlo, sei molto più nei guai lì, all'aperto, a portata degli occhi di chiunque si sporga un po' di più dalla scogliera. – indicò la ferita nella pietra. – Non resterà aperto a lungo. Entra, non ti succederà nulla.
E Thunder entrò.
Si ritrovò in una stanza decisamente più grande e accogliente di come appariva da fuori. Delle cassette di legno erano state tinteggiate con colori accesi e usate per ricavarne un tavolino, degli sgabelli e persino delle fioriere, nelle quali germogliavano curiose piante grasse ornate da rigonfiamenti forforescenti che Thunder non aveva mai visto prima. In un angolo notò una pila di romanzi e, in bilico sulla cima di quella piccola torre, una teiera. Aveva delle domande. Tante domande. E più si guardava intorno, più le domande aumentavano.
– Come ci è arrivata tutta questa roba qui? — cominciò.
– Non ho ruoli di spicco nell'esercito, quindi mi ritrovo con molto tempo libero tra una battaglia e l'altra. E soprattutto, c'erano molte persone che mi dovevano dei favori. – le rivolse uno sguardo complice. – Siediti pure, qui potremo parlare con calma.
Thunder obbedì, senza però riuscire a smettere di guardarsi intorno.
– Ascolta, io non disdegno una buona dose di vendetta quando serve. Mi sembra giusto che tu lo sappia, in caso stessi cercando di ingannarmi.
– Grazie per l'avvertimento, ma ti faccio notare che sei stata tu a venire da me. In più permettimi di dire che io tra le due mi trovo nella posizione più delicata, dal momento che sei letteralmente seduta sopra al mio segreto. Non credi che io avrei molte più ragioni per temere che tu possa tradirmi?
– E come sai che non lo farò?
– Non lo so. È che ho un istinto niente male, tutto qui. Il tè lo prendi amaro, giusto?
– Come lo sai?
– Te l'ho detto. Istinto.
Con quelle parole, Emily puntò la bacchetta verso la teiera, che iniziò subito a fumare e fischiare, finché non decise in totale autonomia di riempire due tazzine nere di un liquido ambrato. La strega agitò di nuovo la bacchetta e le tazzine planarono dolcemente verso di loro.
– Ah, ora sì che possiamo ragionare. Ah, il tè, non potrei farne a meno per tutti i Galeoni del mondo – disse, afferrando il manico di una delle due tazzine e invitando Thunder a fare lo stesso. – Cos'è che dicevi, prima?
Thunder si prese il tempo per assaggiare il suo tè prima di iniziare a parlare. Era buono, aveva un sapore avvolgente e un vago sentore di vaniglia, niente a che vedere con la brodaglia che facevano in America. Le ricordò un po' il tè che preparava Newt. – Ho bisogno di un comandante in seconda che mi assista nel torneo per diventare Prima Incantatrice, e voglio che sia tu. Se accetterai mi impegnerò a non dire a nessuno del tuo nascondiglio segreto.
Thunder non menzionò il fatto che non lo avrebbe detto ugualmente, ma ebbe l'impressione che Emily lo sapesse già.
– Prima voglio sapere esattamente di cosa si tratta. Che vi ha detto il Signore Oscuro?
– Oltre a me ci sono stati altri tre volontari, dunque ci sfideremo tutti e quattro in un torneo che avrà l'aspetto di una battaglia in campo aperto, almeno nella prima fase. Dovrò sfidare un certo John Pole...
– Pall, si chiama John Pall.
- E nel frattempo si sfideranno tra loro Threat e quel tipo che va sempre in giro incappucciato.
– Umbra... ma non è possibile, quello lì è già capo dei Veggenti, quanto altro potere vuole assumere? Non mi piace per nulla.
– E che mi dici degli altri?
– Dico che non vorrei trovarmi al tuo posto. Threat è la punta di diamante dell'esercito, tutti invidiano la sua forza. Non un mostro di intelligenza, se me lo chiedi, ma sarebbe in grado di ridurre entrambe in poltiglia con un solo incantesimo. Ma è John Pall che mi preoccupa. Ah, lui sì che è una minaccia. Credo facesse il cacciatore di taglie, prima.
– Posso gestirlo, ne ho incontrati tanti di tipi loschi come lui.
– Ma non hai incontrato lui. Fa incantesimi senza bacchetta, Thunder. E con una facilità impressionante, quasi pari a quella del Signore Oscuro in persona.
– Buon Lewis... potresti essere un po' più incoraggiante?
– Già, "buon Lewis"... molto americano da parte tua. So che sei una strega piuttosto valida, ma ti dico solo quello che so. Forza, continua.
– Abbiamo due giorni di tempo per elaborare una strategia. È per questa fase che ci è concesso chiedere la collaborazione di un comandante in seconda. Suppongo che Grindel... il Signore Oscuro voglia testare anche le nostre capacità nella scelta degli alleati. I due vincitori del primo round si sfideranno a duello "da soli, senza altri aiuti se non le proprie risorse individuali". Parole sue.
– Tipico.
– Credo sia tutto.
– No, hai dimenticato un dettaglio importante.
Thunder abbassò lo sguardo. Già, il dettaglio. Aveva sperato che quel momento non arrivasse mai.
— La legione che viene messa a disposizione... — iniziò.
— Sono Babbani sottoposti alla Maledizione Imperius, non è vero? Il Signore Oscuro ha deciso di fare sul serio questa volta. Come hai in mente di risolvere questo piccolo problema? La tua coscienza cosa ne pensa?
Thunder sentì il tè andarle di traverso e tossì così forte che le vennero le lacrime. O forse le lacrime erano già lì e aspettavano solo di uscire. – La mia coscienza pensa che la strategia sarà perfetta a tal punto che nessun No-Mag morirà, nemmeno uno. E comunque come facevi a sapere della legione?
– Sapevo già tutto naturalmente, ho origliato la conversazione. – Emily non la guardò nemmeno e continuò a sorseggiare il suo tè, come se avesse appena detto la cosa più ovvia del mondo.
– Si può sapere allora per quale motivo mi hai fatto sprecare fiato e tempo a spiegarti tutto?
– Speravo che dicendolo ad alta voce capissi da sola quanto tutto ciò sia folle.
– Non ha funzionato, non intendo ritirarmi – Thunder iniziava davvero a irritarsi.
– Ci tieni così tanto a diventare Prima Incantatrice?
– Perché mai parteciperei, altrimenti? Per sport?
– Allora non dirò nulla. Solo tu puoi scegliere se partecipare o ritirarti.
– Ma io ho già scelto.
Per diversi minuti, il silenzio riempì la grotta. Thunder non poteva fare a meno di chiedersi perché Emily si impegnasse tanto nel tentativo di convincerla a non partecipare. In fondo era solo un torneo, cosa c'era da perdere?
– E vuoi che io sia il tuo secondo – disse Emily, tradendo nella sua voce una sorpresa che, Thunder ne era sicura, non era abituata a provare. – A cosa devo questa improvvisa fiducia nei miei confronti?
– Di chi altri potrei fidarmi qui dentro? Della vecchia Judith che aspetta solo di vedermi precipitare giù dalla scogliera?
E probabilmente ha anche ragione, aggiunse la sua mente prima che potesse fermarla.
– Bene! Vedo che alla fine ti sei convinta che i miei abiti da soldato del Signore Oscuro nascondono un essere umano tanto quanto i tuoi.
– Questo lo vedremo. Per ora voglio fidarmi.
– Istinto?
– Mi hai salvata da un attacco di panico.
– E ora pensi che potrei salvarti la vita.
Thunder la fissò nel tentativo di capire se fosse ironica, ma Emily sembrava fin troppo seria.
– Ma non si possono uccidere gli avversari nel torneo. È una delle regole.
– Già, in teoria non si potrebbe. Ma questa non è un'amichevole di Quidditch, è in palio la carica più alta dell'esercito. Tu non puoi saperlo, ma questa regola non è servita a molto l'ultima volta: Ptolemy è diventato Primo Incantatore solo perché era l'ultimo a essere rimasto vivo.
– È per questo che si sono fatti avanti solo quattro candidati?
– Molto probabilmente.
Il silenzio questa volta fu molto più denso e opprimente, e Thunder lo trovò quasi più soffocante del collare che esercitava una leggera pressione sul suo collo mentre il desiderio di scappare si faceva strada dentro di lei. Era pronta all'idea di morire, ma non pensava che quelli avrebbero potuto essere i suoi ultimi due giorni di vita. Non poteva andarsene invano, non avrebbe lasciato quel mondo prima di aver portato a termine la sua missione. Era davvero stata la soluzione migliore, offrirsi volontaria per quel torneo? Ora aveva la conferma che di certo non era stata la soluzione più sicura, ma non ne vedeva altre: doveva scalare i ranghi dell'esercito, e quella era l'unica occasione a sua disposizione, e sarebbe stata l'unica per chissà quanto tempo. Non poteva permettersi di non coglierla.
– Comunque ti aiuterò, – disse Emily. – Qual è il piano, generale Thunder?
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Unitevi a me... o morite
FanfictionSequel di "Tu cerca di non farti investigare" Un misterioso assassino di Creature magiche si aggira indisturbato per il Mondo Magico, scivolando silenzioso nel nero della notte, e l'unico indizio è la sua firma, una "T". Nel frattempo, la ricerca di...