La Casa del Silenzio aveva diverse uscite, ma i Taciti provvedettero a bloccarle tutte: mobili bianchi e lugubri strumenti di metallo che testimoniavano il volto più gelido della scienza erano accatastati a formare altissime barricate che arrivavano quasi fino al soffitto. Sembravano montagne innevate, e sulla cima macchie cremisi li osservavano in silenzio. Newt e Marion avevano le bacchette puntate contro i Taciti, gli animali intorno a loro ringhiavano e fremevano, impazienti di lasciare quel posto. Ma la loro era tutt'altro che una posizione di vantaggio: i Taciti erano troppi e per giunta si erano procurati delle armi, dei dardi che avevano tutta l'aria di essere avvelenati. Un solo movimento e sarebbero stati colpiti prima ancora di poter lanciare qualsiasi incantesimo. Provare a scappare da un'altra uscita sarebbe stato inutile, perché di sicuro tutte quante erano bloccate allo stesso modo. Newt sperò con tutto se stesso che gli altri non se la stessero passando troppo male.
— Non finirà così, — sentì Marion mormorare e, prima che potesse fermarla, la ragazza corse verso la barricata. Sembrava minuscola in confronto a quella struttura colossale, che pure era stata costruita in così poco tempo.
Poi con uno slancio spiccò il volo e iniziò ad arrampicarsi; scalò la barricata e riuscì a schivare la pioggia di dardi che si abbatté su di lei nella sua disperata corsa verso la cima. Newt tentò di aiutarla nell'unico modo che gli sembrava possibile: sollevò la bacchetta e deviò la traiettoria di tutti i dardi che riusciva a intercettare, ma appena se ne accorsero, i Taciti iniziarono ad attaccare anche lui. Riuscì a proteggersi usando la valigia come scudo, ma le frecce non facevano che aumentare.
Marion terminò la sua scalata e si sedette in cima alla barricata, con la bacchetta in bella vista.
— Fermatevi, altrimenti la faccio saltare in aria. Non m'importa se salto in aria anch'io.
— E se ti uccidiamo prima?
— Vogliamo provare? — Marion sollevò ancora un po' la bacchetta, e i Taciti trattennero il respiro. Erano assassini così temibili, addestrati per essere delle armi al servizio di qualcosa di molto più grande di loro, eppure erano spaventati dalla magia, anzi, ne erano terrorizzati. A Marion sarebbe sembrato quasi comico, in un altro momento, vederli tutti lì, immobili e indecisi sul da farsi di fronte alla vista della sua bacchetta.
— Ora si ragiona.
Guardò Newt con uno sguardo che diceva: Ho fatto la mia parte. Ora fa' qualcosa, e possibilmente fallo in fretta.
Se Newt avesse dovuto stilare una lista di tutte le cose che avrebbe voluto fare in quel momento, di certo non avrebbe incluso la voce "avvicinarsi ancora un po' a quella specie di parete della morte sorvegliata da pazzi assassini", eppure fu esattamente quello che fece.
— Io so chi siete, — disse, abbassando la bacchetta e guardandoli uno ad uno. Non sapeva cosa stesse facendo, perché lo stesse facendo e in che modo avrebbe mai potuto funzionare, sapeva solo di dover continuare a parlare, se non altro per guadagnare tempo. — I Taciti hanno distrutto la mia famiglia, mi hanno privato di alcuni dei miei amici più cari, le mie Creature. Ma questi non siete voi. Siete migliori di così, e potete ancora esserlo. So che avete visto tanti orrori quanti ne ho visti io, eppure credo ancora che voi non siate degli assassini.
Una risata beffarda. Non si lasciò distrarre, continuò a parlare:
— Non siete costretti a esserlo. Non importa quanto le vostre mani si siano già macchiate per Grindelwald; voi tutti avevate delle vite prima di essere rinchiusi qui dentro, magari alcune erano più oneste, più felici di altre, ma tutte vi sono state portate via senza che voi poteste fare nulla per evitarlo. Non posso dire di non essere arrabbiato, perché dentro di me sono distrutto... ma vi perdono. Per Bob, Titus, Finn... io vi perdono, perché loro lo avrebbero fatto. Ma ora vi chiedo di fare la cosa giusta.
— Non ascoltateli, stanno cercando di manipolarvi — Maeve sembrò comparire dal nulla all'improvviso. Nessuno l'aveva sentita arrivare eppure era lì, sulla cima della barricata, un sorriso senza gioia abbozzato sul volto pallido. Non aveva bisogno di urlare per farsi sentire, perché la sua semplice presenza generò come dal nulla un silenzio assoluto.
— Attaccateli.
Newt e Marion si guardarono, aspettandosi di essere tempestati di colpi che non sarebbero mai stati in grado di bloccare. Marion sarebbe stata la prima a morire, ma Newt l'avrebbe senz'altro seguita poco dopo.
I secondi passarono, ma nessuno si mosse, nessuno attaccò.
Maeve aprì la bocca per parlare, ma da un punto indefinito della barricata partì un singolo dardo argento che fischiò mentre tagliava l'aria ed emise un singolo, debole bagliore prima di conficcarsi nel suo braccio. Immediatamente la manica della camicia di Maeve, un attimo prima perfettamente stirata e di un bianco assoluto, iniziò a strapparsi e il tessuto cadde a terra come liquefatto, scoprendo una macchia scura che si allargava intorno all'ago ancora conficcato nella pelle della ragazza. Negli anni Newt aveva acquisito diverse conoscenze sui veleni, eppure non aveva mai visto nulla di simile. Maeve non urlò, ma il suo volto tradiva una sofferenza che andava ben oltre il suo limite di sopportazione. La sua espressione parve per la prima volta terribilmente umana, e Newt non riuscì a fare a meno di pensare a Saoirse. Cosa avrebbe fatto se fosse stata lì? Forse avrebbe sofferto anche lei. Erano pur sempre sorelle. Le forze defluivano inesorabilmente via dal suo corpo, alla fine Maeve smise di combattere e si lasciò cadere.
Fu un momento dalle tinte quasi solenni, che fu accolto da un silenzio assoluto.
Nessuno ebbe il coraggio di andare a soccorrere la ragazza che respirava piano, tutta tremante.
Ora però i Taciti non avevano più una guida, quindi la responsabilità di scegliere chi essere apparteneva soltanto a loro.
Fu una ragazza a prendere l'iniziativa: Newt la vide scendere lentamente dalla barricata. Si tolse il mantello e lo lanciò più lontano che poté, poi iniziò a smantellare la grande montagna di oggetti, un pezzo alla volta.
— Cosa state aspettando? — disse ai suoi compagni. — Radiamo al suolo questi obbrobri e andiamo via.
Quella ragazza sarà anche stata una Babbana, ma l'effetto che le sue parole sortirono non avrebbe avuto nulla da invidiare a uno Schiantesimo: come se fossero stati improvvisamente risvegliati dal loro torpore, i Taciti iniziarono a parlottare tra loro. La ragazza continuava instancabilmente a staccare pezzi dalla barricata e portarli via. In molti la imitarono, e Newt e Marion si unirono a loro. Alla fine anche coloro che erano stati più fedeli a Maeve, rimasti in netta minoranza, dovettero arrendersi: non collaborarono, ma neppure si opposero.
— Grazie, — le disse Newt mentre, tirando lo schienale di una specie di sedia metallica, faceva crollare un intero lato dello sbarramento. Gli piacque il suono che provocò quella piccola valanga di materiali.
La ragazza si voltò e lo fissò dritto negli occhi, uno sguardo che Newt non riuscì a sostenere. Rimase però colpito nel vedere il suo volto più da vicino: una lunga cicatrice le attraversava la fronte dal colorito scuro.
— Grazie a voi per averci dato una possibilità. Sa, lei mi ricorda... no, è impossibile — disse la ragazza, continuando a fissarlo ancora per un istante prima di tornare a rivolgersi ai suoi compagni. — Qualcuno di noi deve raggiungere gli altri, raccontare quello che è successo, liberare le altre uscite, far uscire gli animali e questi... audaci intrusi. Chi vuole avere l'onore?
Tre volontari si fecero avanti. Partirono subito.
Quando tutte le uscite furono finalmente liberate animali, maghi, streghe, Babbani e Babbane, riuscirono a evadere da quel posto infernale. Anche Maeve, ormai priva di sensi, fu portata fuori. In pochi minuti, tutti tornarono a vedere la luce del sole sbiadito di Devil's Dyke.
O meglio, quasi tutti.
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Unitevi a me... o morite
FanfictionSequel di "Tu cerca di non farti investigare" Un misterioso assassino di Creature magiche si aggira indisturbato per il Mondo Magico, scivolando silenzioso nel nero della notte, e l'unico indizio è la sua firma, una "T". Nel frattempo, la ricerca di...