Occhi

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What would life be like
With a lionheart inside
Instead of mine?
(Billie Marten, Lionhearted)

Vorrei che le cose non fossero andate così...
Thunder si aggirava tra i corridoi deserti del nuovo nascondiglio di Grindelwald, in silenzio. Non le piaceva quel posto, la faceva sentire oppressa, come un uccello destinato a trascorrere il resto dei suoi giorni in una gabbia troppo stretta. Ogni volta che si lasciava un corridoio alle spalle sentiva una stretta allo stomaco, e aveva l'impressione che qualcuno la seguisse. Sobbalzava al minimo rumore, vedeva cose che non esistevano e non faceva che sperare che Grindelwald cambiasse idea su quel luogo. Certo, era ben nascosto e praticamente impossibile da trovare, a meno che non si sapesse esattamente dove cercare, ma c'era qualcosa di profondamente inquietante, che andava ben oltre l'oscurità perenne e densa o i corridoi stretti e infiniti. Era la totale consapevolezza di aver rinunciato per sempre alla libertà. La strega si concentrò sul lento scrosciare dell'acqua che scavava la roccia in lontananza. Avrebbe dovuto essere lì, insieme al resto dell'esercito, a festeggiare l'ennesima vittoria sui No-Mag, ma quella sera non era in vena di festeggiamenti, per quanto fosse piuttosto tentata dagli hot dog che Grindelwald aveva fatto preparare apposta per lei dagli Elfi Domestici che probabilmente avrebbe ucciso poco dopo. Ma la vergogna le impediva di farsi vedere. Inorridiva al pensiero di quello che aveva fatto quel giorno, ancora faticava a cancellare quell'immagine dalla sua mente. Si era concessa il lusso di provare pietà. Davanti al rossore delle guance di quel bambino che piangeva disperato sul corpo della madre, pallido e immobile, tutte quelle sensazioni che aveva represso fino ad allora erano tornate a galla, lasciandola senza forze, consumata da quel tumulto ineffabile di sentimenti che una come lei non avrebbe mai dovuto conoscere. Forse aveva persino pianto. E avrebbe voluto farlo ancora, e ancora. Perché era stata lei a porre fine alla breve vita di quella creatura innocente.
Doveva essere tutto diverso, doveva...
Da quando si era unita a Grindelwald aveva avuto molto tempo per riflettere, tra un attacco e l'altro, e quel pensiero continuava a tormentarla: non era come si aspettava. Nulla lo era. Ma doveva resistere. Aveva faticato tanto per conquistare la fiducia di Grindelwald, e il suo orgoglio le impediva di tornare indietro. Sperava solo che quello che aspettava accadesse presto, così avrebbe potuto godersi fino in fondo la vittoria. Mentre i suoi passi echeggiavano tra le pareti di pietra, continuava a ripetersi che lo faceva per loro, e non per se stessa, e questo sembrò sollevare almeno in parte il peso che le gravava sul petto, impedendole di respirare.
Se solo fosse stato semplice come credevo...
E invece era tutt'altro che facile. Il passato che aveva tanto combattuto e represso continuava a bussare alla porta del suo cuore, e resistergli era sempre più difficile. Per non parlare di quella maledetta coscienza, che pretendeva di dirle cosa fosse giusto e cosa no. E la cosa peggiore era che aveva ragione.
Arrivò alla fine del cunicolo e si sentì mancare l'aria: con un tonfo, l'entrata alle sue spalle si era chiusa, impedendole di tornare indietro. Represse l'istinto di lasciarsi scivolare a terra quando capì dov'era finita. Non era sicura di essere pronta per vedere. La paura le impediva di muoversi, i muscoli non le rispondevano, si rifiutavano di obbedire alla sua volontà. Per un attimo vide il mondo girarle intorno vorticosamente, ma si fece forza e aprì la minuscola porta che era apparsa davanti a lei. Il cuore le batteva forte nel petto, le sue gambe tremavano e ogni fibra del suo corpo le urlava di fermarsi. Non lo fece. Ben presto i suoi piedi si ritrovarono immersi in un liquido maleodorante che si innalzava ad ogni passo, fino ad arrivarle alla vita. Era difficile camminare, e persino respirare era un'impresa ardua. Con una stretta allo stomaco, vide in lontananza una nicchia scavata nella roccia, appena sotto il livello del liquido. Non era pronta per vedere. Ma se avesse aspettato di essere pronta, sarebbe rimasta lì per sempre.
Non è questo che volevo...
Il sangue pulsava nelle sue vene, le sue labbra erano dischiuse in cerca di aria. La nicchia si avvicinava e, prima che la strega potesse in qualche modo prepararsi a quello spettacolo, il suo sguardo incontrò il contenuto della nicchia. Sotto una teca di vetro, adagiati ordinatamente su un vassoio d'argento, c'erano gli occhi. Decine di occhi, alcuni più grandi, altri minuscoli, di tutti i colori possibili, tutti ammantati da un sottile velo di morte, che li rendeva cupi e spenti. Thunder ebbe l'impressione di leggervi ancora l'orrore e la sorpresa delle povere Creature alle quali erano stati strappati, e rabbrividì pensando che uno di quelli apparteneva all'Ippogrifo di Newt.
Io non volevo questo...
Non riusciva a staccare gli occhi da quelle sfere opache e lisce, nella sua mente si ripeteva all'infinito l'immagine del corpo senza vita di una Creatura che non aveva mai fatto nulla di male, e poi l'occhio vitreo che veniva tirato fuori fino a staccarsi... l'orbita vuota... riuscì a stento a soffocare un conato di vomito. Non riusciva a smettere di guardare, per quanto fosse turbata da quello che aveva davanti. Ricordò di aver visto Newt prendersi cura delle sue Creature in più di un'occasione, e il pensiero del suo sguardo colmo di amore per quella che considerava la sua famiglia la fece sentire ancora peggio. No, si stava comportando da stupida. Tina aveva visto Newt prendersi cura delle sue Creature, non lei. Lei non lo conosceva neppure. Lei era Thunder. Quando il suo nuovo nome si fece strada nella sua mente, sortì immediatamente l'effetto desiderato. il suo sguardo si indurì di colpo, la paura sparì e lei, stoica e senza l'ombra di un'emozione, guardò letteralmente negli occhi la crudeltà, accettandola così com'era. Non si sarebbe mai più lasciata intimorire. Non aveva più nulla da temere, ne era così sicura che non si mosse di un millimetro quando sentì dei passi sempre più vicini e capì che, chiunque fosse, stava cercando proprio lei.

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