Immedesimazione letale

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A man learns who is there for him
When the glitter fades and the walls won't hold
(The Greatest Showman, From Now On)

Il grande pannello di legno simile a una ruota era un tempo rosso come foglie autunnali. Non era mai stato rosso come il sangue prima di quel momento. Greefoz riusciva ancora a vederlo mentre le forze abbandonavano gradualmente il suo corpo: era cosparso di chiazze di sangue. Il suo sangue. Era stato tutto così veloce, lui era stato così sciocco... eppure dentro di sé non sentiva rabbia, né dolore: era la paura ad attanagliarlo. E così moriva, era stato ucciso, come? Tentò di ricordarlo. Gli costò una grande fatica, sebbene fossero passati appena pochi istanti.

L'uomo dal nome lungo e difficile è davanti a lui. Sta affilando i suoi coltelli. Greefoz, la schiena incollata alla ruota di legno rossa, attende la pioggia di lame che presto vedrà piantarsi a pochi millimetri dalla sua testa. Non è affatto preoccupato per quello, sa bene che il lanciatore di coltelli non sbaglia proprio mai la mira; lo spaventa molto di più il pensiero di quello che Grindelwald gli farà per non essersi presentato al loro appuntamento. Non è uno che perdona, il suo signore.
"Fatto!" dice l'uomo dal nome impronunciabile. "Mi raccomando, non muovere nemmeno un muscolo finché io non ti dico che puoi farlo. Non spostarti per nessun motivo al mondo, promesso?"
"Va bene!" Greefoz sorride, sereno. Si sforza di mantenere il suo sguardo costantemente perso tra le nuvole, il suo atteggiamento gioioso. Si concentra per essere il Greefoz che i circensi conoscono e che credono sia la vera versione di lui.
Ma in quel momento qualcosa di strano e inspiegabile accade: diventa per davvero quel Greefoz, sente che non sta più recitando. Il suo sorriso è ora totalmente spontaneo, gli sembra tutto più giusto, come se fosse sempre stato così. I colori del mondo si fanno più saturi, le cose intorno a lui più grandi e belle, come se fosse tornato bambino. Forse nemmeno Chase Puglio ha mai raggiunto un livello di immedesimazione simile. In quel momento una farfalla gli passa davanti agli occhi. Ha le ali così bianche che sembrano brillare, il suo sguardo ne è catturato e il Greefoz buono trionfa per quel brevissimo istante. Portandolo alla morte. Un battito di ciglia. Allunga le mani verso la farfalla, si protende per inseguirla.
"No!" grida l'uomo dal nome lungo e difficile. Ma il coltello è già partito.

Martha e Credence furono i primi ad accorrere, seguiti da Owen.
— Dobbiamo aiutarlo! Un incantesimo curativo, la cassetta del primo soccorso, qualsiasi cosa... — gridò Credence, nel panico.
Ma a Owen bastò una sola occhiata per capire che non c'era speranza.
— Non dirai sul serio! Non possiamo lasciarlo così, senza nemmeno tentare! — Credence non voleva crederci. Era arrabbiato, i suoi occhi iniziavano già a diventare bianchi, presagio della forza distruttiva che avrebbe liberato di lì a poco. Martha gli prese dolcemente il braccio e scosse il capo. Aveva gli occhi lucidi ed era distrutta, ma non perdeva il suo contegno. Arrivò anche Saoirse, che rimase a fissare la scena in silenzio, senza avvicinarsi troppo. Era raro che non avesse nulla da dire, ma in quel momento si sentiva più che mai un'estranea. Poco dopo giunsero anche Ophélie e Chase Puglio, che portava con sé Marion e Newt. L'uomo dal nome lungo e difficile piangeva disperato; erano le prime lacrime che bagnavano il suo volto, e c'era qualcosa di tragicamente sublime nel vedere un uomo grande come un armadio, dal volto sempre così duro e inespressivo, scosso dai singhiozzi. Non voleva ucciderlo. Eppure lo aveva accoltellato. Owen si avvicinò a lui con la sua sedia fluttuante e lo abbracciò, tentando di consolarlo.
— Suvvia, Brengerbukengelebertafritzchernden, non è stata colpa tua... è stato un incidente... — gli disse. Essendo così difficile, il lanciatore di coltelli non sentiva pronunciare il suo nome completo da anni, al punto che gli sembrava quasi di averlo dimenticato. Fu così sorpreso, ma così grato a Owen per averlo chiamato in quel modo che smise di piangere.
— Owen... — Greefoz parlò con una voce flebile e roca che sembrava non appartenere né alla sua parte buona né a quella malvagia. Era il trionfo e la sconfitta di entrambe, forse l'estrema rivelazione della sua vera identità. — tu sai tutto... lo so che non ti è sfuggito... devono... devono sapere...
Un coro di "tutto cosa?" si levò.
— Greefoz era una spia di Gellert Grindelwald. Da quando il signor Scamander è arrivato, ha venduto informazioni sul suo conto. Questo è il motivo per cui si allontanava sempre più frequentemente e... stasera gli avrebbe detto anche di Saoirse.
La spiegazione di Owen fece piombare un silenzio gelido nel tendone. Ci fu un momento in cui tutti i presenti trattennero il fiato, come con un macigno sul cuore.
— Ma... — Saoirse aprì la bocca per chiedere come mai non li avesse avvertiti prima, ma Owen non ebbe nemmeno bisogno di ascoltare la sua domanda.
— Ero certo che lo avresti chiesto — disse. — Vedi, il futuro dipende più di quanto immagini dalla consapevolezza delle persone che ne sono coinvolte. Se vi avessi detto chi era davvero Greefoz, avrei alterato il corso degli eventi, che si sarebbero risolti in maniera diversa e non necessariamente a vostro favore.
— Quindi ora Grindelwald verrà a cercarci — mormorò Martha, rassegnata al pensiero che quella fosse la fine del circo.
Greefoz scosse il capo. Provò a parlare, ma era senza forze. Owen si avvicinò, gli prese la mano, lo fissò intensamente negli occhi e capì.
— Non ha rivelato la nostra posizione... — mormorò l'anziano veggente. — Grindelwald non sa dove siamo e quindi non potrà trovarci.
— Sono stato... codardo... ma non volevo che facesse del male a voi... mi dispiace... — Greefoz dovette fare uno sforzo sovrumano per parlare, ma sentiva di doverlo fare. Una singola lacrima gli scivolo la guancia e le sue ultime parole si spensero in un sussurro: — Mi dispiace.
E lasciò questa terra.

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